“Tuteliamo il territorio irpino. Il nostro petrolio è l’aria, l’acqua, il verde e le eccellenze”. E’ il messaggio lanciato dal lungo dibattito contro l’ipotesi di trivellazioni petrolifere nell’incontaminata Irpinia, che si è svolto presso il ristorante Bmode di Avellino e promosso dall’associazione Malanotteno.
L’obiettivo della serata era di raccontare l’Irpinia con le “pizze no triv”, preparate dalle sapienti mani di cinque maestri pizzaioli tutte rigorosamente con prodotti tipici irpini.
La tavola rotonda, moderata da Annibale Discepolo, giornalista de Il Mattino coadiuvato dal direttore di PiùEconomia.it Alfredo Picariello, ha visto tra gli interventi anche quello dell’ex ministro all’Ambiente e all’Agricoltura, Alfonso Pecoraro Scanio, che ha presentato la petizione “Arte della pizza come patrimonio dell’Unesco”, di cui è il primo firmatario, che ha raccolto oltre 200mila firme e che punta a tutelare e valorizzare il prodotto tipico campano più conosciuto ed esportato al mondo.
Un dibattito a più voci che ha visto impegnati, tra gli altri, Ferrante di Somma, del Consorzio tutela vini irpini e della storica azienda vinicola di Tufo “Di Marzio”; Gianni Miccù, presidente nazionale associazione pizzaioli ed il re della pizza campana, il giovanissimo Gino Sorbillo dell’Accademia della pizza, e l’esperto di enogastronomia Luciano Pignataro, giornalista de “Il Mattino”.
“Oil, resource or danger?” è stato il tema del confronto a più voci proprio per sottolineare come la Provincia dei vini DOCG, della cipolla ramata di Montoro, del broccolo aprilatico Paternese, dell’aglio della Valle Ufita, dei prodotti caseari di Montella, del Carmasciano, della castagna IGP di Serino, del fico di San Mango e di tantissimi altri prodotti di eccellenza, non può essere violentata e inquinata dalle trivellazioni.
Un rischio concreto quello che corre l’Irpinia secondo Roberto de Filippis del coordinamento Irpinia no triv : “In Basilicata le grandi multinazionali in Val D’Agri, un’area vasta di 200 km, promisero venti anni fa lavoro ai giovani e ricchezza. Così come accade oggi in Irpinia. Ma quando arriviamo lì troviamo un territorio sventrato. In Irpinia è in cantiere un progetto ampio, con 700 km quadrati, che coinvolge 46 comuni della provincia di Avellino. Il primo pozzo esplorativo è denominato Gesualdo1. La nostra paura è che se in Basilicata sono stati interessati 200 km, figuriamoci per l’Irpinia che ne se prevedono 700 km. E poi c’è un problema sismico legato allo scavo dei pozzi. Il rischio è che a seguito dello Sblocca Italia, ci sia un’accelerazione a partire da aprile».
Il giornalista Alfredo Picariello fornisce ai presenti dati preoccupanti: “in Basilicata c’è un aumento preoccupante di casi di leucemia perforante e l’Irpinia è più vulnerabile della Basilicata in caso di trivellazioni dal punto di vista morfologico. Finalmente oggi anche Avellino prende coscienza”.
Ferrante Di Somma, del Consorzio tutela vini irpini annuncia: «Siamo pronti a muoverci in modo giuridico. Stiamo pensando ad una relazione sull’impatto ambientale ed economico che avrebbero le trivellazioni sul territorio irpino. A realizzarla sarà Piero Mastroberardino da inviare al Ministero dell’Ambiente. Dobbiamo inoltre fare pressione sui deputati del Pd ed utilizzare anche le elezioni regionali per smuovere le coscienze. Dobbiamo coordinarci tra di noi e fare rete, eliminando gli steccati politici. Il mio sogno è organizzare una mega manifestazione a Roma”.
Per il rappresentate di Slow Food Avellino fondamentale il contributo di tutti in questa battaglia “il tam tam che ci renderà più pronti alla reazione in modo da non essere spettatori passivi”.
Per il moderatore Annibale Discepolo: “A noi non interessa ricercare nell’aria un oro nero. L’industrializzazione in Irpinia è stato il male minore, ma ritrovarsi con una provincia bucata dalle trivellazioni non sarebbe bello. Perciò dovete dare vita ad una sinergia, grazie alle vostre eccellenti materi prime, che vi faccia conoscere in tutto il mondo”. Luciano Pignataro ha evidenziato il ruolo che l’Irpinia può avere: “L’Irpinia come molte zone interne vengono considerate non una risorsa ma come qualcosa da sfruttare. Solo da pochissimi anni si è preso coscienza delle risorse che la terra può offrire. Una coscienza che proviene dal fallimento del modello urbano con tanti giovani che stanno investendo. Questa battaglia del petrolio, deve essere utilizzata per prendere coscienza che questi territori il petrolio già ce l’hanno e sono delle cose fantastiche che sono sempre più rare sul mercato mondiale: l’aria, l’acqua il verde. Questo è il petrolio, che cosa volete di più?”
Il re della pizza Gino Sorbillo ha tenuto a precisare: “ noi abbiamo una professione nelle mani, ma riusciamo ad essere bravi pizzaioli se abbiamo l’opportunità di conoscere ed usare dei prodotti straordinari della vostra terra, le eccellenze dell’Irpinia e della Campania. Anche a Milano alle nove di sera abbiamo finito tutto il buono che ci arriva quotidianamente da questa regione nonostante si parli di terra dei fuochi. Una piccola organizzazione e la forza dei prodotti, la vostra storia, delle vostre terre e di ciò che rappresentate, noi pizzaioli, chef ed esponenti del food riusciamo a lanciare il messaggio. Sono onorato di essere tornato qui».
A concludere i lavori l’ex ministro all’Ambiente e all’Agricoltura Alfonso Pecorario Scanio che invita ad una mobilitazione forte : “è una battaglia che non solo si deve fare ma che dobbiamo vincere. E’ vero che si devono impegnare i sindaci, ma ci deve essere una grande mobilitazione di tutti. Se vi aspettate che ci sia una grande sensibilità da parte della classe politica che è collassata, sbagliate. E agli imprenditori di Confindustria bisogna dire: c’è anche la grande industria agroalimentare che va tutelata”.