Attendere la direzione Pd di giovedì prossimo e poi dare via libera al rimpasto. Questa la road map messa a punto dal premier Enrico Letta che, in visita ufficiale in Messico, deve fare i conti con le pressioni che gli giungono dal segretario democrat Matteo Renzi e dal caso De Girolamo. ‘Non gli è piaciuta l’intervista che Matteo Renzi ha dato al Corriere. Quella frase ‘Enrico non si fida di me ma sbaglia’ ha rovinato la sua domenica messicana’, scrive il CORRIERE DELLA SERA. ‘Letta decide di rispondere, naturalmente a modo suo: ‘Invece io di Matteo mi fido e sono convinto che ci siano tutte le condizioni per lavorare bene insieme’ (…) Il cambio di passo? Siamo noi i primi a chiederlo — dice ancora Letta — ed è chiaro che quest’operazione può passare anche attraverso una revisione della squadra di governo’. Riguardo il totonomine Enrico Giovannini è uno dei nomi non graditi al leader democratico per aver sollevato il tema delle coperture del Jobs Act. ‘Il compito dei ministri non è dare giudizi o opinioni, come i professori o gli ospiti dei talk show’, ha detto Renzi al Corriere. Il problema è che il ministro del Lavoro ha tutta la stima di Letta, idem per Fabrizio Saccomanni. Altrettanto instabile la poltrona della guardasigilli Annamaria Cancellieri, che Renzi ha da tempo messo nel mirino. Mentre Flavio Zanonato, dato per giorni in bilico, avrebbe riconquistato qualche posizione nel gradimento del premier. Alfano, Lupi, Franceschini, Orlando, Quagliariello e Moavero sono ‘blindati’. E chi guarda con antipatia a Cecile Kyenge e Carlo Trigilia o attacca da destra Emma Bonino forse non sa – ricorda il quotidiano diretto da Ferruccio De Bortoli – quanto Letta li ritenga ‘strategici’. E la Salute? Quella poltrona piacerebbe ai Socialisti per il professore Mauro Ferrari, che il ministro ha chiamato a presiedere il Comitato sul metodo Stamina: ma la stima di Letta per Beatrice Lorenzin è andata crescendo mese dopo mese e il premier non ha mai pensato di rimpiazzarla. Percorso inverso per la lettiana Maria Chiara Carrozza, i cui uffici hanno combinato il pasticcio dei 150 euro chiesti indietro agli insegnanti. Per LA REPUBBLICA si tratterà di “un ritocco minimo che comunque richiederà un nuovo voto di fiducia in Parlamento” In caso di ampio rimpasto i ministri più a rischio restano Saccommani (che ieri però ha detto di ‘non avere mai pensato alle dimissioni ‘), Giovannini, la Cancellieri, Zanonato e a questo punto la De Girolamo. Non sembra invece correre rischi Moavero, mentre Monti ha smentito di voler approdare al Tesoro dicendosi al più interessato a tornare protagonista in Europa. Scrive invece LA STAMPA: “Le caselle più importanti potrebbero cambiare volto. I bookmakers dei palazzi danno per certa l’uscita di Zanonato, Giovannini e De Girolamo, ma sarebbero in bilico anche Cancellieri, Saccomanni e la Bonino. In ossequio ai nuovi equilibri, Alfano potrebbe restare solo vicepremier e lasciare gli Interni, anche se non a Delrio, per il quale ora si vocifera un incarico da sottosegretario alla presidenza. L’equilibrio possibile è ancora tutto da definire. Ad esempio nel caso del Tesoro non è detto ci sia un politico con le caratteristiche giuste per apparire credibile agli occhi dei mercati. In ogni caso il Pd rivendicherà più visibilità. Basti dire che dei grandi ministeri di spesa oggi solo uno – l’Istruzione – è riconducibile a loro”.