Nel definire il momento che stiamo attraversando “l’ora più buia”, citando Churchill, il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte fa un paragone storicamente inadeguato. Proprio la storia, infatti, lo smentisce poiché ci dice che prima di assumere poteri straordinari il Governo di Churchill, dovette esortare un Parlamento disposto alla resa e farsi comunque autorizzare dallo stesso. E non è cosa da poco in tempi di guerra! In tali circostanze in Inghilterra prevalse la democrazia e il rispetto del Parlamento e della Costituzione.
Oggi questo mi sembra non stia accadendo. La nostra Carta Costituzionale prevede solo in caso di guerra, previa deliberazione delle Camere, la possibilità di conferire poteri straordinari al Governo, e comunque sempre e soltanto su delega del Parlamento. Lo strumento di delegare il Governo sarebbe dovuto essere attivato subito, e soprattutto doveva essere proposto, principalmente dalle opposizioni, proprio a tutela della Costituzione. Il ruolo del Parlamento nella nostra democrazia è centrale e lo è ancor di più nelle situazioni di emergenza. Non dimentichiamo che per questi valori tanta gente ha donato la propria vita. Mi sorge, allora, spontanea una domanda: perché si è utilizzato un atto amministrativo (DPCM) e non uno strumento normativo, previsto “in casi straordinari di necessità e di urgenza”, giacché s’incide su diritti e libertà fondamentali? L’immediatezza sarebbe stata garantita insieme alla conformità costituzionale.
Non si vuole il controllo del Parlamento e del Presidente della Repubblica? In una democrazia parlamentare non si può delegare all’autorità amministrativa l’adozione di misure che intacchino libertà fondamentali (tra tutte libertà di circolazione ex art. 16 Cost). Siamo di fronte ad una riserva di legge assoluta. L’intero impianto normativo pertanto potrebbe essere incostituzionale. Non possiamo permetterci di trascurare i principi fondamentali della nostra democrazia. Personalmente preferisco il peggior Parlamento al miglior Governo. Naturalmente vista la situazione d’indubbia emergenza, non sembra possa dubitarsi che misure eccezionali siano necessarie e urgenti, ma con le dovute riserve sul piano costituzionale. Non dimentichiamo che lo stato di emergenza sanitaria è stato dichiarato non solo dalle autorità italiane ma anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
È evidente che siffatto stato di emergenza consente interventi straordinari e urgenti ma proprio in tali circostanze si sarebbe dovuto coinvolgere in primis il Parlamento. Nello specifico, ad esempio, in tema di libertà di circolazione è la stessa Costituzione a prevedere espressamente, all’art. 16, che questa possa essere limitata “per motivi di sanità o di sicurezza”, che nella situazione attuale sicuramente sussistono. Dal canto suo, l’art. 17 dispone che la libertà di riunione possa essere vietata per “comprovati motivi di sicurezza e d’incolumità pubblica”. Si consideri poi che l’art. 32 della Costituzione stabilisce che la salute sia tutelata non solo come “fondamentale diritto dell’individuo” ma anche come “interesse della collettività”, il che autorizza misure atte a tutelare tale interesse collettivo. Si potrebbe anche menzionare l’art. 120 Cost., ove si prevede espressamente che il Governo centrale possa “sostituirsi” a Regioni, Province e Comuni in caso di “pericolo grave per l’incolumità e la sicurezza pubblica”. Tutto ciò andava fatto, lo ribadisco ancora una volta, coinvolgendo il Parlamento. In conclusione, rimanendo vigili e pronti a evidenziare ogni possibile abuso contro i nostri diritti fondamentali, non dobbiamo dimenticare che queste misure pur avendo lo scopo di tutelare quegli stessi diritti fondamentali, a cominciare dal diritto alla vita e alla salute, sono per così dire “sui generis”. Per onestà intellettuale vorrei anche dire che in una democrazia matura l’efficacia di queste misure rispetto agli obiettivi perseguiti dovrebbe dipendere in modo decisivo dai nostri comportamenti individuali. Osservare queste prescrizioni sui nostri luoghi di vita e di lavoro in modo spontaneo e ordinato, di certo impedirebbe che fossero adottate misure ancor più stringenti e repressive. Qualcuno addirittura invoca l’intervento dell’esercito nelle strade: davvero vogliamo giungere a tanto? L’ottemperanza volontaria alle regole consentirebbe un pronto ritorno a una situazione di normalità che ci porterebbe a pensare quel che stiamo vivendo solo come un brutto ricordo. Quando l’emergenza sarà finita, avremo tutti il dovere di non dimenticare quanto preziose siano le nostre libertà e i nostri diritti, e soprattutto quanto dobbiamo essere grati a tutti quelli che hanno combattuto in trincea questa battaglia, e ai tanti che, assicurando una serie di servizi essenziali (ospedali, sicurezza, trasporti, alimentare), hanno garantito che la nostra vita, pur con grandi limitazioni, tutto sommato potesse continuare. Non dimentichiamolo. Non dimentichiamoli, pur restando fermi nel criticare l’uso eccessivo del potere, anche se a fin di bene, senza coinvolgere il Parlamento.
(Vincenzo Musacchio, giurista).