Pompei chiusa per un’assemblea dei lavoratori e un sindacalista espulso dalla Cisl. Causa ed effetto non sono mai stati così tanto legati, nel mondo dei beni culturali. In seguito alla decisione di venerdì scorso che ha tenuto fuori dal sito archeologico per un’ora e mezza duemila turisti, Antonio Pepe avrebbe visto ritirata la propria delega di segretario presso Pompei dalla Cisl Fp di Napoli, reo di aver operato in pieno contrasto con la linea del sindacato. Una decisione netta che ha tenuto conto anche delle vibranti proteste del ministro Dario Franceschini e perfino di Matteo Renzi. Il presidente del Consiglio, infatti, ha scelto le pagine dell’Unità per dichiarare “la rabbia incontenibile” di fronte alla vicenda del sito archeologico campano. Un messaggio recepito immediatamente dalla Cisl Fp nazionale che venerdì stesso ha ritirato l’adesione all’assemblea e si è dissociata dall’operato del suo rappresentante. Tuttavia, attraverso il segretario generale Giovanni Faverin, ha voluto precisare che “vicende scandalose come questa vengono sfruttate per coprire l’incapacità a governare”, con riferimento a tutti i dipendenti pubblici, i quali, secondo Faverin, “sono ormai stanchi della disorganizzazione voluta scientificamente per mantenere interessi e clientele”. Per ora, comunque, resta la certezza del provvedimento nei confronti di Antonio Pepe, un sindacalista esperto, per alcuni fin troppo. Da più di trent’anni opera a Pompei, da molti riconosciuto come inventore delle assemblee selvagge che mettono in crisi periodicamente l’area archeologica vesuviana. In precedenza ha lavorato nella Capitale, tra Palatino, Colosseo e Museo archeologico nazionale. Poco amato dai ministri che si sono succeduti, ha voluto rispondere personalmente anche a Franceschini, il quale ha definito “incalcolabili” i danni provocati dalla chiusura temporanea dei cancelli. Cita le presenze di venerdì, poco meno di 14.500, contro le 11.800 del giorno precedente, con un incasso di oltre 145 mila euro. “Bisognerebbe capire – afferma Pepe – perché l’assemblea sia stata definita un danno incalcolabile, visto che i dati parlano chiaro”. Subito dopo, rincara la dose: “Si dice spesso che il turismo degli scavi non genera indotto per il tessuto produttivo della città nuova. Ritardando l’apertura, abbiamo indirettamente fatto in modo che i turisti acquistassero beni e servizi degli esercizi limitrofi”. Annuncia, infine, l’importante decisione scaturita dall’assemblea, con i dipendenti della Soprintendenza speciale di Pompei, Ercolano e Stabia che hanno accettato di lavorare la sera a costi inferiori rispetto a quanto stabilito nell’accordo con la Scabec, società in house della Regione Campania, cui erano state affidate le aperture straordinarie notturne. “La nostra – ha spiegato – sarà una protesta al contrario: anziché restare chiusi, lavoreremo di più e pagati di meno. Vediamo se così il Mibact ci darà ascolto”.