Anche le denunce e la buona volontà di chi si adopera per gli altri, spesso non servono. Se non a scrivere articoli giornalistici che sollevano polveroni ma raramente risolvono i problemi. Nonostante Napoli possa fregiarsi del titolo di avere una delle più belle metropolitane del mondo, con stazioni da rimanere a bocca aperta, non può fregiarsi del titolo di città a misura di disabili. A bocca aperta infatti restano proprio coloro che non sono autonomi, nonostante la loro disperata voglia di esserlo. L’ennesimo caso viene segnalato da Lucia Valenzi. Una donna combattiva e tenace che porta avanti le sue battaglie dalla sedia a rotelle sulla quale vive. Nonostante sia la figlia di Maurizio Valenzi, senatore della repubblica e sindaco di Napoli scomparso nel 2009, scrive ai giornali presentandosi semplicemente come “una persona disabile non in grado di deambulare e utilizzo una sedia a rotelle elettronica”. La sua denuncia è contro “l’inadempienza dell’ex Metronapoli oggi inglobata nell’Azienda Napoletana di Mobilità, partecipata del Comune di Napoli”. Valenzi spiega che il tipo di sedia su cui vive “garantisce molta autonomia ma è anche molto pesante (oltre i 100 kg) a causa delle due batterie piombo gel di cui è dotata, e quindi è difficile da manovrare manualmente per chi voglia aiutare il disabile a superare anche un singolo scalino. La linea 1 della Metropolitana di Napoli, di cui a Capodanno è stata inaugurata l’importante stazione di piazza Garibaldi, prevede ascensori, percorsi e segnaletica per le persone disabili su sedia a rotelle. Ma i treni hanno un significativo dislivello rispetto alla banchina, in sostanza uno scalino abbastanza alto”. “Poco dopo l’apertura di piazza Garibaldi un altro disabile con problemi simili sollevò il problema e ottenne un servizio giornalistico di denuncia nel telegiornale regionale di Rai Tre. In seguito ad alcune mie lettere e al servizio televisivo – racconta Lucia Valenzi – fummo convocati il 12 febbraio 2014 ad una riunione presso gli uffici della Metropolitana, con la presenza autorevole del Direttore Produzione Esercizio e Manutenzioni Vincenzo Orazzo. I tecnici ci rappresentarono alcune difficoltà a trasformare le banchine. Di rimando proposi il metodo utilizzato dalla metropolitana di Berlino. Qualcosa di estremamente semplice ed economico: una tavoletta pieghevole di metallo abbastanza leggera da poter essere trasportabile, da appoggiare al momento in cui ce n’è bisogno e da togliere subito dopo. L’ing. Orazzo insieme agli altri furono d’accordo a dotare i conducenti di ogni treno di una di queste tavolette incaricandoli di metterla e toglierla al momento su richiesta del disabile. Naturalmente il disabile avrebbe comunicato al conducente la stazione in cui desiderava scendere e questi avrebbe ugualmente provveduto ad apporre la tavoletta al momento dell’arrivo”. “Poco tempo dopo sono stati fatti dei sopralluoghi anche con la mia presenza e si è constatata la buona funzionalità di questa soluzione. Da allora però – sembra gridare Valenzi – più nulla. Sono quattro mesi che nonostante ripetuti solleciti non si procede a realizzare quanto stabilito. Una risposta incomprensibile dell’Amministratore delegato Alberto Ramaglia, che ho incontrato in un evento pubblico, è stata che poiché sono state accorpate più aziende in una, ora non può fare previsioni su quando faranno questo acquisto, perché si stanno ristrutturando (sic!).” “Si tenga conto – ricorda la signora – che a fronte di un’opera faraonica avviata da quasi 40 anni (il primo “buco” è del 1976) con stazioni d’arte pubblicizzate in tutto il mondo, una di queste tavolette non può costare più di 300,00 € e ne servono solo pochi esemplari una per ogni cabina del conducente (non so forse 4 o 5 locomotive motrici), a fronte di ciò si risolverebbe un grande problema per questa categoria di disabili”. Infine un ultima, amara considerazione : “tutti gli altri mezzi pubblici di trasporto urbani nella città partenopea sono praticamente inaccessibili. Napoli avrà anche la Metropolitana più bella del mondo, ma non è una città per disabili”. Punto