Napoli è una città viscerale fatta di passioni e di amore , di odio e di sangue . A volte mi sembra un bambino molestato da piccolo che riversa tutta la sua rabbia nei confronti degli altri ed anche di se stesso e che quando diventa adulto diventa un delinquente perché non consoce altra forma di sentimento . Di Napoli tutti ne parlano ma “nisciuno sape a verità”. Ecco allora ecco che il pallone diventa il riscatto . L’odio e la rivendicazione di un popolo che per genia e cultura non è inferiore a nessuno si riversa solo in una palla e si chiede ad undici uomini in mutande di buttarla dentro per poter dire :ho vinto sono il più forte. Il tifoso vive di gioie sportive che sono dei coiti interrotti , ci vuole sempre quel famoso acino di sale per apparare la minestra . Vive di cappotti di cammello , di ricordi tipo “ se Clerici segnala il rigore la Juve non vinceva sei a due”.
Poi una marea di riccioli scugnizzi cacciati da Barcellona perché incompatibili con la normalità del campione vengono qui e per sette anni Napoli perdona tutto al Genio .
Se ci pensiamo bene , se pensiamo da persone “normali “, in quei sette anni Napoli ha vinto poco per quello che aveva e brucia ancora il sapore di quel primo maggio 1988 dove alla fine , chi non c’era , narra che il popolo aveva applaudito il Milan mentre gli applausi e le lacrime erano per il Napoli che giocava con un mediano a centravanti e un improbabile Tebaldo Bigliardi in marcatura su un nero olandese . E così via la storia la conosciamo . Come consociamo e ricordiamo carneadi come Toledo Corneliusson e Ignoffo . Si sale e ci si prende gusto .L’asticella si alza anno dopo anno . Poi succede che un bel giorno un signore spagnolo che non si sbatte e non si denuda mentre lavora cerca di far capire a questa città che si può essere forti anche senza restare in mutande e senza urlare . Arriva . Vince quello che gli altri, quelli dello spogliarello in campo o se preferite quelli che non sanno gestire un due a uno a Londra dopo aver vinto 3 a uno in casa, hanno vinto dopo cinque anni . Lui, il Chiattone, vince subito
.
Neanche questo va bene . Tutti dicono “che me ne faccio di una coppetta “, dimenticando che lui una “coppetta “ l’ha vinta subito mentre ci sono voluti ottantotto anni per vincerne tre …perdendo anche la finale con lo Spezia in serie C.
Appena lo spagnolo perde ,come i gonfaloni che si espongono per le feste tutti i grandi soloni sono lì pronti per dire …lo avevo detto ,avevo ragione . Anche questo fa parte di un riscatto sociale . Della serie :so’ meglio e te ! Penso che questo evento , questo momento della vita della nostra squadra, vada al di là del calcio ed entri nell’animo di tutti noi . Abbiamo bisogno di vedere il casino , le pantomime , l’esultanza della pancia . Siamo e resteremo quelli dei coiti interrotti quelli che si contentano “così’ e cosi” Dimentichiamo che un bergamasco che non rideva mai ha vinto qui e che nel 2006 un ex allenatore del Napoli all’ultimo rigore di una finale di coppa del mondo era immobile accanto alla panchina mantenendo la giacca della sua tuta. Ragazzi se non cambiamo modo di ragionare e , passatemi il termine , “ di amare” e se non diamo questo insegnamento ai nostri figli questa città è veramente persa. Abbandoniamo l’apparenza e prendiamo il senso . Siamo geneticamente i migliori del mondo , ne sono convinto, non urliamolo ,dimostriamolo . Un abbraccio forte a tutti e scusate se ho rotto in maniera spropositata ma sono veramente ma veramente triste.
Napoli, 17 settembre 2014, h.: 13,50
alfr. rub.