Conti pubblici, Letta: di troppo rigore l'Europa finirà per morire
“Alcuni ayatollah del rigore nell’Ue credono che non sia mai abbastanza, ma di troppo rigore l’Europa finirà per morire” e con essa “le nostre imprese”. Il premier Enrico Letta va già duro contro l’austerità che dall’inizio della crisi ha stretto l’Italia in una morsa. E sceglie l’assemblea di Federcasse all’Auditorium di Roma per assicurare che farà la voce grossa in Europa. “Siamo stati discoli sul debito pubblico” ma virtuosi “sul debito privato”, ha aggiunto. Ma ora “l’Italia ha le carte in regola” per essere ascoltata in Ue. “C’è bisogno di politiche europee per la crescita” e adesso “possiamo chiederle perché abbiamo i conti in ordine” anche se non vuol dire che “c’è libertà di fare debiti”. Letta, rivolgendosi alla platea, ha citato le parole di Papa Benedetto XVI nell’Enciclica ‘Caritas veritatem’, chiedendo che la finanza sia “sussidiaria al lavoro e alla crescita delle imprese” e il denaro “non serva solo a creare denaro ma a creare lavoro e impresa” per rendere i territori in cui si vive luoghi “in cui vivere meglio”. Il capo del governo ha ricordato anche la necessità di portare avanti due sfide in Europa, quella dell’unione bancaria e quella dello sviluppo, con uno strumento europeo di investimento e credito per le imprese. Sul primo tema, ha precisato Letta, “ci eravamo dati come tempi fine anno. L’unione bancaria va completata con strumenti esistenti non modificando i trattati bancari. Su questo – ha ammesso – faremo una battaglia affinché al Consiglio europeo di dicembre non ci siano passi indietro e si completi il percorso”. Ma senza commettere un errore: “Dare tutti i compiti alla Bce. Non si può occupare di crescita e investimenti. In Europa abbiamo un altro strumento che non abbiamo fatto crescere e cioè la Bei (Banca europei per gli investimenti, ndr)” la quale insieme alle tre grandi casse depositi e prestiti (di Italia, Francia e Germania) “possono essere strumenti di investimento e garanzia per le imprese”. Anche su questi temi “ci batteremo sul Consiglio europeo”, ha proseguito Letta ricordando che la stagione della crescita “va basata su conti a posto e il prossimo anno l’Italia avrà debito pubblico e deficit in discesa dopo tanti anni. Un impegno che ci siamo presi anche con tante critiche alla legge di stabilità”. “Questa sera – ha infatti detto il premier – sarò a Berlino per cercare di spiegare all’opinione pubblica tedesca che l’Europa deve essere solidale”. Sul fronte interno “troppi pensano che si possa fare deficit. Noi siamo nel mezzo, non è semplice, bisogna avere spalle solide. Abbiamo bisogno di alleati dentro il nostro Paese e in Europa. La stagione del rigore occorre lasciarla alle spalle, ma la stagione della crescita deve essere basata sulla solidità dei conti”. Tuttavia, “finché non arriveremo almeno a un tasso al 3% sui bond decennali, fino a che questo non diventa un punto di riferimento del sistema, continueremo a vivere una situazione di vulnerabilità”. “Abbiamo immaginato tre obiettivi – ha concluso il premier -: riduzione delle tasse sul lavoro, investimenti produttivi e calo del deficit e del debito fondamentali come la partita delle privatizzazioni iniziata ieri con un primo pacchetto”.