Siscrive da mesi di infiltrazioni e coessenze di ‘ndrangheta in Lombardia. Non è una novità, né terreno vergine: solo due e tre giorni fa l’argomento veniva ricordato – in sequenza – da Gratteri e Pignatone, con l’indispensabile eco di Walter Veltroni. La cronaca, poi, spinge alla dichiarazione: Vendolapolemizza coi vertici di regione lombarda e comune di Milano. E tutti in pista.
Niente di nuovo, dalle parole del governatore pugliese: “Non abbiamo avuto la fortuna di vedere sui tg nazionali i volti di Letizia Moratti e di Roberto Formigoni associati alle vicende di cronaca giudiziaria che raccontano quale sia il livello di pervasività dell’organizzazione ‘ndranghetista che controlla le Asl e ha i propri boss che organizzano le proprie riunioni negli ospedali“. “Sarebbe interessante affrontare questo nodo”, specifica: “la Lombardia ha fatto a meno di confrontarsi con il fatto che era ed è la Regione più mafiosa di Italia“. Ammesso che esistano classifiche, certo. Ma la cronaca parla chiaro, e dice cose simili.
Arriva Formigoni, punto e puntuto. “È un miserabile, lo sapevamo e lo conferma. Tra l’altro ripete pari pari le stesse parole che ha detto 20 giorni fa, quindi probabilmente è sotto l’effetto di qualche sostanza“. Boom. “Risponda piuttosto Vendola alla domanda che gli pongo da oltre un mese: come mai il suo ex assessore Tedesco è stato messo in galera, non è in galera solo perchè il Pd lo ha messo a senatore? E Tedesco ha detto con chiarezza che gli stessi reati commessi da lui li ha commessi Vendola. Come mai due pesi e due misure? Risponda Vendola come mai non è in galera in questo momento“.
E’ proprio il “Vendola drogato” a dare il destro ai giornali di oggi. Due su tutti, Il Giornale eLibero: il primo si pone un interrogativo serio sulla possibilità che il leader di Sel possa fare uso di sostanze, il secondo rassicura: “vaneggia“. Eppure alcuni dati quasi scientifici sembrerebbero incontestabili, e la reazione pesante del governatore lombardo sale sale a coprire la denuncia legittima.
Del proprio meglio, chiudendo in crescendo, fa mostra La Padania. O la Lega. O Castelli. Prima pagina del quotidiano leghista, fotonotizia: “Preoccupazione del viceministro sugli appalti.Expo, Castelli: Fuori i calabresi“. Che viene già da dire: eh? L’attacco del pezzo – nel quale èCastelli, ancora, a parlare – c’illumina: “Da Saviano a Gratteri a Vendola, ormai sembra diventata un’abitudine sparare sul Nord“. Sparare. Sul Nord. Pure Gratteri. “Si dà per assodata per i grandi lavori dell’Expo 2015 la minaccia di infiltrazioni mafiose. Per questo lancio una proposta:evitiamo per decreto che a partecipare siano aziende che possano essere collegate con la ‘ndrangheta. In poche parole escludiamo le ditte calabresi“.
Di nuovo: eh? Escludere le ditte perché calabresi? O escludere le ditte calabresi perché tutte in odore di ‘ndrangheta? La differenza c’è. Ma diciamo che non vogliamo conoscerla.