Sul sentiero che porta alla riforma del Senato si configura come sempre più insidioso il passaggio riguardante l’immunità parlamentare. Se venerdì il relatore e dirigente della Lega Roberto Calderoli aveva potuto parlare di “quadra” trovata dopo la presentazione degli emendamenti al testo base scaturiti dalla convergenza tra Pd, Forza Italia e Carroccio, le resistenze trasversali al mantenimento delle guarentigie parlamentari anche nel nuovo Senato a elezione indiretta rischiano di far saltare il banco ancora una volta. All’attacco ci sono innanzi tutto gli esponenti del Movimento 5 Stelle, che si preparano all’incontro di mercoledì col Pd denunciando – come fa via blog Luigi Di Maio – “l’ennesimo vergognoso privilegio alla politica”. Ma a pesare, oltre alla prevedibili polemiche pentastellate, sono anche i mal di pancia scoppiati tra i democrat e il gelo di Forza Italia, che smentisce la paternità della decisione di mantenere l’immunità per i senatori del futuro, da scegliere tra i consiglieri regionali e i sindaci. La presidente della commissione Affari costituzionali del Senato, Anna Finocchiaro, è furente e “disgustata dallo scaricabarile: cosa vogliono da me? Vogliono dire – si sfoga l’esponente Pd con Repubblica – che la Finocchiaro protegge i corrotti e i delinquenti? Ma stiamo scherzando. E’ questo il loro giochino?”.
Più distaccata la reazione del capogruppo Pd alla Camera, Roberto Speranza. Per l’esponente democrat quello dell’immunità non è “un problema particolarmente centrale, nella strada verso le riforme”. Parlando col Corriere della Sera, Speranza coglie “due elementi di contraddizione, che vanno valutati. Da una parte, con l`immunità, i sindaci e i consiglieri che fanno parte del Senato sarebbero diversi dai loro colleghi. Dall`altra parte, però, senza immunità si stabilirebbe una differenza tra Camera e Senato”. Di certo, per il capogruppo di Forza Italia al Senato Paolo Romani, il tema immunità non è nevralgico per berlusconiani: “È una questione che non ci riguarda; il ripristino dell’immunità non l’avevamo chiesto noi, non ne sapevamo nulla”. Anche il ministro per le Riforme, Maria Elena Boschi, frena: “Il governo non la voleva, non è un punto centrale”. All’esponente dell’esecutivo dispiacerebbe “se questa sensibilità assolutamente legittima offuscasse la portata di questa riforma”. Calderoli è pronto a un passo dirompente: “Se suscita perplessità il fatto che deputati e senatori abbiano la medesima forma di immunità allora, come relatore, mi sento di fare una proposta e di verificare l’eventuale condivisione: togliamo l’immunità sia a deputati che ai senatori. Tutti siano trattati come cittadini comuni”.