Economia e Finanza
Tregua sui mercati. Tregua sui mercati per lo spread BTp-Bund, in lieve calo a 230 punti dopo il venerdì nero con il balzo di 30 punti a quota 240, ma gli effetti della cri s i pol itica s tarmo già pesando su Piazza Affari. A cominciare dalle banche – soprattutto quelle di mediedimensioni, con stock elevati e patrimonio limitato – che hanno in portafoglio massicce dosi di BTp: venerdì la Borsa ha perso il 2,48% a fronte del -4 5%dellebanche. La capitalizzazione bruciatadal comparto finanziario, oltre 3 miliardi, è coerente (secondo alcune simulazioni) con un aumento implicito dello spread di 92 punti: come se il mercato avesse prezzato uno spread Italia-Germania già oltre 300 punti. Stil fronte conti pubblici, la Nota di aggiornamento al Def registrerà l’addio alle privatizzazioni da 18 miliardi, e il deficit 2019 potrebbe chiudere all’1,9%. Da entrate fiscali extra i fondi per sterilizzare – almeno per qualche mese – l’aumento Iva. Intanto, le Confindustrie di Belgio, Francia, Germania, Olanda e Italia scendono in campo contro le limitazioni al traffico dei Tir adottati dall’Austria sull’asse del Brennero. In particolare, l’estensione del divieto settoriale dal 1° gennaio 2020 imposto dal Land Tirolo, cioè il divieto di circolazione permanente per alcune tipologie di merci, fa infuriare le imprese. II divieto mette a rischio le esportazioni italiane. L’interscambio commerciale tra l’Italia e i Paesi del corridoio Scandinavo-Mediterraneo, di cui l’asse del Brennero è un segmento strategico, supera i 200 miliardi di euro l’anno.
Crisi di governo, decreti bloccati. Tra le quattordici questioni risolte, secondo Matteo Salvini — le ha illustrate su Facebook con un nuovo post — neppure una riguarda la scuola o l’università. II ministro dell’Istruzione Marco Bussetti (anche lui, di fatto, uscente) condivide comunque sui social il post del segretario della Lega così commentandolo: «La chiave di ogni successo, nella vita come nello sport, è la fiducia della squadra nel suo capitano». L’ultima promessa mancata da questo governo sul tema istruzione è plateale e riguarda una platea di 79 mila persone: tutti docenti precari. Nell’ultimo Consiglio dei ministri, lo scorso sei agosto, in due ore era stato fabbricato un decreto Scuola da approvare “salvo intese”. Praticamente nulla: l’accordo tra Lega e Cinque Stelle, nel crescendo della pre-crisi, non c’era. Due giorni dopo è arrivato lo stop di Salvini all’alleanza di governo e sulla testa dei supplenti iscritti alla terza fascia delle graduatorie pre-ruolo è nuovamente piovuta grandine. Il governo in bilico e la crisi nella maggioranza tengono in sospeso due grosse partite, che hanno scadenze ben precise, e che senza un esecutivo in carica, dotato di effettivi poteri, rischiano di risolversi in un ennesimo disastro. Doppio in questo caso. Il primo caso è legato al Decreto imprese, approvato «salvo intese» il 6 agosto dal Consiglio dei ministri, e che non essendo stato materialmente scritto per i dissidi tra M5s e Lega non pub essere pubblicato sulla Gazzetta ufficiale facendo mancare ad ArcelorMittal lo scudo penale fino ad allora assicurato all’ex Ilva. II pasticcio dei decreti Com’è noto, infatti, il Decreto crescita a fine giugno ha cancellato lo scudo penale relativo ai reati ambientali mettendo Arcelor nella condizione di dichiarare che in assenza di correttivi non sarebbe stata più in grado di gestire Taranto, mettendo così di nuovo arischio il futuro del siderurgico e dei suoi 20mila occupati. Col decreto imprese, oltre alle norme sui ridere le aree di crisi, il governo aveva deciso di ritornare sui suoi passi reintroducendo un meccanismo di tutele legali «a scadenza» strettamente vincolato al rispetto del I dipendenti di Alitalia che sperano si risolva la crisi eterna della compagnia piano ambientale. La crisi di governo rischia di mandare in frantumi anche i progetti di rinnovo contrattuale dei 3,1 milioni di dipendenti pubblici in attesa della formalizzazione dell’accordo `19-`21. Nella scorsa legge di Bilancio, il governo Conte aveva messo sul piatto uno stanziamento di 1,1 miliardi nel 2019 e 1,4 miliardi nel 2020. Entro fine anno Palazzo Chigi avrebbe dovuto firmare il contratto.
