Economia e finanza
Washington. Il Sole 24 Ore: «È tempo di una riforma fiscale complessiva»: sono sulla stessa linea il Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, e il ministro delle Finanze, Giovanni Tria, intervenuti ieri in una conferenza stampa congiunta a Washington, a conclusione dei lavori dell’Fmi e del G20. Poco dopo, in una differente conferenza stampa, il presidente della Bce, Mario Draghi, ha detto che «le priorità per il Paese restano occupazione e crescita, e l’Italia sa cosa fare». Passando ai piani del Governo sulla riforma del fisco e alle riserve emerse durante i lavori dell’Fmi, Visco ha detto di non aver mai parlato di flat tax e che «dopo 40 anni, è tempo di una riforma complessiva» del fisco, che contempli anche la lotta all’evasione. Sulla flat tax, Tria ha detto che «abbiamo bisogno di una riforma del sistema fiscale per allentare il peso sulle famiglie del ceto medio, senza perdere di vista la stabilità finanziaria: bisogna trovare un bilanciamento». E sulla compatibilità tra sterilizzazione dell’Iva e flat tax, ha detto di non ritenere questo «il problema centrale dell’economia italiana. Si deve trovare la compatibilità tra diversi obiettivi». L’Italia, ha ammesso Tria, «ha uno spazio fiscale limitato per fare politica espansiva, ma allo stesso tempo quando siamo vicino a una stagnazione non si possono fare misure restrittive». E, tuttavia, «dipende anche da come va la ripresa economica, che può aprire o meno spazi» aggiuntivi. Il Corriere della Sera: Draghi apre l’analisi al contesto europeo: «I rischi delle prospettive nell’area euro sono al ribasso». Certo, restano «i rischi» legati alla Brexit e al protezionismo che pesano sulla possibile ripresa economica nella seconda metà del 2019. Ma ora, ha aggiunto il numero uno della Bce, tocca ai governi: «La nostra politica monetaria resta accomodante, ma non può bastare». Anche il ministro Giovanni Tria confida in un rimbalzo del prodotto interno lordo nei prossimi mesi, ma per il momento il governo ha davanti un percorso molto complicato. Il dato: 23,1 millardi il valore delle clausole di salvaguardia per scongiurare l’aumento Iva.
Scenario. Il Sole 24 Ore: il sentiment delle imprese italiane sulla situazione economica generale e le prospettive a breve delle loro attività sembra migliorato tra febbraio e marzo. Resta in positivo (anche se in lieve calo) il saldo tra le attese di aumento o diminuzione della spesa per investimenti e sono favorevoli in tutti i comparti quelle sull’occupazione. I segnali positivi arrivano dall’ultima “Indagine sulle aspettative di inflazione e crescita” realizzata dalla Banca d’Italia. Si tratta di segnali importanti per due ragioni. La prima, perché seguono al netto deterioramento dei giudizi registrati a fine 2018. La seconda, perché vanno di pari passo con il doppio incremento congiunturale consecutivo fatto segnare dalla produzione industriale. Due correlazioni non fanno una causalità ma in attesa del dato Istat di fine aprile sul Pil del primo trimestre vale la pena registrarle. Sempre rimanendo in Bankitalia si segnala Repubblica: passano i giorni e le nomine del direttorio della Banca d’Italia ridiventano un caso. Le istituzioni fremono e la maggioranza, in campagna elettorale, fa melina. Mancano 25 giorni al 9 maggio, data entro cui confermare nei nuovi incarichi quattro membri del collegio a cinque che guida la vigilanza. Ieri a Washington Visco ha detto: «Auspico che il processo si concluda regolarmente senza né veti né ostacoli. Sono in attesa di risposta, è molto importante perché il direttorio operi a pieno regime, dato che i suoi membri svolgono funzioni fondamentaIi». Oggi dalla prima del Sole 24 Ore spazio all’attuazione delle riforme: più velocemente cresce il numero dei decreti da fare e per i quali il tempo assegnato dal legislatore è scaduto. I provvedimenti fuori tempo massimo necessari per tradurre in pratica le misure del Governo Conte erano, poco più di un mese fa, 25. Ora sono 60: quasi triplicati. Una fuga in avanti più forte di quella registrata sul fronte dell’attuazione, aumentata di otto punti percentuali, passando dall’11,2 di trenta giorni fa ai 19 di adesso. Tradotto in valori assoluti, significa 18 decreti arrivati al traguardo. Inalterato comunque il numero di provvedimenti ancora da fare: erano 167 nell’ultimo monitoraggio e sono diventati 166.
La Stampa parla invece di un blitz mattutino di un paio di ore, prima di volare a Roma per presentare le cinque capolista donne alle Europee per Luigi Di Maio. Sceglie Torino per provare a recuperare consensi tra gli imprenditori. Non cita la Tav, tema troppo divisivo, ma apre su tutti gli altri fronti: dall’iva («che non aumenterà, ve lo assicuro») al reddito di cittadinanza («tranquilli – dice sicuro – avanzeremo diverse centinaia di milioni di euro rispetto a quelli previsti»). Di Maio appare rinvigorito dalle affermazioni del presidente di Confindustria Boccia che, non più tardi di tre giorni fa, ha espresso apprezzamento per il ministro: «Luigi sembra uno di noi». E il vicepremier prova a sfruttare l’assist. Sul Corriere si segnala invece l’intervista a Pasquale Tridico: «Reddito, sì al 75% delle domande. L’Inps? La faccia buona del Paese». Mentre iI Salone del Mobile di Milano, che chiude oggi, si avvia a un nuovo successo: si parla di una crescita di visitatori attorno al 20% rispetto all’edizione del 2017, verso quota 400mila.
