Politica Interna
Strage di Viareggio. Il tribunale di Lucca dopo cinque ore di camera di consiglio ha condannato 23 dei 33 imputati per la strage alla stazione di Viareggio del 2009. Tra di loro anche Mauro Moretti, all’epoca amministratore delegato di Ferrovie dello Stato: l’accusa per lui aveva chiesto 16 anni, ma i giudici lo hanno condannato a 7 anni. Vincenzo Soprano, ex ad di Trenitalia e Michele Mario Elia, nel 2009 ad di Rete ferroviaria italiana, hanno subito una condanna a sette anni e sei mesi, Presenti in aula molti familiari delle vittime. L’incidente costò la vita a 32 persone. Quando il presidente Boragine finisce di leggere il verdetto fra i primi a commentarla c’è l’avvocato di Moretti, Armando Dapote: «L’esito di questo processo è scandaloso, questa sentenza trasuda di populismo». Secondo il Testo unico in materia di intermediazione finanziaria, che richiama il regolamento del ministero della Giustizia 162 del 2000, solo le sentenze irrevocabili ledono i requisiti di onorabilità pregiudicando lo svolgimento delle «funzioni di amministrazione e direzione».
La legge elettorale. Matteo Renzi accelera. Il segretario del Partito democratico non vuole perdere tempo. E così ieri il Pd, con l’appoggio di 5 Stelle, Lega e Fratelli d’Italia (ossia il partito del voto anticipato) ha ottenuto nella riunione dei capigruppo della Camera che la legge elettorale venga calendarizzata in Aula il 27 febbraio, poi a marzo scatteranno i tempi contingentati. Non solo: il Pd è pronto a dire sì alla proposta pentasfellata di estendere l’Italicum riveduto e corretto dalla Corte costituzionale pure al Senato: cioè con il premio di lista e senza il ballottaggio. Insomma, Italicum alla Camera e Italicum pure a Palazzo Madama, anche se restano ancora aperte due questioni: premio di lista o premio di coalizione e soglie di sbarramento. In questo modo si avrebbero due leggi omogenee proprio come ha chiesto il presidente Sergio Mattarella. Si capisce il giubilo dei Cinque Stelle, ieri sera. Sta passando la loro linea, corroborata dai tempi contingentati per la discussione in aula.
Politica Estera
Donald Trump. Dilaga la “disobbedienza civile” contro Donald Trump: dagli alti ranghi dell’amministrazione pubblica fino ai governi locali. E lui reagisce con una Grande Purga, sfruttando lo “spoil system” con una durezza che non si ricorda dai tempi di Richard Nixon. “You are fired!” l’urlo del licenziamento reso celebre dal reality-tv The Apprentice – che si concludeva regolarmente con aspiranti imprenditori cacciati dall’imprenditore capo cioè The Donald – ora risuona nelle stanze del potere a Washington. La vittima più illustre finora è SallyYates, magistrata di carriera, rispettata per la sua competenza. Riempiva una casella vuota in attesa di nomina, quella del segretario alla Giustizia, dopo essere stata il viceministro “tecnico” nello stesso dicastero. Si è rifiutata di applicare il decreto blinda-frontiere, giudicandolo illegale. Un gesto gravido di conseguenze, perché senza la mobilitazione del ministero di Giustizia quell’ordine esecutivo – già abbastanza contrastato – rischia di finire in un limbo d’incertezza totale. Sally Yates, sostituto del ministro della Giustizia in attesa della ratifica parlamentare di Jeff Sessions, ha lasciato il dicastero per il quale ha lavorato per vent’anni. Sostituita da Dana Boente, un magistrato della Virginia incaricato dal presidente — che ha accusato la Yates di tradimento — di tenere le redini della Giustizia fino all’insediamento di Sessions.
