Politica interna
Articolo 18 – Il governo frena sull’articolo 18 e studia una clausola che potrebbe attutirne l’impatto sociale. La clausola riguarda i cosiddetti licenziamenti economici, e stabilisce che quando un’impresa decide di licenziare deve partire dai lavoratori socialmente meno deboli. Il modello di riferimento è quello tedesco. Sembra invece perdere quotazioni l’emendamento promesso da Matteo Renzi alla minoranza del Pd: quello sul reintegro per i cosiddetti licenziamenti disciplinari. Tale emendamento, infatti, potrebbe essere “degradato” a semplice ordine del giorno. Non una vera e propria modifica della legge, ma un semplice impegno politico preso davanti al Parlamento che potrebbe anche essere successivamente lasciato cadere nel vuoto.
Bersani – Pier Luigi Bersani non pensa a una scissione: “Io resto nel Pd con tutti e due i piedi ben saldi” … “ma non mi vengano a insegnare come si sta in un partito quelli che hanno fatto parte dei 101”. Il riferimento è al tradimento di Prodi e allude a un coinvolgimento dei renziani. Quello arrivato ieri a Montecitorio è un Bersani che ha voglia di sfogarsi, ma anche di ragionare sui temi del lavoro. E proprio sul Jobs Act Bersani sottolinea: “Si discute, si presentano gli emendamenti, ma poi si sta con il Pd”. L’ex segretario spera che il governo non scelga di porre la fiducia e lasci al gruppo la possibilità di porre dei subemendamenti. E rimprovera a Renzi di prendersela con tutti, dalla minoranza ai magistrati, tranne che con Berlusconi, che “ha governato dieci anni”.
Napolitano – Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano cerca di rassicurare il Consiglio direttivo della Bce che riceve a Villa Rosebery: “L’Italia supererà le sue debolezze”. L’Italia, aggiunge Napolitano, “intende portare avanti con determinazione e accelerare un chiaro impegno di superamento di sue debolezze strutturali, a cominciare dall’elevato debito pubblico”. Per il presidente la sfida numero uno è quella di “aprire un nuovo sentiero di forte e sostenibile crescita in Europa”, un’area oggi afflitta da un “altissimo tasso di disoccupazione”.
De Magistris – Ieri il prefetto di Napoli ha firmato il provvedimento di sospensione del sindaco Luigi De Magistris. Un atto che arriva dopo la condanna di De Magistris a 1 anno e 3 mesi per abuso d’ufficio. Dal canto suo il sindaco dichiara di non volersi dimettere: “Continuerò ad essere sindaco fino al 2016. Sia pure per strada tra i cittadini”. Ieri, in un’animata riunione a Palazzo San Giacomo, si è cercata una soluzione per il periodo di 18 mesi in cui De Magistris resterà sospeso dall’incarico. La via c’è: resta in carica il vicesindaco, Tommaso Sodano, suo fedelissimo.
Politica estera
Erdogan – Il premier Recep Tayyip Erdogan ha chiesto al Parlamento di Ankara di autorizzare per legge un intervento di terra nelle nazioni confinanti al fine di “creare aree protette per i profughi”, “sconfiggere i terroristi di Isis” e “rovesciare il regime di Bashar al Assad”. Erdogan non ha usato mezzi termini nel spiegare che l’eventuale intervento di terra in Siria e Iraq andrà ben oltre un semplice sostegno alla coalizione internazionale, gettando le basi per “un nuovo approccio a una regione che sta cambiando dopo cento anni”. Intervenire “solo per gettare bombe contro Isis significherebbe perseguire obiettivi temporanei e fallire, dunque Assad deve andarsene e milioni di profughi devono tornare a casa”.
Hong Kong – La protesta degli studenti di Hong Kong non si placa, rovinando a Pechino la festa nazionale della Repubblica. Il leader della protesta, il diciassettenne Joshua Wong, è arrivano con un gruppo di compagni vicino alla Piazza Bauhina poco prima dell’alzabandiera, e ha dato le spalle alle cinque stelle gialle in campo rosso simbolo della Repubblica Popolare Cinese. Davanti alle telecamere di tutto il mondo ha dichiarato: “È il terzo anno che noi membri di Scholarism veniamo qui a protestare nel giorno della festa nazionale” … “Abbiamo girato le spalle per esprimere il nostro disgusto per il regime cinese, e abbiamo incrociato le braccia per chiedere le dimissioni di Cy Leung (il capo dell’esecutivo, n.d.r.) e per spingere il governo di Pechino a rivedere le sue posizioni sul suffragio universale a Hong Kong”. La Federazione Studentesca ha poi lanciato un ultimatum: dimissioni di Cy Leung entro la mezzanotte di oggi, o occupazione degli edifici pubblici.
Economia e finanza
Francia – Il ministro delle Finanze francese Michel Sapin “rifiuta l’austerità” e, per “rimettere il Paese sulla giusta strada”, non tenterà di spingere il deficit sotto il 3% del Pil prima del 2017. La Francia disattende così gli accordi presi con Bruxelles. Dura la reazione della Germania. La cancelliera Merkel tuona: “I paesi devono fare i loro compiti per il loro benessere, la crisi non è ancora alle spalle”. La Commissione europea sottolinea gelidamente che tutti “devono rispettare le raccomandazioni specifiche” approvate dal Consiglio Ue. Sapin replica che la politica economica francese non cambia, ma il disavanzo sarà ridotto più lentamente del previsto a causa della crisi.
Draghi – Ieri il presidente della Bce Mario Draghi, a Napoli per il meeting che riunisce i governatori delle 18 banche centrali europee, ha sottolineato il compito erculeo di affrontare contemporaneamente bassa inflazione e ripresa debole. Per Draghi uno scenario del genere può essere superato solo affrontando contemporaneamente i problemi ciclici, di domanda insufficiente, e strutturali, di crescita potenziale troppo bassa. Ciascuno deve fare il suo compito: la Bce riportando l’inflazione verso il 2% e i governi ricreando fiducia e crescita attraverso maggiori investimenti favoriti da politiche fiscali e riforme strutturali.