Politica Interna
Crisi di governo, oggi voto in Senato. L’appuntamento è per le 18 a Palazzo Madama, con la battaglia sulla calendarizzazione della crisi. Sul tavolo la decisione della data in cui Giuseppe Conte debba andare in aula per svolgere le sue comunicazioni sulla crisi di governo. Da una parte il 20 agosto voluto dall’asse inedito tra Partito democratico e Movimento 5 Stelle, dall’altro il 14 agosto, cioè domani, invocato dal centrodestra unito: Lega, Fdi, Forza Italia. E’ il primo scontro aperto della lunga battaglia che porterà alle urne o a un nuovo governo. E sarà in Senato, in un’inusuale convocazione nel cuore di agosto, nel voto che dovrà decidere il calendario, che prenderanno forma i nuovi schieramenti sbocciati dalla crisi di governo: da una parte il centrodestra unito e ricompattato – Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia – dall’altra Movimento cinque stelle, Pd, LeU. La prima alleanza è determinata a richiamare tutti domani, 14 agosto, per votare la mozione di sfiducia a Conte; la seconda, sulla carta favorita dai numeri, è d’accordo per rinviare a martedì 20 agosto non la mozione, ma le comunicazioni che il presidente del consiglio Giuseppe Conte ha chiesto di poter rendere in Parlamento. Dopo giorni di comizi in spiaggia, dirette Facebook e dichiarazioni a mezzo stampa, ieri la crisi ha fatto il suo ingresso a Palazzo Madama. Prima sono stati convocati i gruppi parlamentari dei vari partiti— dal Pd al M5S alla Lega; oggi pomeriggio è la volta di Forza Italia — poi, per due ore, si è riunita la conferenza dei capigruppo con la presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati. Intanto, il Capo dello Stato continua a restare in silenzio, non lascia trapelare preferenze o “letture” sulla crisi sospesa che grava sul governo Conte, ma dalla sua breve vacanza sull’isola della Maddalena ovviamente si tiene informato su ogni dettaglio che si sta consumando nei palazzi della politica ed anche sui contatti informali che gli sherpa dei partiti si stanno scambiando. Una quasi-crisi che Mattarella intende condurre con un metodo didascalico. Senza allungare i tempi, senza forzature e in ogni caso senza lo spirito “interventista” che segnò le presidenze di un altro ex democristiano come Oscar Luigi Scalfaro, o come fece Giorgio Napolitano.
Ipotesi alleanza di centro-destra, Di Maio esclude tavolo con Renzi. Un lunghissimo vertice coni fedelissimi a Palazzo Grazioli, in continuo contatto con gli ambasciatori leghisti, ed una certezza: per Silvio Berlusconi, Forza Italia è tornata centrale, decisiva, nel gioco. È quello che ha intenzione di dire oggi a Matteo Salvini, quando lo incontrerà per dettare le sue condizioni per un appoggio alla richiesta di elezioni subito e una indisponibilità ad altre eventuali maggioranze. Nella riunione fiume gli azzurri hanno ragionato sui punti da sottoporre all’alleato: un programma che sia «lo stesso delle Politiche», ma soprattutto la «pari dignità politica» nel centrodestra del quale «siamo la seconda gamba». Il che significa un numero congruo di collegi sicuri da decidere non sui sondaggi ma «sui dati elettorali, delle Politiche e delle Europee, alle quali con l’Svp abbiamo preso attorno al 9%», senza contare poi «il valore aggiunto che darebbe Berlusconi…». Che, è il passo avanti rispetto ai giorni scorsi, non solo non accetta veti sulla sua persona o su altri ma sarebbe «pronto a candidarsi» per trainare il suo partito. Per sancire l’intesa, dunque, l’ex premier dovrà accettare una lista unica con la Lega, sotto le insegne di un nuovo centrodestra e lo slogan “Salvini premier”. Intanto è il vicepremier Luigi Di Maio ad aprire l’assemblea dei parlamentari del MSS, seduta collettiva di psicoterapia per fare il punto dopo la rottura dell’alleanza e decidere la linea per questa crisi di mezz’estate. «La Lega ha pugnalato gli italiani alle spalle — dice ancora Di Maio — e per questo deve pagare». In sala arrivano anche le parole del fondatore Beppe Grillo, che sul suo blog ne ha per Matteo Salvini: «Lo sceriffo è in fuga dalla città, attraversa a gran velocità gli Stati del Sud accolto da un oceano di fischi». Ma anche per Matteo Renzi, che pure non cita direttamente, e la sua proposta di un governo istituzionale: «Volano degli avvoltoi di nuova generazione: gli avvoltoi persuasori. È una nuova specie di sciacallaggio: invece di aspettare la fine cercano di convincerti che la fine è già avvenuta». Più diretto sull’ex leader pd, pur non escludendo esplicitamente accordi con il suo partito, è Di Maio: «Nessuno vuole sedersi al tavolo con Renzi».