Trafficanti d’armi. È il mistero della Libia: una guerra di tutti contro tutti, nonostante un embargo internazionale. Eppure è evidente che armi e munizioni giungono ugualmente in Libia, altrimenti i combattimenti, in atto da cinque anni, sarebbero già finiti. Ecco, la Libia è il paradiso dei mercanti d’armi. E ieri la procura di Napoli, al termine di un’indagine dei reparti speciali della Guardia di Finanza, ha fatto arrestare una coppia di San Giorgio a Cremano, Mario Di Leva e Annamaria Fontana 69 e 63 anni, intermediari nel settore. È stato arrestato anche Andrea Pardi, amministratore delegato della Società Italiana Elicotteri. Lo accusano di essersi reso disponibile «a procurare eliambulanze facilmente convertibili ad usi militari, elicotteri d’assalto sovietici MI-17, 3 elicotteri militari modello «Mangusta A129», 13.950 fucili da assalto «M14 rifle», nonché missili di vario genere, da destinare al governo provvisorio libico». Mario Di Leva, un mprenditore edile sulla carta d’identità, sarebbe in realtà un «faccendiere e un mercante d’armi». Secondo le indagini partite da altre inchieste su un esponente dei casalesi legato alla mala del Brenta, Di Leva è un eclettico.
Economia e Finanza
Scontro Trump – Merkel. Non sarà solo sulle parole e sui princìpi la disputa tra Donald Trump e l’Europa. Ieri, la tensione ha preso la forma di uno scontro tra uno degli stretti consiglieri del presidente americano e Angela Merkel su questioni di affari, di commercio. Controversia iniziata da un’intervista in America che ha sollevato preoccupazioni un po’ in tutta la Ue, tanto che anche il ministro italiano dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, ha lanciato l’allarme per i rischi che può correre il Made in Italy se nel mondo si affermassero politiche protezioniste. Tutto è iniziato con un’intervista a Peter Navarro, il capo di un nuovo organismo voluto da Trump, il Consiglio Nazionale per il Commercio. Parlando con il Financial Times, Navarro ha sostenuto che la Germania approfitta di una valuta «esageratamente sottovalutata» (l’euro) per «sfruttare» gli Stati Uniti e i partner europei. La sua teoria è che l’euro è «un deutsche mark implicito», camuffato ma meno forte di quanto sarebbe se dipendesse solo dall’economia tedesca: consente così alle imprese della Germania di esportare a prezzi vantaggiosi in America. In sostanza, una manipolazione valutaria. L’ attacco dell’Amministrazione Trump alla Germania, accusata di manipolare il cambio nascondendosi dietro l’euro, era ampiamente prevedibile. Le conseguenze lo sono meno.
Lettera all’Ue. È sullo sfondo di un quadro nuovo che l’Italia oggi deve rispondere alla Commissione Ue, dopo la richiesta di una stretta di bilancio da 3,4 miliardi. Le ferite della crisi iniziano finalmente a chiudersi quasi ovunque. Per la prima volta dalla Grande recessione, nel 2016 l’area euro ha registrato un aumento del reddito (più 1,7%) superiore a quello degli Stati Uniti (1,6%). Per il secondo anno di seguito la Spagna è cresciuta del 3,2%. La Germania sfiora un ritmo del 2%, mentre la disoccupazione dell’area a moneta unica è scesa dal 12% del 2013 al 9,6% di dicembre scorso. Se questa è l’Europa di oggi, l’ltalia che ora deve mandare una lettera di impegni a Bruxelles appare in ritardo di due o tre anni. Dal 2013 rivede un pò di crescita, ma senza mai neppure avvicinarsi a una velocità di crociera dell’1% l’anno. La disoccupazione a dicembre era ancora al 12%, più o meno esattamente il livello di metà 2013, metà 2014 e metà 2015. Azioni aggiuntive di lotta all’evasione e all’erosione fiscale per irrobustire la colonna delle entrate, e nuovi passi nel contenimento della spesa pubblica per assottigliare quella delle uscite. Viaggiano su questi due binari, le prospettive di finanza pubblica indicate dal governo nella risposta alla richiesta di correzione Ue che sarà recapitata oggi a Bruxelles.