Politica interna
Renzi: conti pubblici, riforme economiche e prospettive di governo, quella di Matteo Renzi è stata un’intensa antivigilia di Ferragosto, iniziata in realtà martedì mattina con un faccia a faccia top secret con il Presidente della Bce Mario Draghi e conclusa ieri sera con un lungo confronto con il Capo dello Stato per “un ampio scambio di vedute sul programma di attività di governo e sulla situazione internazionale”. La notizia dell’incontro con il Governatore Draghi è trapelata sul Corriere dell’Umbria ed è stata immediatamente ripresa dai media, Renzi non ha potuto che confermare il summit, smentendo però che l’Italia sia “osservata speciale” dalla Bce; il Presidente del Consiglio ha confermato a Draghi la volontà di procedere speditamente con le riforme. A sera è stata la volta di una lunga cena con il Presidente della Repubblica, durante la quale è stato fatto il punto sulla telefonata con Barak Obama, sul recente viaggio di Renzi in Egitto ma soprattutto sulle decisioni che il governo prepara per economia, lavoro e giustizia. Oggi il premier sarà in tour al Sud, Napoli, Reggio Calabria, Gela e Termini Imerese, ultimo impegno prima di una settimana di vacanza.
Forza Italia: Berlusconi ribadisce la linea della collaborazione con il presidente del Consiglio, ripetendone i fondamentali ai suoi fedelissimi che lo hanno chiamato alla spicciolata. “Dobbiamo continuare a parlare con Renzi, bisogna andare avanti in questa direzione per il bene del Paese”. Chiunque gli abbia parlato conferma che questo è il suo unico motivo di reale preoccupazione, fonti berlusconiane ribadiscono “Noi non sacrificheremo l’interesse del Paese pur di mettere ko l’avversario politico, anche se a parti invertite il comportamento del Pd è stato ben diverso”; se gli interventi di politica economica che Renzi proporrà saranno sensati “valuteremo di volta in volta di appoggiarli”. Berlusconi ha chiara in testa la ricetta che può salvare l’Italia, e questa coincide con il programma pidiellino del 2013; la parola d’ordine resta dunque “Collaborare”.
Politica estera
Iraq: sono almeno cento i marines atterrati sul monte Sinjar, nel nord del paese, per organizzare la fuga dei 30 mila yazidi minacciati dai jihadisti dello “Stato islamico”. I soldati Usa sono arrivati con gli aerei ad atterraggio verticale, per andare a rafforzare un ridotto contingente di truppe speciali americane e britanniche che negli ultimi giorni ha guidato a distanza i raid aerei contro le postazioni di artiglieria dei seguaci del Califfo Abu Bakr al Baghdadi. Queste unità verranno seguite nei prossimi giorni da contingenti più numerosi, scopo della missione salvare i civili assediati; si tratterà, come specifica il consigliere della Casa Bianca sulle questioni strategiche Ben Rhodes, di una missione umanitaria e non di combattimento. Ma per Obama si prospetta uno scenario da incubo, con l’enclave curda invasa dalle bande del Califfo e sostenute da un imprecisato numero di tribù sunnite.
Ucraina: braccio di ferro tra Kiev e Mosca sul convoglio di camion partito dalla capitale russa e che dovrebbe trasportare aiuti umanitari per le popolazioni della città di Luhansk sotto assedio. Al momento non si sa neppure dove siano i 287 mezzi dipinti di bianco che avrebbero dovuto raggiungere ieri la frontiera in un punto controllato da truppe governative. Il Cremlino si limita a far sapere che “sono in movimento sul territorio della Federazione Russa”; si insiste sul fatto che gli aiuti viaggiano sotto l’egida della Croce Rossa, ma non si parla minimamente della possibilità che i camion vengano affidati a questo organismo una volta raggiunta la frontiera. L’Ucraina teme che il convoglio rappresenti una sorta di cavallo di Troia per consentire ai russi di mettere piede nell’est del Paese e poi puntare ad una divisione de facto.
Reporter italiano: Simone Camilli, 35 anni, videoreporter romano dell’agenzia Ap, una lunga esperienza in teatri di guerra, è morto ieri a Gaza, ucciso con altre 4 persone dall’esplosione di una granata israeliana che un gruppo di artificieri palestinesi stava cercando di disinnescare.
Economia
Debito pubblico italiano: tocca un nuovo record il debito pubblico italiano nel mese di giugno, superando quota 2168 miliardi, secondo i dati contenuti nel supplemento al Bollettino statistico di Bankitalia. L’incremento è di 1,2 miliardi rispetto a maggio e di ben 99,06 miliardi rispetto al dicembre scorso, un aumento del 4,7%. Il nuovo scalino del debito si riflette nella dinamica del fabbisogno delle amministrazioni pubbliche (36,2 miliardi) e nell’aumento delle disponibilità liquide del Tesoro (67,6 miliardi). Se non fossero intervenuti fattori frenanti come l’emissione di titoli sopra la pari, l’apprezzamento dell’euro e gli effetti della rivalutazione dei Btpi il picco avrebbe potuto essere anche peggiore. Fonti del Tesoro fanno inoltre sapere che sul dato ha inciso l’operazione in corso di rimborso dei debiti della Pa, dei quali ieri è stato annunciato l’avvio di una nuova tranche di 3 miliardi per gli enti locali.
Bund tedeschi: l’asta di ieri mattina, nel corso della quale sono stati collocati 3,3 miliardi di titoli decennali, dimostra che gli investitori temono, per le sorti dell’Europa e della Germania, soprattutto la recessione e la deflazione, ed auspicano invece per il futuro maggiori e più forti interventi da parte della Bce. Non si spiega altrimenti il successo dell’emissione di ieri del bund decennale; sebbene il titolo sia stato collocato con un rendimento al minimo storico dell’1,08% la domanda è stata pari ad 1,6 volte l’offerta, a causa dei timori di rallentamento di tutta l’eurozona e nella speranza, sebbene per nulla scontata, di una reazione della Bce.
Pil giapponese: l’Abenomics accusa nel secondo trimestre la peggior performance tra i Paesi avanzati. Il prodotto interno lordo della terza economia mondiale ha registrato un calo annualizzato del 6,8%, corrispondente ad una contrazione dell’1,7% sul trimestre precedente; è il dato peggiore dal primo trimestre del 2011, quello del devastante tsunami. Non si tratta di una vera e propria crisi concettuale del pensiero economico del premier Abe, ma del primo “tradimento” di una politica basata sul conferimento della priorità alle misure per la crescita.