Il voto di fiducia del maxiemendamento, le 270 pagine che riscrivono integralmente la manovra, viene annunciato prima alle 14, poi alle 19, poi alle 23.30. Nel frattempo il governo a più riprese si riprende il testo, parlando di volta in volta di “limature”, “correzioni formali”, “errori materiali”, mentre le opposizioni denunciano il vulnus nei confronti del Parlamento. Alle 18.30 Forza Italia abbandona i lavori in commissione Bilancio, poco dopo Maurizio Martina (Pd) annuncia «Faremo ricorso alla Corte Costituzionale contro questo scempio». Renzi: «Non c’è l’Aventino delle opposizioni, siamo qui a combattere e lo faremo per tutta la notte». Accuse 5S ai tecnici. Verso un decreto sulle auto con conducente, protesta dei taxisti, si legge inoltre. Dalle pensioni al Meridione, dalle auto ai giochi fino all’editoria e agli statali le misure oggi su Repubblica punto per punto. Il Corriere: bagarre in Senato per l’approvazione, nella notte, della manovra. Il governo ha posto di nuovo la fiducia e ha cambiato in corsa il maxiemendamento. Sfiorata la rissa. L’opposizione: «Vergogna». Giallo sul condono per il papà di Di Maio. E II Pd annuncia che ricorrerà alla Consulta «viste le gravissime violazioni della Carta». Sempre il Corriere: ieri pomeriggio il Senato non ne conosceva neppure il testo, eppure già a quell’ora Di Maio e Salvini si mostravano proiettati verso le Europee, concentrati sulla strategia della campagna elettorale, come a volersi gettare dietro le spalle la manovra. I conti pubblici, però, li inseguiranno in campagna elettorale. Capitolo industriali: in Veneto si fatica a capire che uno che non lavora venga anche pagato. Il riferimento è al reddito di cittadinanza. La cosa, ovviamente, crea preoccupazione. Non tanto per il presente o per le prossime Europee, quanto in prospettiva. Salvini, però, ieri ha brindato con i suoi senatori rassicurandoli sul fatto che «non c’è alcun arretramento della Lega al Nord».