Politica interna
Crisi libica. Il Sole 24 Ore: È una crisi, quella libica, che sta impattando sempre più direttamente (e con conseguenze non facilmente prevedibili) con la campagna elettorale per le europee in Italia e nel resto d’Europa. Viene letta così, secondo convergenti fonti governative, la volontà del presidente del Consiglio Conte di rafforzare il gabinetto di crisi sulla Libia a Palazzo Chigi coordinato dallo stesso premier e che avrebbe proprio lo scopo di contenere eccessivi sconfinamenti di campo del vicepremier e ministro dell’Interno, Matteo Salvini, sul dossier. Prima il ministro della Difesa Trenta e ieri il vicepremier Di Maio hanno insistito sulla necessità di agire collegialmente sulla Libia per evitare pericolose “fughe in avanti”. «Lavoriamo come squadra anche sulla Libia – ha chiarito Di Maio – perché almeno il tema libico non entri in campagna elettorale ma faccia parte dell’azione sinergica e compatta di questo Governo». Anche se i timori di Palazzo Chigi su eventuali invasioni di campo di Matteo Salvini sulla Libia vanno letti, secondo il ministero degli Esteri, come una rivalità non di competenze ma tra leader e forze politiche. Lo stesso per i rapporti con la Francia: secondo lo stesso ragionamento vanno letti in chiave più di avvicinamento alle elezioni europee che di vero e proprio scontro diplomatico tra Paesi con interessi diversi sulla Libia. Il Corriere della Sera: ormai è scontro a tutti i livelli e su tutti i temi, anche su Roma. Con Virginia Raggi è di nuovo battaglia. Salvini: «Io posso mettere a disposizione poliziotti, telecamere, ordinanze, sgomberare palazzi e campi rom, però io non faccio il sindaco. Non posso essere io a pulire la città». II governo non farà «omaggi», non regalerà soldi alla Città Eterna «ignorando i problemi di tutte le altre città». Quello che serve è «una amministrazione comunale pronta, sveglia e presente», come dire che quella pentastellata non lo è: «Roma non è mai stata così sporca». La sindaca gli replica con altrettanta ruvidezza: «Chiedeva vagoni senza terroni, il ragazzo ora sta crescendo. Invece di parlare di Roma si occupi della sicurezza. Parla di tutto in tv ma, visti i fatti di cronaca, mi sembra che non passi mai ai fatti». Sulle Europee: al tempio di Adriano, dove il capo politico dei 5Stelle ha appena finito di presentare le sue cinque donne per l’Europa, a tenere banco è il durissimo attacco sferrato contro Salvini. «Per noi è difficile immaginare alleanze con Orbán o Le Pen». «Quando c’era da aiutare l’Italia non lo hanno fatto, anche sull’immigrazione. È facile fare i sovranisti con le frontiere italiane». Parole chiare, che dividono però la platea. C’è chi dice che l’aggressione fosse preordinata, nient’altro che una pantomima: da qui al 26 maggio i vicepremier gialloverdi se le daranno di santa ragione, ma solo per finta, per cercare di strappare qualche seggio in più oltreconfine. E chi invece sostiene che no, la competizione fra i due è autentica, col grillino in difficoltà per la verve eccessiva dell’alleato e il leader lumbard sempre più insofferente alla coabitazione forzata.
Carabiniere ucciso a Foggia/Scandalo sanità in Umbria. Il Corriere: uno sfogo. Forse qualcosa di più. La sparatoria e la morte del maresciallo Vincenzo Di Gennaro a Cagnano Varano ha colpito Luigi Di Maio. Il vicepremier pentastellato ricevuta la notizia si è fermato, ha chiamato il suo ministro della Difesa Trenta ha preso informazioni e ha sentito Conte. Poi ha sbottato: «Ora basta, non è la prima aggressione che fanno contro un servitore dello Stato. Quel che è accaduto a Cagnano Varano non può restare impunito. Quel criminale deve pagare ma anche il governo deve dare una risposta e la deve dare subito», ha detto il leader Cinque Stelle. E precisa: «Qui abbiamo parlato tanto di legittima difesa ma la vera legittima difesa serve per le nostre forze di polizia. Per i nostri carabinieri, poliziotti, militari e per chiunque svolga una funzione a tutela della sicurezza dei cittadini. Ne parlerò con il ministro della Giustizia Bonafede e anche con il Viminale». Nella testa del vicepremier – che ieri ha presentato le cinque capolista per le Europee di maggio – prende corpo l’idea di inserire delle aggravanti per chi compie violenze contro le forze di polizia e militari. Un modo anche per compattare i Cinque Stelle su un argomento, quello della sicurezza, dove non sono mancate le ruggini.
