Rischio recessione. Si moltiplicano i segnali di un più lungo rallentamento della crescita di Eurolandia. I dati sulla produzione industriale di novembre sembrano escludere la possibilità che il pil dell’Unione monetaria possa rimbalzare, se non marginalmente, nel quarto trimestre del 2018 – come si prevedeva – dopo il +0,2% registrato in estate. Il dato segna una flessione dell’1,7% mensile, dopo una revisione al rialzo dell’incremento di ottobre, portato al +0,1% dal -0,1% inizialmente pubblicato – e un decremento del 3,3% rispetto al novembre 2017. È il peggior dato degli ultimi tre anni. E anche dalla Cina le notizia non sono positive: le esportazioni di Pechino a dicembre, hanno registrato una caduta inaspettata del 4,4% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, riportando il peggior dato mensile da due anni a questa parte. Le importazioni, per di più, hanno registrato un calo del 7,6 per cento, il declino più forte dal luglio 2016. Di conseguenza, il trade surplus cinese mensile è stato di 57,06 miliardi di dollari. Al quadro si aggiunge il fattore valutario, penalizzante per l’export cinese. Lo yuan sta crescendo a vista d’occhio dai minimi raggiunti in ottobre, con una crescita dello 0,9% fino a raggiungere quota 6,7 per dollaro sull’anno.

Banche. La Vigilanza bancaria avrebbe inviato una missiva alle banche italiane nello scorso mese di dicembre contenente una deadline per ogni istituto per azzerare gli Npl, orizzonte che mediamente si aggirerà attorno al 2026. La richiesta di Francoforte sui crediti deteriorati emersa venerdì con il caso Mps, a cui la Vigilanza ha imposto di azzerare il peso degli Npl in portafoglio entro sette anni, non è insomma isolato. Ma se è vero che la Vigilanza Bce ha rivolto l’invito di alzare progressivamente le svalutazioni sui crediti deteriorati a tutte le banche europee, è anche vero che il tema riguarda da vicino soprattutto il settore italiano del credito, su cui pesa il fardello più rilevante dei crediti deteriorati su scala europea. Intanto, proprio sul fronte italiano, si va concreto il rischio che i cinquecento milioni di euro stanziati nella manovra per rimborsare i risparmiatori vittime dei crac bancari possano finire congelati fino al 2020 per un contenzioso con l’Europa. Una beffa che il governo avrebbe potuto evitare ascoltando il parere tecnico formulato dagli esperti del Tesoro lo scorso dicembre, alla vigilia delle modifiche alla legge di Bilancio, come risulta da un documento datato 16 dicembre nel quale l’ufficio di coordinamento del ministero dell’Economia metteva in guardia dal rischio di una procedura d’infrazione per alcune norme tecnicamente sballate, invitando l’esecutivo a non recepire alcune modifiche alla legge di Bilancio contenute in un emendamento dei 5S. ma il governo decise di estendere comunque la platea dei rimborsi a microimprese e onlus.

Politica interna

Cesare Battisti. Cesare Battisti, atterrato ieri a Ciampino dopo l’arresto in Bolivia, non è stato rinchiuso a Rebibbia, come inizialmente ipotizzato, ma nel di massima sicurezza di Massama, a Oristano, dove è arrivato nel tardo pomeriggio di ieri scortato dagli agenti del Gruppo operativo mobile della polizia penitenziaria. Dopo 38 anni di latitanza, l’ex terrorista dei Proletari armati per il comunismo comincerà a scontare le condanne all’ergastolo per quattro omicidi, con isolamento diurno per sei mesi. Sono stati i poliziotti della Criminalpol e dell’Antiterrorismo a bloccarlo sabato a Santa Cruz, in Bolivia, dopo un’indagine lampo. Battisti è rimasto in silenzio durante il suo sbarco a Ciampino. In una stanza dello scalo romano, due funzionari di polizia gli notificano gli atti delle varie procure e gli comunicano il trasferimento ad Oristano. Lui, muto. Non una parola. Il criminale che insieme ad altri criminali chiamati Proletari Armati per il Comunismo mette a segno quattro omicidi. Poi l’evasione dal carcere di Frosinone nel 1981, la fuga in Brasile passando, prima, e a lungo, per una vita nuova costruita in Francia, a Parigi. Critiche bipartisan invece sulla presenza dei ministri Salvini e Bonafede a Ciampino. Dal presidente dell’Europarlamento Antonio Tajani (FI), per il quale “si accolgono le vittime, non i terroristi” — al quale fa eco la collega Mariastella Gelmini che parla di “trofeo Battisti” —, all’ex premier Paolo Gentiloni (Pd), che commenta: “Qualche passarella di troppo in aeroporto me la sarei risparmiata”.

