Scrive Repubblica che ora “anche sulle carrette che attraversano il Canale di Sicilia si può viaggiare “in prima classe” con le dotazioni di sicurezza o accontentarsi della “terza classe”, nel vano stretto a contatto con la sala motori, senza aria e inalando i vapori tossici della benzina. Chi ha soldi paga, chi non ne ha più si accontenta. E i trafficanti di uomini, che ormai contano su tragitti molto più brevi e sicuri, andando incontro alle navi di Mare nostrum il cui baricentro è sempre più spostato in avanti, ormai fin dentro le acque territoriali libiche, hanno scoperto come lucrare sugli “optional” della traversata.
Se vuoi il salvagente devi pagarlo a parte, 200 dollari. E adesso anche l’acqua, e persino un tozzo di pane o una scatoletta di tonno. Si paga per avere un telefono satellitare a disposizione e per scegliere il posto. E per proseguire il viaggio verso la meta finale una volta arrivati in Italia.
Le stime fatte dagli inquirenti, grazie alle testimonianze dei migranti soccorsi, parlano di cifre esorbitanti: per ogni viaggio le organizzazioni criminali riescono a guadagnare da un minimo di 400.000 euro fino ad un milione di euro. E rischiando pochissimo visto che, sempre più spesso, come scafisti vengono utilizzati, in cambio di un passaggio gratuito o di un piccolo compenso, passeggeri che hanno qualche nozione di mare. Come Karim El Hamdi, 33enne tunisino, il primo scafista “pentito” che – vistosi identificato dagli uomini della squadra mobile di Ragusa diretti da Antonino Ciavola al suo arrivo a Pozzallo – è crollato indicando gli altri componenti dell’equipaggio e dicendo: «Sono io il comandante di questo barcone, vi racconto tutto ma voglio uno sconto di pena. Sono un pescatore, dovevo imbarcarmi anch’io, i libici mi hanno proposto di pagarmi 1.500 dollari se avessi condotto il peschereccio».
È stato lui a ricostruire il prezziario degli optional del viaggio, a cominciare dal più odioso: i 200 dollari per ottenere un salvagente, senza eccezioni per nessuno, neanche per bambini e donne incinte. Tra tutti, i siriani sono quelli che lo “comprano” sempre: hanno più disponibilità economica e viaggiano con le famiglie al seguito. Pagano il viaggio molto di più degli altri, fino a 2.500 euro invece dei 1.500 standard, anche se spesso riescono a strappare uno sconto-famiglia. Loro possono scegliere sul peschereccio i posti migliori. Come su un aereo di una linea low cost: chi vuole viaggiare all’aperto e in posti più riparati paga fino a 200 euro in più di chi invece accetta di farsi stipare sotto coperta, viaggiando in piedi, senza potersi muovere e a contatto diretto con il motore in un’aria irrespirabile…