Si segnala anche lo scandalo sanità in Umbria. La Stampa: «La loro vera attività, il loro vero lavoro non era la politica, ma influenzare i concorsi pubblici», spiegano fonti inquirenti. Parole supportate dagli atti dell’inchiesta, oltre 300 pagine di colloqui intercettati e ancora non depositati, che hanno portato alla luce l’intervento della «cricca» su almeno undici bandi, per l’assegnazione di una trentina di posti per primari, medici e infermieri all’ospedale di Perugia. Indagata a piede libero la presidente della Regione, Catiuscia Marini. Intervista dal Corriere dice: «Aspettiamo l’esito dell’inchiesta. Certo che se dovesse essere confermata l’ipotesi dell’accusa mi sentirei tradita almeno due volte: dalle persone che ho scelto, ma anche da un sistema di controlli che evidentemente non ha funzionato». «Diciamo alle procure: indagate e andate fino in fondo, e se ci sono delle responsabilità devono essere accertate». Nicola Zingaretti, segretario del Pd guarda all’inchiesta sui concorsi della sanità in Umbria, regione governata dal Pd, chiedendo trasparenza.
Politica estera
Libia, allarme profughi. Il Corriere: La crisi libica e i rischi per l’Italia, evidenziati dall’intelligence nei report riservati consegnati in queste ore al presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Ci sarebbero seimila profughi pronti a partire per il nostro Paese. Sul fronte delle operazioni militari arrivano aiuti stranieri a Haftar. Il vicepremier Salvini attacca ancora la Francia: “Non giochi”. Il Sole: se il generale Haftar continua la sua offensiva verso Tripoli, ieri ha conquistato Azizia, e non vuole sentirne parlar di tregua, probabilmente è perché non si sente solo. Gli scontri tra le sue forze e quelle del Governo di accordo nazionale, l’Esecutivo stanziato a Tripoli e sostenuto dalla Comunità internazionale, sono andati avanti anche ieri. A Suani, a soli 25km a sud della capitale, la battaglia è stata molto violenta. La Stampa: Gentiloni sulla crisi libica: “E’ chiaro che la Libia nel caos significa anche un pericolo di infiltrazioni dalla frontiera con la Tunisia di gruppi qaedisti e in particolare di Ansar al-sharia. Poi ci sono i contraccolpi economici, per l’importanza che ha la Libia per l’Eni e per l’approvvigionamento energetico. Ed è evidente che una ripresa anche limitata di flussi migratori, dovuti al caos e alla non operatività della guardia costiera, renderebbe impossibile questa linea propagandistica e meschina della chiusura dei porti per chi fugge da una guerra”. “Rischio per la tenuta del Governo” e sempre Gentiloni mette in conto un voto anticipato: che deve portare dritto alle urne, “perché non esiste alcuna possibilità di un sostegno del Pd a un eventuale governo tecnico”. In questo scenario “la posta delle prossime elezioni non va sottovalutata perché al fondo riguarda la possibilità per l’Italia di continuare ad avere un ruolo in Europa. Parliamoci chiaro: oggi questo ruolo è minacciato. Siamo ai margini. E dai margini alla porta di uscita talvolta il passo è breve”.
Scenario. Il Corriere: Alan Kurdi, c’è l’intesa. La Commissione europea ha trovato per l’ennesima volta una quadra per accogliere un nuovo gruppo di naufraghi. Venti andranno in Francia, al massimo 26 in Germania. Il restante in Portogallo e Lussemburgo. Niente Italia. «Ottime notizie» secondo il ministro dell’Interno Matteo Salvini che ieri ha commentato cosi lo sbarco a La Valletta: «Come promesso, nessun immigrato di questa nave di Ong tedesca arriverà in Italia».
Il Messaggero intervista Juan Guaidò: oggi Guaidó – presidente del Parlamento venezuelano e riconosciuto presidente della Repubblica da oltre 50 paesi nel Mondo, fra cui però non figura l’Italia – promette che non si fermerà se non davanti alla caduta del chavismo e di Nicolas Maduro. «Non daremo pace alle nostre braccia e alle nostre anime finché non restaureremo la democrazia e la libertà in Venezuela», giura il leader dell’opposizione.
La Stampa sul caso Assange: “Ha messo in pericolo i nostri informatori”, Trump “ci distrae e va ignorato”. Netanyahu “è un uomo intelligente e diretto”. Hillary Clinton, ospite a sorpresa sul palco del Women in the World Summit, parla di tutto, non risparmiando giudizi sull’attualità stringente. La conferenza annuale di Tina Brown mette il riflettore sulle donne leader.
Papa Francesco incontra gli studenti del liceo Visconti di Roma e dice loro: «Liberatevi dalla dipendenza del telefonino, è come una droga». Ribadisce con forza il suo «no al bullismo, seme di guerra». E insieme invita a «non aver paura delle diversità. II dialogo tra diverse culture arricchisce il Paese». È il succo di un discorso pronunciato ieri in occasione dell’Anno Giubilare Aloisiano.