Politica Estera
Proteste a Hong Kong. La situazione a Hong Kong ha raggiunto un «punto critico di svolta» con l’emergere di «albori di terrorismo»: è il messaggio minaccioso arrivato da Pechino dopo che ieri l’irruzione nel terminal principale da parte di migliaia di dimostranti ha costretto alla chiusura il terzo più trafficato aeroporto del mondo. La cancellazione di tutti i voli, a partire dal pomeriggio, allo scalo di Hong Kong rappresenta il caso finora più emblematico di ripercussione sull’economia delle proteste di piazza ed evidenziala determinazione dei dimostranti, che nel weekend precedente il decimo dall’avvio delle manifestazioni di massa ainiziogiugno – si erano scontrati in diversi punti dell’ex città stato con forze di polizia decise peraltro a ricorrere a più severi mezzi di repressione: dall’utilizzo di gas lacrimogeni anche in stazioni della metropolitana fino al “travestimento” da manifestanti per poter meglio procedere a pestaggi e arresti. Resta valido il mantra della maggior parte degli analisti politici, che spiegano la moderazione finora prevalsa a Pechino con la considerazione che «non convenga» – sul piano politico, economico e finanziario – al presidente Xi Jinping ricorrere alle maniere forti, rischiando una nuova Tienanmen per porre di fatto fine – con 28 anni di anticipo rispetto alle promesse – al regime di «un Paese, due sistemi».
Scandalo Epstein. E’ morto l’orco, ma è cominciata la caccia all’orchessa. Per oltre vent’anni Ghislaine Maxwell è stata la “girl fiend preferita”, l’assistente e forse anche la procacciatrice di minorenni per Jeffrey Epstein, il miliardario pedofilo ritrovato impiccato nella sua cella di un carcere di massima sicurezza negli Stati Uniti. Mentre un’inchiesta dovrà stabilire se lui si è suicidato o è stato ucciso per tappargli la bocca, ora nel mirino della procura di New York c’è lei: l’ereditiera inglese sospettata di avere reclutato, sfruttato e istruito le “schiave del sesso” da mettere nel letto di Epstein. Si apprende che oltre alle ville a Manhattan e in Florida, al ranch in New Mexico e all’isola privata di Little St. James, Jeffrey Epstein aveva una residenza a Parigi, e per raggiungerla a bordo del suo «Lolita Express» (il soprannome del suo Boeing 727) usava un passaporto austriaco falso negli anni Ottanta. Il governo di Parigi ha chiesto ieri l’apertura di un’inchiesta sui legami con la Francia del finanziere accusato di traffico sessuale di minorenni, perché la sua morte «non privi le vittime della giustizia che meritano» e protegga altre ragazze da «questo genere di predatore». Lo hanno dichiarato la sottosegretaria alla Parità Marlène Schiappa e il sottosegretario per la Protezione dell’Infanzia Adrien Taquet dopo che una Ong ha scritto in una lettera pubblicata dal settimanale L’Obs che diverse vittime francesi compaiono nel caso americano.