Politica interna
Matteo Renzi – Ha annunciato a sorpresa che martedì incontrerà i sindacati per un confronto a tutto tondo, sulla riforma del lavoro ma anche per parlare della “legge sulla rappresentanza, contratti decentrati, salario minimo”. Poi però è arrivata la stoccata, con un invito a rinnovarsi, a “cambiare” un sindacato “i cui iscritti sono per il 54% pensionati, a cui un 35enne non sente il bisogno di iscriversi” e dove in molti “per anni hanno votato Lega Nord”. Renzi ha quindi rassicurato sulle conseguenze politiche di un possibile sostegno di Forza Italia al Jobs Act, su cui con ogni probabilità il governo metterà la fiducia per il voto di mercoledì al Senato: “Non ci sarà nessun governo di larghe intese”. Intanto, la reazione dei sindacati alla convocazione è stata gelida: “Non siamo stati chiamati”. All’incontro tenutosi a Ferrara, erano presenti anche alcune decine di contestatori, che hanno lanciato uova e intonato cori contro il Presidente del Consiglio, il quale ha replicato: “A chi non altri argomenti oltre alle uova, rispondo con un sorriso”. E per il Premier si è aperto un altro fronte interno, dopo i dati che certificano un crollo degli iscritti Pd. Per Bersani “così il partito muore”, ma Renzi si è detto poco nostalgico di un Pd “con 400 mila iscritti ma al 25%”.
Forza Italia – Dopo lo scontro frontale Berlusconi-Fitto, le dichiarazioni ufficiali dei maggiorenti del partito sono tutte improntate ad abbassare i toni, con Toti a sottolineare che “non esiste un caso Fitto”, ma dietro le quinte l’ex Premier rimane battagliero e ai suoi ha confidato: “Avesse almeno il coraggio di sfidarmi in modo limpido, dicesse che vuole prendersi il partito (…), e invece agisce per vie traverse”. E secondo alcuni commentatori è alle porte la definitiva resa dei conti, con i voti su Jobs Act e legge elettorale, su cui Berlusconi è vicino a Renzi e che potrebbero segnare il clamoroso strappo del gruppo dei ‘fittiani’, i quali da tempo spingono per un’opposizione totale alle scelte dell’Esecutivo.
Politica estera
Isis – Gli jihadisti hanno decapitato il quarto ostaggio occidentale, un tassista britannico di 47 anni rapito in Siria nove mesi fa. Nel video che documenta l’uccisione, il boia accusa il governo inglese di avere “il sangue dell’ostaggio sulle sue mani”, prima di mostrare come oramai è prassi la prossima vittima, un ex ranger statunitense di 26 anni. E intanto i bombardamenti della coalizione- ieri anche Australia e Canada hanno autorizzato i raid- non sembrano dare i risultati sperati: i miliziani dell’Isis sono oramai vicinissimi a Baghdad e la città siriana di Kobane sarà a breve teatro di uno scontro frontale tra curdi e jihadisti. La Turchia ha ribadito che “farà tutto il possibile” per impedire che la città cada, ma Iraq e Iran hanno condannato preventivamente un intervento di terra turco: “Sarebbe una violazione della sovranità nazionale”.
Hong Kong – Non si placano le tensioni di piazza, ma gli studenti che da giorni paralizzano la città chiedendo elezioni libere hanno dovuto fronteggiare le violente contro-proteste di gruppi di cittadini filo governativi. In diversi quartieri si sono verificati tafferugli, sedati a stento dalle autorità. E i manifestanti, che hanno annullato l’incontro col governatore Leung, sospettano che non si trattasse di veri residenti ma di ‘comparse’ eterodirette da Pechino.
Economia e Finanza
Europa – Dalla festa ferrarese di Internazionale, Matteo Renzi è tornato a difendere la scelta della Francia di continuare a sforare la soglia del 3% nel rapporto deficit/Pil, “un parametro del passato”, e l’ha fatto riferendosi direttamente alla Germania: “Nel 2003 chiese di violare il parametro per finanziare le sue riforme e nessuno disse ai tedeschi di fare i compiti a casa. Voglio lo stesso rispetto per la Francia”. Il Premier ha comunque assicurato che il nostro Paese starà dentro la soglia del 3%.
Usa – Il tasso di disoccupazione è sceso sotto al 6% (5,9%) per la prima volta dal 2008 e in settembre il saldo dei posti di lavoro creati è stato positivo per 240 mila posti. Lo stato del mercato del lavoro americano rimane però deteriorato: i cittadini che cercano attivamente un’occupazione sono ulteriormente calati al 62,7%, i nuovi impieghi sono mediamente meno remunerativi e spesso a tempo parziale. Anche per queste ragioni molti analisti si aspettano che il Presidente della Fed, Janet Yellen, non procederà comunque nel breve termine a una stretta monetaria.