Estato solo un fuoco fatuo? La fiammella del dibattito sulla questione meridionale – che a sorpresa s’era riaccesa agli inizi di agosto, dopo lo scontro mediatico Renzi-Saviano e l’annuncio da parte del Premier di un
“piano” per la rinascita del Sud – sembra essersi già spenta, scrive Francesco Delzio su Avvenire. “Seppellita – in ordine sparso – dalle vacanze agostane, dalla mancanza di idee sul tema causa smantellamento dei cen-
tri di pensiero (e non solo quelli “meridionalisti”), dall’assenza di una classe dirigente meridionale che possa lontanamente definirsi tale, dall’estrema difficoltà di invertire un trend di recessione economica e marginalizzazione sociale in cui il Mezzogiorno si è avvitato da molti anni. Nel frattempo perfino l’indice sto-
ricamente più favorevole al Sud – quello demografico – non sorride più ai meridionali: nel 2014 si è tocca-
to nelle regioni meridionali il re cord storico negativo di nascite dall’Unità d’Italia. Un segnale chiaro: il futuro non abita più in queste terre, baciate dal sole e prossime alla desertificazione.
Oggi il Sud stenta – si legge ancora nell’articolo- terribilmente a cambiare verso. E non certo per il deficit di spesa pubblica dopo i terribili sprechi della Prima Repubblica, ma perché le sue finestre non riescono (più) ad aprirsi all’aria fresca di idee, capitali e capitani italiani o internazionali che abbiano voglia di investire nella più impor tante area depressa d’Europa. Il gap più pericoloso del Mezzogiorno d’Italia è proprio questo: l’Opzione Sud non è più sul tavolo delle scelte imprenditoriali e manageriali fatte in ogni angolo del pianeta. Ricostruire questa Opzione è la vera sfida del Governo nazionale e dei Governatori regionali: si può vincere solo creando condizioni fiscali di favore per chi rischia i propri capitali. E dando l’idea di un Paese che c onsideri il Sud come nuova frontiera dello sviluppo, e non più come meravigliosa zattera lasciata alla deriva nel Mediterraneo.