È Il 10 marzo del 241 a.C. quando nelle acque tra Levanzo e Trapani ha luogo lo scontro navale tra Romani e Cartaginesi che mette fine alla prima guerra punica, con quella che passerà alla storia come la battaglia delle Egadi. Sono i Romani a riportare una vittoria schiacciante, 50 navi nemiche affondate e 70 catturate. Esito per la verità tutt’altro che scontato visto che questi non erano granché esperti di battaglie in mare ed avevano navi lente ed inadatte al combattimento. Quale idea migliore quindi di costruirne di nuove copiando di sana pianta quella, velocissima, catturata ai cartaginesi durante l’assedio di Lilibeo? Bastava poi alleggerirle per farne delle Ferrari del Mare! Tutto questo, insieme all’aggiornamento delle tecniche di combattimento, all’addestramento di uomini e alla sapienza tattica del comandante Gaio Lutazio Catulo, consentì ai Romani di avere la meglio sulle navi cartaginesi, attaccate mentre erano cariche di materiale e derrate e quindi lente nella manovra, praticamente inservibili per la battaglia, e con equipaggi privi di addestramento imbarcati per l’occasione. 

Si chiude lì dove era iniziata, una delle pagine della storia millenaria che il Mediterraneo custodisce 

Oggi 2000 anni dopo, uno dei preziosi reperti di quella storica battaglia torna al luogo cui appartiene. Si tratta di uno dei rostri rinvenuti nelle acque siciliane negli ultimi 20 anni. Ricerche che si devono ad un archeologo fuori dagli schemi, un visionario capace di guardare lontano e che avrebbe avuto la straordinaria intuizione di creare la Soprintendenza del Mare della regione siciliana. Sebastiano Tusa. 

I rostri erano pesanti strutture in bronzo montate sulla prua delle navi per speronare le imbarcazioni nemiche. Dopo un lungo restauro, uno di questi rostri è stato trasferito al castello di Punta Troia a Marettimo per essere esposto in una sala dedicata alla battaglia. L’operazione fortemente voluta dalla Soprintendenza, oggi diretta dalla dr.ssa Valeria Li Vigni, è molto di più di una semplice gestione museale. Intanto la scelta di Marettimo testimone degli eventi narrati, punta a includere la più lontana delle Egadi in un percorso culturale in tandem con il museo di Favignana dedicato alla battaglia. Ma il valore aggiunto è stato l’entusiasmo con il quale si sono messi a disposizione l’aeronautica militare di Trapani, il personale del castello è dell’area Marina protetta. Il rostro è stato trasportato dall’aeroporto Birgi a Punta Troia dove è stato portato a braccia all’interno della sala. 

Arrivo elicottero – fonte Stefano Vinciguerra Sop.del Mare

Le parole del Maggiore Angelo Mosca, Comandante dell’82* centro CSAR di Trapani, la dicono lunga sullo spirito dell’iniziativa: 

“il nostro nucleo è presente sull’isola da 40 anni per fornire assistenza a istituzioni e turisti ed io sono particolarmente legato all’isola che ci ha sempre fatto sentire in famiglia. Quella di oggi è una giornata che rinsalda il legame con i marettimani e che io porterò per sempre nel cuore” 

Incontenibile la soddisfazione della Dr.ssa Li Vigni: 

“Sembrava un sogno ma ce l’abbiamo fatta, tutti insieme in un gioco di squadra sul modello indicato da Sebastiano Tusa. Vedere il rostro esposto qui nel castello è il punto di arrivo di un lavoro che restituisce alle Egadi la sua storia, ma non ci fermiamo qui, un prossimo progetto riguarderà l’isola di Levanzo” 

Insomma, sappiamo tutti come il Mediterraneo sia il più grande museo archeologico al mondo, ma fondamentale è che i popoli che lo abitano proteggano e raccontino la sua storia millenaria, unica ed irripetibile.