Mimmo Lucano è ritornato un uomo libero, ma dovrà dimorare fuori da Riace. Il Tribunale del Riesame di Reggio Calabria ha accolto, in parte, la tesi dei difensori dell’ex sindaco e dopo dieci ore di camera di consiglio ha emesso il provvedimento. «E una persecuzione, una cosa senza senso» il commento di Lucano, dopo aver saputo della decisione dei giudici che l’hanno esiliato dal paese dell’accoglienza e dell’integrazione. Il sindaco ha trascorso 114 giorni agli arresti domiciliari, con l’accusa di favoreggiamento all’immigrazione clandestina, nella sua casa di Riace. Per quanto tempo dovrà stare lontano non è stato ancora chiarito. Al momento della notifica del provvedimento da parte della Guardia di Finanza, con Lucano c’erano il fratello Sandro e la figlia Martina. In mattinata dopo aver partecipato all’udienza il sindaco, sospeso dopo il suo arresto, incontrando i giornalisti aveva ribadito che anche senza i finanziamenti pubblici il modello Riace continuerà ad esistere. «Non voglio avere a che fare con questo governo che spesso non rispetta i diritti umani» aveva affermato l’ex sindaco spiegando di voler puntare sull’artigianato locale e sui frantoi per recuperare parte di quei fondi necessari per continuare l’avventura.