A prima vista sembrano due normali cronisti. Magari più insistenti del solito e con domande decisamente di parte. Si appostano in strada e a più riprese si rivolgono al direttore del Tg1, Mario Orfeo, che si allontana senza rispondere. Gli chiedono di giustificarsi per un presunto trattamento di sfavore ricevuto dai 5 Stelle e uno di favore accordato al Pd. Uno dei due si qualifica come «un giornalista». Ma a chi frequenta gli uffici del potente gruppo di comunicazione del Senato dei 5 Stelle, invece, i volti sono ben noti: si tratta di due dipendenti del gruppo, il giornalista Matteo Incerti e il videomaker Nicola Virzi, detto «Nik il Nero» (per il colore dei vestiti). Il «servizio» viene rimandato sui social, con tanto di hastag #orfeorispondi. Una forma di «giornalismo» molto originale, che scatena la polemica. Messaggi di solidarietà arrivano a Orfeo da vari esponenti politici. Tra loro il ministro Angelino Alfano: «Orfeo si è sempre contraddistinto per una informazione equilibrata e a garanzia di tutte le forze politiche. Ha garantito equità anche in momenti difficili, senza farsi intimidire da formule ricattatorie». Solidali anche Giorgia Meloni, Raffaele Fitto, Maurizio Lupi e diversi altri. Fnsi e Usigrai, i sindacati dei giornalisti, denunciano «un’intimidazione inaccettabile»: «Se questa è l’idea di democrazia che guida M55 c’è da essere seriamente preoccupati». Una nota della Rai difende Orfeo, «eccellente professionista», a cui viene ribadita «stima e fiducia». Ma è soprattutto dal Partito democratico, partner ormai abituale delle polemiche mediatiche con i 5 Stelle, che arrivano gli attacchi più duri. Ernesto Carbone chiede: «I 5 Stelle vogliono provocare l’aggressione di qualche giornalista del servizio pubblico o magari del direttore Orfeo, già vittima di un linciaggio mediatico quotidiano?».