Sottosegretario Graziano Delrio, l’Italia è di nuovo in recessione. Siete ancora ottimisti? ‘Noi siamo convinti – risponde Delrio intervistato da Marco Galluzzo per il CORRIERE DELLA SERA – che il secondo semestre del 2014 sarà diverso, risentirà degli effetti di alcune misure che abbiamo messo in campo. Fra i dati pubblicati dall’Istat ci sono anche delle luci. Sono settimane che l’occupazione continua a dare segnali positivi. Il decreto Poletti sta dando i suoi frutti, stanno tornando gli investitori esteri. Il nostro problema più grande è il basso numero di occupati, poco più di 20 milioni, mentre in Germania il tasso di inattività è la metà rispetto all’Italia’.
Luci e ombre, lei dice, ma il Paese non si muove. Anzi, va indietro. ‘Nessuno ha mai pensato che sarebbe stata una passeggiata, sappiamo che abbiamo tanti punti di debolezza e tante medicine da somministrare, in termini di riforme: è il programma dei mille giorni che abbiamo davanti e che attueremo con ancora più velocità’.
Ma di questo passo rischiamo di sforare il 3 per cento, dopo l’estate dovrete rifare tutti i conti.
‘No, non sforeremo il 3 per cento.Intanto c’è da dire che tutta l’Europa sta dando segnali di crisi maggiore di quello che ci si attendeva. In Germania si è fermata la produzione industriale, il presidente della Bundesbank dice che si debbono aumentare i salari per stimolare la domanda interna: è il percorso che abbiamo intrapreso in Italia, del quale non ci pentiamo ed è una verità che riguarda tutta la Ue’.
Abbiamo sulle spalle un debito che si ‘mangia’ buona fetta degli sforzi di finanza pubblica, dove troverete i soldi per mantenere gli impegni? ‘Fra le entrate abbiamo prudenzialmente sottostimato la lotta all’evasione, gli impegni di spending review sono tutti confermati, anzi alla fine credo che porteremo a casa cifre superiori a quelle previste. Risparmieremo almeno 2 miliardi sugli interessi sul debito, quindi c’è un margine non indifferente. E poi ci sono tante cose che stanno già dando frutti: il bonus sulle ristrutturazioni è stato molto positivo, non solo per risollevare il settore e il gettito ma anche per le conseguenze sull’emersione, dobbiamo continuare su questa strada, con credito di imposta anche su altri settori. E poi guardi che i soldi non mancano…’.
In che senso?
‘Nel senso che in tanti settori ci sono enormi somme già stanziate, in alcuni casi da anni, che sono bloccate perché le opere non partono o non procedono come dovrebbero. Alla fine del mese porteremo sul tavolo del Consiglio dei ministri il provvedimento che il presidente ha chiamato sblocca Italia, è ampiamente istruito, darà ulteriore forza all’economia’.
Sindacati e politica temono una stangata patrimoniale, prima o poi. Può promettere che non la farete?
‘Questo governo si è dato come metodo che non aumenterà le tasse, siamo nati per fare il contrario: restituiremo denaro tagliando la spesa improduttiva e recuperando su efficienze e attrazione di capitali privati. Tutto questo è un processo che richiede tempo, e le prime misure non si sono ancora trasferite all’economia reale, non si è ancora prodotta la necessaria fiducia nei consumi. Gli italiani continuano ad avere prudenza, ma stiamo formando una nuova credibilità, e di certo gli 80 euro sono stabili perché alimentati dalla spending review’.
A questo punto a cosa puntate in termini percentuali a fine anno, realisticamente?
‘È inutile fare previsioni, abbiamo già ridimensionato aspettative di crescita del Def precedente, e si è visto che la nostra prudenza non era eccessiva, lo 0,8 di crescita al momento sembra lontano, ma i conti si fanno alla fine’. Nel Def stimate 17 mld di tagli nel 2015 e 32 nel 2016, avranno certamente anche un impatto negativo sul Pil. Potreste rallentare sui tagli? ‘Assolutamente no, io credo che abbiamo anzi sottovalutato alcune voci, possiamo ottenere risparmi ulteriori rispetto a quelli già stimati, ad esempio sulle Province. E comunque tutti i risparmi sono assolutamente alla nostra portata, se poi con i risparmi alimenti i consumi interni non c’è da essere preoccupati, si tratta di tagliare spesa inefficiente e trasformarla in spesa produttiva’.
Fassina dice che non sono credibili tagli di quell’entità senza intaccare il welfare su cui si regge il Paese. ‘Noi non tagliamo welfare. Tagliamo spesa pubblica assolutamente improduttiva, non tagliamo servizi. Se diciamo alla pubblica amministrazione di pagare a 60 giorni e dunque di contrattare degli sconti rispetto al passato si tratta di risparmi virtuosi e che fra l’altro vanno incontro alle leggi comunitarie. Ed è uno dei tanti esempi che si possono fare’.
Non si smette mai di parlare di interventi su pensioni e/o contributi di solidarietà: è possibile che previdenza e diritti acquisiti non abbiano mai pace?
‘Noi abbiamo messo mano sui risparmi dei ministeri, delle municipalizzate, lasciamo stare le pensioni, non stiamo lavorando su quello’.
Debito che cresce, recessione, sono passati tre anni dalla lettera dalla Bce ma le riforme necessarie sono ancora in parte inattuate. Non è che alla fine arriverà la Troika?
‘No, l’Italia ha tutti i mezzi per rispettare i parametri europei, per continuare a produrre un avanzo primario, abbiamo imboccato una strada virtuosa che non abbandoneremo, non vedo troike all’orizzonte, vedo la necessità di stabilità e di riforme che si approvano e si attuano. Fra tre anni intendiamo consegnare agli italiani un Paese diverso, senza raccomandazioni che provengono dalla Ue’.
Rimpianti sul bonus, era meglio mettere tutto sul taglio dell’Irap?
‘Nessun rimpianto, in questo Paese c’è ancora troppa sofferenza sociale, aiutare le fasce più deboli e sostenere il potere di acquisto sono gli obiettivi primari, è stata la cosa più giusta e equa’. Il governo è più debole? ‘No, per noi l’orizzonte non è un trimestre’.