Ci risiamo: l’emergenza perpetua nella quale versa da almeno un decennio la gestione dei rifiuti della nostra regione continua a preoccupare ed a far sorgere dubbi e domande inquietanti. La salute dei cittadini, e nello specifico quelli di Matera, ECOC 2019 (Capitale Europea della Cultura 2019), sono davvero a rischio?
Cosa è accaduto? Nei giorni scorsi, precisamente giovedì 8 ottobre, si è tenuta una conferenza dei servizi presso l’Ufficio di Compatibilità Ambientale della Regione Basilicata che aveva come oggetto l’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) richiesta dal Gruppo Italcementi S.p.A. per aumentare di 5 volte (sic!), da 12 mila a 60 mila tonnellate/anno, i rifiuti da bruciare come combustibile nella Cementeria situata in località Trasanello, vicinissima all’abitato di Matera. Italcementi vorrebbe utilizzare “Combustibili Solidi Secondari (CSS)” insieme agli altri “combustibili” ancora in uso quali il pet-coke (la “feccia del petrolio”), pneumatici, materiali plastici ed altro.
Un progetto che il M5S Basilicata ritiene dissennato: bruciare rifiuti come combustibile è stata già definita dagli esperti del settore una “pessima pratica”. Tanto più che gli inceneritori collocati nei cementifici hanno limiti di emissione molto più alti degli inceneritori: possono, in sostanza, inquinare di più. Come mai in Basilicata non si attiva una filiera virtuosa della gestione dei rifiuti prevede la loro riduzione “a monte”, il loro riciclo e il riuso? Per molte regioni e nazioni, i rifiuti ormai veri e propri “giacimenti” di materiali (anche metalli) “preziosi”: per questo, incenerirli è insensato, anzitutto da un punto di vista economico prima ancora che ecologico. Le ricadute ambientali dell’incenerimento sono poi inesorabili: bruciandoli, da solidi i rifiuti diventano in parte gassosi e si trasferiscono nell’aria, nell’acqua e nel terreno, facendo aumentare il rischio sanitario. Non c’è filtro in grado di bloccare tutte le sostanze inquinanti e, soprattutto, le nanoparticelle. Per questo, gli inceneritori sono considerati ormai “archeologia industriale” in quasi tutta Europa: lo stesso Parlamento Europeo ci chiede di superarli definitivamente, insieme alle discariche, entro il 2020.
Nonostante tutto ciò, la potente multinazionale bergamasca, Italcementi, recentemente acquisita da gruppo tedesco, non si ferma: anzi, il progetto pare poter trovare accoglimento dal governo regionale pittelliano.
Eppure la soluzione definitiva per il sistema regionale di raccolta e smaltimento dei rifiuti è a portata di mano: la “Strategia regionale Rifiuti Zero 2020”. Lo stesso Pittella l’ha inserita nella normativa regionale con l’art 47 della L.R. 4/2015 approvato a gennaio 2015. La “Strategia regionale Rifiuti Zero 2020”, rimasta inattuata in questi mesi, non piace, però, al ducetto fiorentino. Renzi infatti ama incenerire i rifiuti: con l’art 35 dello Sblocca Italia (“Sblocca Inceneritori”) ha addirittura attribuito agli inceneritori la qualità di impianti di “interesse strategico nazionale”. Norma che il M5S Basilicata aveva chiesto a Pittella di impugnare innanzi alla Corte Costituzionale e, successivamente, di sottoporre a referendum abrogativo: niente da fare, Pittella s’è “rifiutato”, dimostrandosi succube di Renzi.
Pittella sa bene che il fulcro del redigendo nuovo Piano Regionale dei Rifiuti deve necessariamente essere la prevenzione dei rifiuti, il loro riciclo e riutilizzo anche al fine di azzerare quasi i rischi ambientali e sanitari. A tal proposito, come fidarsi dell’agenzia regionale che dovrebbe controllare le emissioni e i livelli di inquinamento? L’ARPAB è sempre nella bufera e lo stesso Assessore Berlinguer, rispondendo ad una interrogazione del maggio 2014, ha avuto modo di affermare (candidamente) che l’ARPAB dispone di una “non adeguata o comunque scarsa disponibilità di risorse economiche per far fronte agli obblighi che incombono su di essa”.
Improvvisazione del governo pittelliano e carenza dei monitoraggi ambientali si palesano anche nella vicenda Italcementi. Quanto al Comune di Matera, il parere sul progetto Italcementi di quintuplicare i rifuti da bruciare, arriverà nei prossimi giorni, pare con una delibera di giunta.
Nel recente passato, sono stati davvero in molti a mobilitarsi ritenendo (a nostro avviso, a ragione) una minaccia il progetto Italcementi: ricordiamo i pareri negativi della precedente amministrazione materana, del Comune di Santeramo, del Parco delle Chiese Rupestri del Materano. E poi come dimenticare le oltre 2.100 firme di cittadini materani sulla petizione popolare contro il progetto di Italcementi presentata nel febbraio 2014 al Comune di Matera?
Il M5S Basilicata non esiterà a schierarsi a fianco di tutti quei cittadini che vogliono veder prevalere il diritto alla salute, il diritto alla prevenzione primaria sul diritto delle imprese a far profitti. Com’è possibile che Pittella non riesca a gestire l’immondizia prodotta da una regione che conta solo poco più di 576 mila abitanti, meno della metà di quelli della sola provincia di Bari!? A che servono gli inceneritori in una regione come la Basilicata? Tecnicamente è possibile gestire in maniera virtuosa i rifiuti prodotti dai lucani: basta favorire l’ampliamento degli impianti esistenti di differenziazione, recupero, riciclo (incluso il compostaggio) dei rifiuti. Basta, caro Pittella, iniziare a dire di “no” a interessi che confliggono con quelli dei cittadini lucani: gli inceneritori e le discariche servono solo ed unicamente a chi ne trae profitto. Onestamente non è quello che ci si aspettava per la Basilicata e per Matera, Capitale Europea della Cultura 2019. Almeno per una volta Pittella sia coerente con se stesso: applichi la ““Strategia regionale Rifiuti Zero 2020” e dica un semplice e chiaro “No” alla gruppo “tedesco” Italcementi. Dopo il caso Volkswagen, i tedeschi hanno perso molta della loro proverbiale affidabilità e credibilità. Un “no” che è un “si” alla prevenzione primaria, un “si” alla tutela dell’ambiente e della salute.