Politica interna

 

Pd: la sinistra del partito vede il voto di fiducia dato ieri dal gruppo di Verdini al governo come l’invasione dei barbari, un fatto politico molto grave che cambia la maggioranza e motiva la richiesta di congresso anticipato. A sfidare apertamente Matteo Renzi è sceso in campo Roberto Speranza, rinfacciando al premier la mancata rottamazione e accusandolo di trasformismo; anche Gianni Cuperlo sottolinea la sua distanza dall’idea di Renzi di trasformare una maggioranza ibrida e temporanea in una scelta strategica. Replica Deborah Serracchiani assicurando che mai il gruppo di Verdini farà parte del Pd ed accusando Speranza di volersi candidare a segretario di Ala, incarico per il quale avrebbe più chance che non per la segreteria Pd. Anche la Boschi non rinuncia ad una battuta sul congresso, che sarà nel 2017 e nel corso del quale si potrà vedere se chi sa solo lamentarsi e fare polemiche riuscirà ad avere la meglio sull’attuale segretario.

 

Roma: Matteo Salvini è impegnato a Milano alla presentazione del candidato unitario del centrodestra, Stefano Parisi, ma parla della situazione romana, annunciando che dopo aver ascoltato, domani, i romani ai gazebo, lunedì in base ai risultati ottenuti proporrà alla Meloni e a Berlusconi di azzerare tutto. Nei 41 gazebo preparati dalla Lega i quesiti rivolti ai cittadini riguarderanno le priorità per il Campidoglio, il parere sulle Olimpiadi del 2024 e soprattutto la scelta del candidato del centrodestra, che in realtà già ci sarebbe nella persona di Guido Bertolaso, scelto da Forza Italia e da Fratelli d’Italia. A lui si aggiungono Francesco Storace e Alfio Marchini. Tengono banco in queste ore i sondaggi, che fotografano un Bertolaso a rischio ballottaggio; domani i nomi sulla scheda delle primarie leghiste saranno 5, oltre ai già citati anche Irene Pivetti e Fabio Rampelli, più uno spazio vuoto per altre possibili scelte: “Io non voglio imporre nessuno” ha detto Salvini.

 

 

Politica estera

 

Caso Regeni: il giovane ricercatore sarebbe stato ucciso da “torturatori di professione” perché rivelasse i suoi contatti con gli ambienti dell’opposizione egiziana. I pm romani, ancora in attesa, a 32 giorni dal ritrovamento del corpo, delle relazioni annunciate dal Cairo, utilizzano di proposito la categoria dell’aguzzino professionista per sgombrare il campo dal carosello di versioni, talora anche irriguardose, fornite dagli egiziani all’Italia in questi giorni. Si cerca di colmare lacune importanti, come quella dello smartphone di Regeni, mai recuperato; il pm ha spedito una rogatoria alla diplomazia statunitense per chiedere una sorta di mediazione con Facebook e Google, dai quali ottenere una copia della chiave di accesso al profilo di Giulio. Intanto i genitori del ricercatore chiedono all’Egitto di “non vedere infangata con comunicazioni inopportune la memoria di Giulio”.

 

Iran: chiusura dei seggi rinviata ben 5 volte ieri nel Paese, dove oltre 55 milioni di cittadini sono chiamati a rinnovare il Parlamento e la potente Assemblea degli esperti, cui spetterà la scelta della prossima Guida suprema. I timori di astensionismo sono stati cancellati dalle lunghe file createsi sin dal mattino davanti alle sezioni elettorali, la mobilitazione degli iraniani ha soddisfatto l’Ayatollah Khamenei ma soprattutto il presidente Rohani, autorizzato a pensare che siano i suoi sostenitori a voler contrastare con la partecipazione al voto l’intervento del Consiglio dei Guardiani, giudice assoluto della legittimità delle candidature che ha cassato il 90% delle liste dei riformisti, sollevando la protesta dell’ex presidente Rafsanjani, che ha parlato di “vera e propria ingiustizia”.

 

 

Economia e Finanza

 

G-20: primo vertice dei ministri finanziari e dei governatori delle banche centrali a Shanghai. Si registra una spaccatura fra chi vuole puntare, per la ripresa economica globale, sugli stimoli alla domanda e chi preferisce invece la strada delle riforme strutturali, ben più ardua e soprattutto dai tempi lunghissimi. Essenzialmente c’è il blocco di contrapposizione Usa – Germania, con al centro Paesi moderati, fra i quali l’Italia, per i quali la domanda va abbinata anche alle riforme. Probabilmente la mediazione in corso darà i suoi risultati nel comunicato finale, atteso per la serata di oggi, nel quale né tedeschi né americani rischieranno di perdere la faccia; si prevede per l’ennesima volta una dichiarazione nella quale i Grandi si impegnano a non utilizzare la politica monetaria come strumento di svalutazione competitiva. Il segretario al Tesoro americano ha voluto smorzare i toni del confronto sostenendo che al momento non serve uno sforzo straordinario e coordinato a livello fiscale, perché siamo ancora in fase di crescita e non in crisi, ma Wolfgang Scheuble, ministro delle finanze tedesco, ha definito “controproducente” un eventuale pacchetto di stimoli da parte del G-20 per contrastare il rallentamento dell’economia globale.

 

Renzi-Juncker: anche se non ci sono conferme ufficiali, dall’atteso vertice tra il presidente della Commissione europea ed il premier italiano sarebbe uscita, dopo mesi di scontri, un’intesa per la crescita. In cambio di una correzione di 2 miliardi per il 2016 l’Italia dovrebbe godere di maggiore flessibilità sul deficit anche per il prossimo anno. In gioco una cifra di 14,6 miliardi di maggior deficit, che il governo potrà utilizzare nel 2016 grazie alla clausola delle riforme e a quella degli investimenti. Saranno i ministri economici Padoan e Moscovici a trattare, sullo sfondo c’è già un’ipotesi che prevede per Roma la possibilità di guadagnare un altro mezzo punto per il 2017, passando dal previsto 1,1 per cento come rapporto deficit/Pil a un più comodo 1,6%. Renzi vorrebbe spingersi a ridosso del 2%, ma tutta la partita sarà condizionata dall’effettivo andamento dell’economia, sul quale si avranno notizie più precide nelle prossime settimane.