Alfano, Ministro dell’Interno, ultimamente ha detto la sua sull’uso del bomb jammer : “Si è parlato con troppa superficialità di bomb jammer: è un dispositivo che si usa soprattutto nei teatri di guerra o in casi specifici. Nessuno può immaginare che se passa la macchina di Di Matteo si disattivino le apparecchiature di un ospedale o il pacemaker di un anziano per strada”. Ecco che dal Senato risponde il sottosegretario alla Difesa Gioacchino Alfano:”Le tipologie di disturbatori (denominati, appunto, jammers) impiegati dai militari italiani nei teatri operativi (incluso l’Afghanistan), sono di media e piccola capacità, i sistemi non nuociono assolutamente alla salute delle persone (operatori ed estranei), grazie alla potenza limitata. In ogni caso, prima dell’uso degli apparati vengono condotti, come detto, studi approfonditi, e, successivamente, le stesse apparecchiature vengono sottoposte a rigide verifiche periodiche”. Intanto è l’unico dispositivo di sicurezza che potrebbe salvare la vita al magistrato e alla sua scorta.
Per Nino Di Matteo il bomb jammer non è ancora arrivato dopo che il capo di Cosa Nostra, Totò Riina, che dal carcere di Opera disse al suo compagno, Alberto Lorusso, “di accelerare l’attentato a Nino Di Matteo: bisogna farlo subito quel botto, per levarsi il pensiero”. Il Bomb Jammer non arriva neanche dopo le dichiarazioni del neo pentito Vito Galatolo che svelò i dettagli del piano di morte per Di Matteo, programmato con un autobomba da piazzare nei pressi del palazzo di Giustizia. Nel 2013 il Ministro Angelino Alfano disse che il bomb jammer era già pronto, ora si smentisce perché nocivo. L’iter di acquisizione delle apparecchiature da parte delle competenti articolazioni della Difesa prevede, inoltre, l’effettuazione di specifiche misure e rilievi idonee a valutare se i livelli di campo elettromagnetico emessi dagli apparati possano comportare rischi per gli operatori o per la popolazione alle esposizioni delle radiazioni non ionizzanti. In particolare, le ultime prove per l’omologazione dei sistemi sono state effettuate presso il Centro interforze studi e applicazioni militari di San Piero a Grado (in provincia di Pisa), e hanno evidenziato valori inferiori a quelli di soglia previsti dalle norme vigenti in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro” si legge nella risposta del sottosegretario Alfano al senatore Santangelo. Ma questo sembra non bastare ad Angelino Alfano e intanto il rischio attentato è altissimo mentre Nino Di Matteo e il processo alla Trattativa continua.