renzi con Alfano
Politica interna
 
Province: il governo ottiene la fiducia al Senato con 160 sì e 133 no, un risultato tutto sommato rassicurante per la maggioranza, sul decreto Delrio, che declassa le province a enti di secondo livello in attesa che una riforma costituzionale le cancelli definitivamente. Il disegno di legge supera così il primo scoglio parlamentare e passa alla Camera, dove è destinato ad ottenere il via libera definitivo. Esulta Renzi che parla di “segnale forte” dato al Paese; un sondaggio Eurispes conferma che il 68% degli italiani è d’accordo con la strada imboccata dal premier, ma non mancano i dissensi politici. Forza Italia definisce la nuova norma “un orrore”, secondo il M5S vengono di fatto aumentati costi e poltrone, senza di fatto cambiare nulla, e anche all’interno del Pd qualcuno sembra perplesso sul progetto di legge, che secondo Delrio farà risparmiare immediatamente 160 milioni.  
 
Voto di scambio: Renzi lancia un appello a tutta la maggioranza per “fare in modo che una legge sul voto di scambio politico-mafioso sia al più presto approvata”, aggiungendo però una postilla, “facendo attenzione che la norma sia efficace”. Precisazione che lascia intendere la possibilità di qualche ritocco a un ddl che la Camera aveva approvato in una formulazione poi sostanzialmente cambiata dal Senato, grazie ad un asse Pd Sel M5S, che ora la Camera non sa più se ratificare o emendare. Forza Italia si prepara ad un duro ostruzionismo, i grillini sono invece entusiasti di una legge di cui rivendicano la paternità; la maggioranza, con le sue diverse anime, appare perplessa.
 
Forza Italia: l’Ufficio di presidenza del partito si riunisce oggi pomeriggio in un momento difficile, quasi drammatico, in attesa della decisione del Tribunale di sorveglianza di Milano sulla modalità della pena che dovrà scontare Berlusconi. Le liti sulle candidature per le elezioni europee non si placano, oggi il vertice dovrebbe stabilire delle regole ma la sfida di Fitto a Toti non è ormai più neppure mascherata. L’ipotesi più verosimile è che si arrivi ad una mediazione e venga dato il via libera a “singoli casi” di candidature di parlamentari già in carica, che una volta eletti si dimettano dall’incarico in Italia per approdare a Bruxelles. Difficile comunque che venga candidato Scajola, nonostante le pressioni da parte della delegazione ligure.             
 
 
Politica estera
 
Obama: il presidente americano è atterrato ieri a Roma per una visita di 36 ore. Stamane incontrerà il Papa, con il quale vorrebbe definire un piano di azione comune mettendo da parte le aree di dissenso; Obama dice di arrivare a Roma per ascoltare la voce del Pontefice e capire come vincere la sfida contro la povertà estrema e limitare le sperequazioni nella distribuzione dei redditi. Seguirà la visita al Quirinale per parlare di questioni internazionali con Giorgio Napolitano, che Obama, come dice l’ambasciatore in Italia John Phillips, definisce “un vecchio amico e una roccia di stabilità per il Paese”. Quindi incontro con il premier Renzi a Villa Madama, sul tavolo i temi di Ucraina, Libia, Iran, Siria e Afghanistan; verrà affrontato anche l’argomento degli F35 che l’Italia vorrebbe tagliare; la conferenza stampa congiunta Renzi Obama segnerà la fine della parte ufficiale della visita del presidente statunitense.
 
Marò: forse arrivato ad una svolta il caso dei due fucilieri di Marina trattenuti in India da oltre due anni. Di fronte alle commissioni Esteri e Difesa di Senato e Camera l’inviato speciale del governo, Staffan de Mistura, ha ribadito che l’Italia rifiuta la giurisdizione indiana e chiede che il giudizio su Girone e Latorre sia espresso da una corte italiana o internazionale. “Noi al processo non andiamo” ha ribadito il diplomatico, annunciando poi “un’iniziativa internazionale che dovrebbe produrre i propri effetti in termini concreti nel giro di un mese”, senza però specificare di cosa si tratti, per “evitare che le controparti abbiano elementi eccessivi per poter fare contromosse”.
 
 
Economia e Finanza
 
Spending review: è lo stesso presidente della Repubblica ad intervenire sul tentativo di revisione della spesa pubblica cui si accinge, dopo Monti e Letta, anche il governo Renzi. Parlando alla sede dell’agenzia di stampa Ansa Napolitano ha inviato un richiamo alla politica perché esca dal meccanismo dei tagli “assolutamente immotivati” e si accinga invece a scegliere, cioè a sfoltire la massa degli 800 miliardi contabilizzati nel bilancio dello Stato secondo un “nuovo ordine di priorità”, dunque con “capacità selettiva” e non solo “sulla base di percentuali e parametri”. Una ratio diversa che Renzi sembra accogliere, affermando di condividere totalmente le parole del Presidente; altrettanto fa il ministro Lupi, mentre il Nuovo centrodestra promette che la sanità non verrà tagliata.    
 
Padoan: il ministro dell’Economia conferma la sua fiducia nella possibilità di uscire dalla crisi attraverso una crescita forte, che sia ricca di lavoro, di nuova e buona occupazione in un Paese che sia finalmente in grado di far funzionare l’economia e lo Stato in modo di gran lunga più semplice rispetto al passato. “Abbiamo tre anni di tempo per cambiare l’Italia: possiamo e dobbiamo farcela” afferma Padoan, che ribadisce la volontà di rispettare i limiti europei, pur non nascondendo le difficoltà, che sono tante, in primis quella di superare le resistenze corporative che “non possono  e non devono fermarci”. Il ministro si concentra anche sulle  opportunità, “che ci sono e vanno colte”