Il Fondo interbancario per la tutela dei depositi verserà entro oggi 310 milioni di euro alla Banca popolare di Bari per consentirle di chiudere l’esercizio 2019 con i requisiti patrimoniali in ordine. La decisione è stata assunta ieri all’unanimità, al termine di una riunione del consiglio durata oltre tre, nel corso della quale sono state esaminate nel dettaglio le motivazione della richiesta di intervento giunte dai commissari della banca pugliese, che secondo le indiscrezioni avevano immaginata una cifra più alta e vicina ai 340 milioni. La somma deliberata alla fine viene però ritenuta più vicina a quanto effettivamente indispensabile per l’istituto di credito e soprattutto capiente: 288 milioni, infatti, è il fabbisogno quantificato per coprire il gap di patrimonio rispetto ai requisiti minimi e per non perdere i finanziamenti Ela (erogati alle banche in crisi provvisoria di liquidità) dalla Bce. Si tratta di un ammontare più elevato rispetto allo shortfall calcolato nei mesi scorsi, oscillante tra 150 e 200 milioni. La quota residua rispetto ai 310 milioni (poco più di 20 milioni, dunque) è quella necessaria alle perdite ulteriori stimate per chiudere il conto economico 2019. Il ruolo del Fondo non si esaurisce però qui. L’intervento complessivo per risollevare le sorti della banca, si legge nella nota diffusa ieri, prevede «un ampio progetto di rafforzamento patrimoniale di 1,4 miliardi euro, da realizzare nei prossimi mesi». Intervistato dal Sole 24 Ore il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli dice che «quando norme e condizioni costringono le banche a investimenti di salvataggio, lo sforzo subito è gravoso». Tradotto: l’umore non è buono, ma anche questa volta non c’era alternativa. «Ma ora speriamo davvero che sia l’ultima», osserva il presidente dell’Abi: «Di più non possiamo fare». E quanto alle critiche mosse alla Vigilanza ricorda «che dal 4 novembre 2014 sussiste la Vigilanza unica sul settore bancario in capo alla Bce, che la esercita direttamente sugli istituti maggiori e indirettamente su tutti gli altri. Infatti può anche avocare a sé il controllo su qualsiasi banca. Avrà un significato il fatto che in questi anni Francoforte non abbia avocato a sé la vigilanza su Bari, è un segnale di fiducia verso la Banca d’Italia di cui bisogna tenere conto prima di arrivare a improvvisate conclusioni. Inoltre leggo di una serie molto ampia e diversificata di inchieste giudiziarie già aperte su Bari, e queste saranno determinanti nel capire che cosa sia successo».