Politica interna
Quirinale – Il Premier Renzi e i ministri interessati ai dossier comunitari hanno partecipato a una colazione di lavoro al Quirinale per illustrare gli obiettivi del Governo per il semestre europeo. I temi principali sono stati l’economia, su cui Renzi è intenzionato a non chiedere deroghe favorevoli, ma un diverso approccio nella valutazione degli investimenti che portano crescita, e l’immigrazione; proprio l’intensità degli sbarchi di queste settimane sulle coste siciliane ha convinto l’Esecutivo a mettere in primo piano la richiesta di una gestione coordinata del fenomeno.
Riforme – Dopo l’inattesa apertura del M5S per un confronto sulla legge elettorale, le posizioni dei partiti si vanno ridefinendo. Da una parte, la Lega Nord si schiera esplicitamente con la bozza di riforma presentata dai pentastellati, ma al contempo attraverso Calderoli sta contribuendo alla scrittura di alcuni emendamenti interni al progetto di legge Boschi con Anna Finocchiaro, Presidente della commissione Affari costituzionali. Il Pd è intenzionato ad assecondare il dialogo con Grillo e Renzi è tentato di presentarsi in prima persona al colloquio, che sarà tramesso in diretta streaming. Tuttavia, a destra si registra la diffidenza di Ncd e di Forza Italia, dove si addensano i sospetti sulla strumentalità delle aperture grilline, possibile grimaldello per scardinare il Patto del Nazareno.
Politica estera
Libia – Gli Stati Uniti hanno portato a termine un raid a Bengasi, catturando Abu Khattala, estremista ritenuto tra i responsabili dell’assalto al consolato Usa del 2012. Unità speciali americane lo hanno prelevato e portato fuori dal Paese. Intanto a Bagdad sono già arrivati 275 marines, ufficialmente a difesa delle strutture diplomatiche Usa, ma possibile primo appoggio militare contro la minaccia degli islamisti dell’Isis, che dopo giorni di battaglia tengono ancora sotto scacco l’Iraq.
Europa – La candidatura di Jean Claude Juncker, ex Premier del Lussemburgo e aspirante presidente dell’Europarlamento per i Popolari, sarebbe sul punto di passare. Dopo il veto di Cameron, che ne aveva azzoppato la corsa, Juncker avrebbe incassato il via libera di Renzi in cambio di un programma che preveda un allentamento dei vincoli di bilancio per favorire la crescita. Secca invece la smentita di Enrico Letta sulle voci che lo indicavano come alternativa: “È impossibile un altro italiano, oltre Draghi, al vertice delle istituzioni Ue”.
Economia e Finanza
Fmi – Ha diffuso un report sullo stato di salute dell’economia italiana. Oltre alle attese doglianze relative alla disoccupazione oramai a livelli “inaccettabili”, a una ripresa “ancora fragile” e a un debito abnorme, hanno però sorpreso alcune considerazioni positive sul Governo Renzi. I tecnici del Fondo monetario internazionale hanno definito “ambizioso” il tentativo di riformare la legge elettorale, il mercato del lavoro, la giustizia e la Pa. L’Fmi ha invitato a sviluppare i punti cardine del “Jobs act”, condividendone l’impostazione, e ha inoltre proposto l’introduzione delle gabbie salariali per i dipendenti pubblici. Il Ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ha parlato di “voti non pieni ma buoni”. Infine, una raccomandazione sul sistema creditizio, su cui ieri è intervenuto anche Renzi inaugurando Pitti Uomo a Firenze. Per i tecnici di Washington il Governo dovrebbe favorire la creazione di ‘bad bank’ dove smaltire i crediti deteriorati e “favorire nuovi presiti durante la ripresa”, mentre per il Premier “dopo l’investimento e l’innovazione di Draghi non ci sono più alibi per non dare credito alle imprese”.
Decreto Irpef – La Camera ha approvato con 342 voti a favore e 201 contrari il decreto, su cui era stata posta la fiducia, che stabilisce lo sgravio Irpef da 80 euro per i lavoratori dipendenti, il taglio del 10% dell’Irap, il rinvio a ottobre del versamento della prima rata Tasi per i Comuni senza aliquota già definita, i tagli alla Rai e l’aumento della tassazione sulle rendite finanziarie. Il voto finale è atteso per oggi e si registra la spaccatura di Sel, con una parte dei deputati intenzionata a votare a favore del decreto, un’altra più propensa all’astensione.
Argentina – Dopo la sentenza della Corte suprema Usa, che ha obbligato Buenos Aires a pagare 1,3 mld di dollari ai fondi d’investimento per i bond finiti in default, Standard&Poor’s ha tagliato il rating del Paese da CCC+ a CCC-. Lo spread dei titoli argentini sui T-bond americani è schizzato a 880 punti, con un rendimento dell’8,8%, e il Presidente Kirchner è apparsa in televisione per rassicurare i mercati sul rispetto della prossima scadenza dei rimborsi, il 30 giugno, pur denunciando “l’estorsione” in corso da parte degli Stati Uniti. Il rischio per l’Argentina è che ora tutti i creditori che negli anni non hanno aderito ai concambi pretendano lo stesso trattamento, con possibili costi per 15 miliardi.