L. stabilità, sindacati proclamano quattro ore di sciopero
Uno sciopero di quattro ore contro la legge di stabilità. È quanto deciso dai sindacati che si sono riuniti a Roma per discutere delle iniziative da intraprendere dopo il varo della manovra. Lo sciopero si terrà nel mese di novembre. Secondo il leader della Cgil Susanna Camusso occorre “trovare risorse per la riduzione fiscale per lavoratori dipendenti e pensionati”. E questo “si può, anche a saldi invariati”. Secondo la sindacalista “se la legge di stabilità è stata confezionata in questo modo vuol dire che non c’è sufficiente convinzione nel governo che bisogna cambiare passo”. Cgil, Cisl e Uil scendono in piazza contro un provvedimento che non piace nemmeno a Confindustria.

IL MONITO DI CONFINDUSTRIA – Da Viale dell’Astronomia si sono già levate critiche per delle misure ritenute insufficienti e stamattina il presidente Squinzi ha ribadito che l’esecutivo ha mancato di coraggio sulla riduzione della spesa pubblica. Il governo Letta “ha fatto passi nella giusta direzione, ma si tratta di interventi insufficienti”. Per Squinzi “Confindustria seguirà con tenacia il dibattito parlamentare, affinché le imprese vengano messe in condizione di cogliere questo barlume di ripresa. Ho espresso il forte timore che nella fase di passaggio di conversione della legge di stabilità non saltino fuori le porcherie, le ‘porcate’ del passato. Mi auguro che questo non succeda”. 

LETTA ANNUNCIA DEI ‘NO’ – E sul fronte governativo, il premier Enrico Letta sembra voler rassicurare Squinzi: “In questi mesi – afferma il premier – ho imparato che si blocca tutto quando non si scioglie alla radice il problema dei cosiddetti concerti, quando cioè non si riesce a dire ‘no’ a un ministero. La prima cosa da fare è quella di stilare le priorità e dire chi comanda. Meno concerti ci sono e piu’ una cosa funziona”. Intervenendo al convegno “Italian Digital Agenda Annual Forum”, il presidente del Consiglio asserisce che “bisogna partire sciogliendo una serie di nodi. Questo per la Pubblica amministrazione è il più grande dei problemi. Meno concerti ci sono, più le cose funzionano. Bisogna dire con chiarezza chi comanda: in prima, seconda e terza battuta”. 

EPIFANI E IL PDL – Al premier offre una sponda politica il segretario del Pd Guglielmo Epifani, per il quale “bisogna evitare” che durante l’esame parlamentare della legge di stabilità “ci sia la somma delle richieste e l’inconcludenza dei risultati”. “Noi dobbiamo fare esattamente il contrario: selezionare le richieste e i miglioramenti e scegliere le cose che servono di più al Paese”, afferma il leader democratico al tg1, che per il provvedimento immagina in Parlamento “un cammino, come sempre avvenuto, molto complicato”. Il centrodestra va già all’attacco auspicando una “riscrittura del provvedimento”, nella convinzione che la legge di stabilità “non fa che aumentare ulteriormente le tasse”. Domenica il ministero dell’Economia ha diffuso una precisazione per confutare proprio la tesi di un appesantimento delle tasse con il superamento dell’Imu, tuttavia, si ammette, il Parlamento dovrà sistemare alcune criticità e ambiguità. Ma senza cambiamenti radicali, dato che non ci sono margini, ha avvertito il sottosegretario all’Economia Pierpaolo Baretta, che ha aperto a “modifiche e miglioramenti” ma “a saldi invariati”. Nello specifico, ha replicato a quanti temono che con la nuova service tax si pagheranno più tasse di prima, “la nuova tassa abolisce l’Imu sulla prima casa e la vecchia Tares” e, aliquote alla mano, “possiamo escludere che la nuova tassa superi, per ammontare la sommatoria delle due imposte che va a sostituire”