Scenario politico. Questa sera al ristorante romano La Lanterna, in occasione di un evento organizzato dall’associazione “Fino a prova contraria”, sederanno allo stesso tavolo Maria Elena Boschi, Marco Carrai, Francesco Bonifazi, il presidente della Fondazione Open Alberto Bianchi da una parte e Matteo Salvini dall’altra. C’è dunque un terreno di confronto possibile tra la Lega e il Pd che si riconosce in Renzi? Da tempo è partito un tam tam che tende a ridurre le distanze, a collegare i puntini che potrebbero far incrociare le strade del ministro dell’Interno ed dell’ex premier. Intanto il M5S apre la propria campagna elettorale in vista del voto sulle europee con un messaggio on the road di Di Maio e Di Battista diretti a Strasburgo: un viaggio on the road insieme: ieri la prima diretta Facebook durante il viaggio per Strasburgo: “Stiamo di nuovo insieme dopo qualche mese e sono molto contento e fiducioso che si possano fare delle belle cose in Italia e mandare un messaggio anche in Europa”, dice Di Battista; “Come ho detto ho deciso di non candidarmi ma certe battaglie si portano avanti”. Ma la non candidatura di Di Battista non è ancora una certezza: rappresenterebbe per il M5S infatti un asso nella manica da calare in crso di campagna elettorale. Lato Pd, prime polemiche dopo la diffusione dei dati sui congressi locali, secondo cui Nicola Zingaretti sarebbe in vantaggio du Maurizio Martina. La polemica verte proprio sul fatto che siano filtrati numeri non ufficiali, e non sembra un buon viatico in vista della tornata elettorale europea, che si annuncia difficile. Nicola Zingaretti ha fiutato il rischio e consiglia ai dem di non affidarsi alla “teoria minimalista”, che dice “aspettiamo, facciamoli governare e poi gli italiani torneranno da noi”.

Politica estera

Omicidio del sindaco di Danzica. Pawel Adamowicz, sindaco 53enne di Danzica, è morto ieri dopo essere stato accoltellato nella serata del 13 gennaio da un 27enne che accusava l’opposizione liberale di averlo “torturato” con un’incarcerazione ingiusta. L’aggressione è avvenuta nel corso del concerto benefico in diretta tv organizzato dalla Ong “Wosp” che raccoglie fondi per reparti di pediatria e organizza corsi di pronto soccorso. Con Pawel Adamowicz se ne va uno dei politici più popolari della Polonia: cattolico, pragmatico, europeista e anti-nazionalista, considerato il simbolo della resistenza contro il sovranismo di Kaczynski: quando il governo proponeva leggi che limitavano i diritti omosessuali, Adamowicz offriva la città per “il più grande Gay Pride polacco”. Ai discorsi incendiari del premier Morawiecki controbatteva con la dolcezza, perché “la violenza fisica è di solito preceduta dal quella verbale. Se il linguaggio delle élite viola ilimiti genera sempre più violenza”.

Brexit. Questa sera il Parlamento inglese è chiamato a votare l’accordo sulla Brexit; “date una seconda occhiata alla mia proposta” ha detto ieri la premier Theresa May, nel tentativo di convincere i deputati di Westminster ad approvare il suo accordo, evocando il rischio di una spaccatura del Regno Unito, rafforzando le tendenze indipendentiste in Scozia e il desiderio di riunificazione in Irlanda. L’accordo raggiunto è un compromesso, ha detto la premier, e come tale non ideale, ma è anche “l’unico mezzo possibile per garantire l’uscita dall’Unione Europea”. La May ha anche annunciato di avere ricevuto una lettera dalla Ue che contiene nuove rassicurazioni sulla “backstop”, la garanzia che non si tornerà a un confine interno in Irlanda,che è il punto più controverso dell’accordo. Ma si prevede che l’intesa proposta dalla premier potrebbe subire una sconfitta schiacciante, cosa che aprirebbe due scenari: un no deal con rottura traumatica, e conseguenze economiche nefaste, o un nuovo referendum.