Politica interna
Jobs act: la legge delega sul lavoro ha compiuto alla Camera il secondo giro di boa, non senza lasciare una scia di polemiche. 40 deputati del Pd non hanno partecipato al voto, a loro si è unita buona parte delle opposizioni, Sel, Forza Italia e M5S, che hanno abbandonato l’emiciclo in segno di protesta. Il governo ha dovuto chiamare in fretta e furia in Aula ministri e sottosegretari perché si rischiava di non superare il numero legale; alla fine i voti a favore sono stati 316 con 6 contrari e 5 astenuti. Ora il provvedimento torna al Senato per l’approvazione definitiva che dovrebbe arrivare la settimana prossima. Matteo Renzi ha rivendicato la bontà della riforma che cambia anche l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, diametralmente opposta l’analisi dei dissidenti Pd e di Sel, secondo i quali Jobs act significa “precarizzare, demansionare, licenziare”, come ha detto Nichi Vendola. Negativo il giudizio di Forza Italia, che parla di “provvedimento imbroglio che peggiorerà il mercato del lavoro”.
Centro destra: dopo le regionali, che hanno premiato la Lega e bocciato Forza Italia, Berlusconi cambia opinione su Salvini, definito un paio di settimane fa ”un simpatico furbacchione”, e lo candida al ruolo di “goleador” della destra, il bomber a cui “io, che non ho più ambizioni politiche, potrei fare da regista”. E rispondendo alla domanda di Bruno Vespa che gli propone l’assioma “goleador uguale candidato premier” l’ex Cavaliere ammette replicando “E’ una scelta di cui discutere”. Un pugno in faccia ad Alfano, che del leader leghista non vuole nemmeno sentire parlare, pur essendo favorevole alla ricostruzione del centro destra; Salvini da Strasburgo frena sulla proposta di Berlusconi. Previsto per domani un ufficio di presidenza di Forza Italia al quale parteciperà anche Fitto, che guida la fronda che vorrebbe azzerare tutte le cariche del partito e nel corso del quale l’ex premier dovrà spiegare la rovinosa sconfitta elettorale. Per il momento però rassicura Renzi sulla tenuta del Patto del Nazareno.
Politica estera
Papa Francesco: il Pontefice riesce a sciogliere il cuore delle istituzioni europee ed ottiene, alla fine del suo intervento a Strasburgo, una standing ovation degna di una star. Il Papa ha frustato i politici descrivendo un’Europa stanca, indebolita dagli egoismi, ghermita dagli interessi particolari, influenzata dalle multinazionali, ingessata dalla burocrazia; ha messo in guardia dalla cultura dello scarto, che esclude gli anziani e i poveri, ed ha chiesto agli euroburocrati di osservare l’orizzonte e non solo i codicilli, ravvivando le radici cristiane, i valori etici, la difesa dei più deboli. Bergoglio non ha poi mancato di difendere il ruolo della famiglia né di denunciare un certo fraintendimento del concetto di diritti umani, rivendicati talora al di fuori di ogni contesto sociale e antropologico. E non manca di affrontare il tema del lavoro, al quale occorre ridare dignità garantendo adeguate condizioni per il suo svolgimento, senza puntare allo sfruttamento delle persone. Durante il viaggio di rientro in Vaticano il Pontefice, rispondendo ad una domanda sulla possibilità di aprire un dialogo con i terroristi dell’Isis risponde “Forse è difficile, quasi impossibile, ma la porta è sempre aperta, non chiudo mai una porta”.
America: Ferguson in fiamme dopo il verdetto che assolve il poliziotto che uccise un diciottenne disarmato lo scorso 9 agosto. La Procura ha scelto di comunicare la notizia in due atti, prima l’annuncio dell’accordo raggiunto fra i giurati poi, dopo un’attesa di più di cinque ore e con la città già immersa nel buio, il contenuto del giudizio. Il presidente Obama, quasi in contemporanea con l’annuncio della procura, ha chiesto rispetto per la giustizia invitando il Paese alla calma, ma nella comunità di colore si sono ieri levate condanne per quella che viene vista come un ennesima sconfitta del principio di eguaglianza. Il governatore del Missouri ha fatto arrivare 2.200 militari nella cittadina ed ha ordinato la chiusura delle scuole per tutta la settimana. Ma la rabbia sale in tutta l’America, da Los Angeles a Chicago, da Washington a New York.
Economia e Finanza
Canone Rai: la riforma del canone Rai è nei piani del governo, ma non si farà nell’immediato. Palazzo Chigi per ora frena, sostenendo che non ci sono i tempi tecnici per inserire il canone nella bolletta elettrica in questa legge di stabilità. Sulla decisione avrebbe pesato l’opposizione delle aziende fornitrici di energia, da subito contrarie. L’esecutivo però non demorde, resta la volontà politica di andare avanti sull’iniziativa, come conferma il sottosegretario Giacomelli, non esclusa l’ipotesi di un decreto ad hoc. Da sciogliere anche il nodo del canone di proprietari di più di un’abitazione, per i quali si profilerebbe il rischio di pagare più volte, in base al numero delle utenze elettriche a loro intestate.
Ocse: presentata ieri l’edizione 2014 dell’Economic Outlook. Secondo il rapporto il Pil mondiale salirà del 3,3% nell’anno in corso, accelerando poi nel 2015, fino al 3,9% del 2016. Ma nell’eurozona andrà peggio, l’incremento del prodotto interno lordo arriverà all’1,7% nel 2016 ma l’inflazione resterà ben lontana dal target Bce, vicino ma sotto al 2%, toccando al massimo l’1% nel 2016. Lo scenario potrebbe essere ancora più fosco, il segretario generale Gurria sostiene che “esistono rischi di stagnazione nell’area euro, che potrebbero avere un impatto sul resto del mondo, mentre il Giappone è già in recessione tecnica”. Sempre secondo l’Ocse l’Italia tornerà a crescere entro metà 2015, soprattutto grazie all’export, mentre la domanda interna continuerà a languire e l’inflazione si manterrà bassa; a livelli inaccettabili resteranno i dati sulla disoccupazione, al 12,1% nel 2016, e sul debito che arriverà al 133,5% del Pil fra due anni.
Sono d’accordo con Berlusconi, Salvini mi sembra l’uomo giusto, e giusto anche il momento.