Politica interna

Sergio Mattarella: Il presidente della Repubblica si è schierato per combattere la diffusione delle campagne anti vaccini durante la cerimonia dedicata all’Airc. Per Mattarella “occorre contrastare con decisione gravi involuzioni” che portano all’abbandono di “vaccinazioni essenziali per estirpare malattie pericolose ed evitare il ritorno di altre”. L’appello è stato seguito da un attacco a coloro che promuovono finte terapie e che propongono “tecniche di cui è dimostrata scientificamente l’inutilità”. Lo strumento per combattere questa involuzione risiede nella prevenzione che, secondo Mattarella, “deve entrare nel nostro costume e nei nostri stili di vita”. A fare eco al presidente sono stati il premier Renzi e la ministra della Salute Beatrice Lorenzin. Tra le proposte per favorire un cambio di tendenza vi è il ritorno all’obbligatorietà del certificato vaccinale a scuola.

Magistrati: Dopo giorni di proteste e manifestazioni di malumore, Davigo ha ammesso che “il presidente ha mostrato apertura” a discutere per i cambi richiesti dall’Associazione nazionale magistrati. Renzi quindi, che finora aveva evitato un incontro, sembrerebbe aver imposto un cambio di passo alla trattativa, timoroso forse delle possibili ricadute negative in vista del referendum. Tra i temi più discussi vi è stato sicuramente la proroga delle pensioni solo per i vertici apicali della magistratura. Il governo l’aveva proposta per aumentare l’organico a disposizione, con stime che parlano di 1130 mancanze su 9mila, ma l’Anm ha ritenuto la misura “incostituzionale” e insufficiente, proponendo una proroga da 70 a 72 anni per tutti: in questo modo si risolverebbero i problemi di organico. Altri temi trattati sono stati: la diminuzione del periodo obbligatorio nella prima sede per i neomagistrati da 4 a 3 anni, la messa in discussione dell’obbligo di iscrivere un cittadino al registro degli indagati nel giro di 3 mesi dal reato, la possibilità di un concorso per 1000 assunzioni. Le aperture mostrate da Renzi all’Anm non sono state però digerite bene dagli avvocati che si augurano al contrario che le modifiche proposte dal governo non cambino.

Taglio indennità: Rischia di slittare a domani il provvedimento sulla proposta di legge del M5S per dimezzare l’indennità parlamentare. Il calendario odierno prevede infatti altre due discussioni e la proposta pentastellata potrebbe iniziare solo nel tardo pomeriggio. Si creano intanto scenari interessanti dal punto di vista degli schieramenti, come nota Roberta Lombardi (M5S) che si chiede se FI seguirà la volontà del Pd di rimandare la proposta di legge in commissione, allungando così di molto i tempi e posticipandola a dopo il referendum. E’ probabile quindi che il M5S si troverà appoggiato dalla sola Sinistra Italiana, che nei giorni scorsi ha manifestato l’intenzione di approvare il dimezzamento delle indennità.

Politica estera

Migranti: Non esita a fermarsi l’ondata di sbarchi sulle coste italiane che, secondo fonti del Viminale “hanno superato ogni record, anche quello del 2014”. Ecco perché “la macchina dell’accoglienza è al collasso”, con 4270 nuovi arrivi nella sola giornata di ieri in Sicilia e Calabria (con 17 salme di cui 3 bambini) e 12mila persone recuperate negli ultimi tre giorni. Ai recuperi stanno contribuendo navi di diversi stati europei, tra cui Germania, Irlanda, Spagna e Norvegia. I problemi sono però sulla terraferma, con l’esaurimento degli edifici da adibire all’ospitalità. Ieri a Goro, in provincia di Ferrara, si sono registrate tensioni per la decisione del prefetto di requisire un ostello per ospitare una ventina di profughi. Le partenze provengono principalmente dalla Libia, ma anche da Egitto e a causa della chiusura turca ai profughi siriani. I migranti accolti nel 2016 sono 153450, il 10% in più rispetto al 2015, con 167mila ospitati nei centri governativi e nelle strutture temporanee. A questi dati impressionanti si accompagna il fallimento dal piano di ricollocamento: su 40mila profughi da redistribuire in due anni da Italia e Grecia le partenze sono state finora 1318.

Allarme inquinamento: Arrivano brutte notizie dall’Onu sulla qualità dell’aria a livello mondiale. Nel 2015 è stata superata la quota di 400 parti per milione di anidride carbonica, con devastanti conseguenze su riscaldamento globale e effetto serra e destinati a peggiorare nel 2016. Un confronto con gli anni antecedenti alla rivoluzione industriale calcola in 278 le parti per milione presenti. Il colpevole è sempre l’uomo che con i consumi, l’utilizzo di veicoli di trasporto e la produzione industriale immette continuamente anidride carbonica nell’aria. Per ovviare all’emergenza saranno necessari molti sforzi, anche oltre le decisioni prese durante la recente Cop di Parigi. In mezzo a tanto allarmismo arriva una buona notizia: a Kigali si è raggiunto un accordo per eliminare l’uso di gas pericolosi come gli Hfc. Il ricorso all’energia green procede, ma non abbastanza velocemente per aiutare noi e le generazioni future.

Economia e Finanza

Legge di Bilancio/Ue: Mentre l’Ue dovrà confrontarsi nei prossimi giorni per la questione Ceta e Vallonia, gli ultimi sviluppi sulle valutazioni nei confronti di conti e manovra italiana parlano di una probabile tregua fino all’esito del referendum. Solo al 5 dicembre cominceranno infatti le analisi dei ministri finanziari dell’Ue sulle osservazioni della Commissione alle leggi di bilancio degli Stati europei. La Commissione invierà comunque le proprie osservazioni al Consiglio di ministri finanziari a metà novembre; nel frattempo è probabile che i vertici di Bruxelles manterranno un basso profilo nei confronti dell’Italia. La decisione dei ministri entrerebbe comunque nel vivo del suo percorso solo nei primi mesi del 2017. Roma nel frattempo continua ad attendere la lettera dall’Ue prevista per questi giorni e in cui saranno avanzate richieste di chiarimenti su conti e manovra. La settimana dicembrina post referendum sarà quindi molto calda per l’Italia, che oltre alle questioni già citate dovrà confrontarsi con il probabile aumento di capitale di Mps e con la comunicazione della Bce (8 dicembre) sulle mosse future riguardo ai tassi d’interesse sull’area euro.       

Ceta/Ue Canada: Il Ceta, il trattato commerciale che dovrebbe introdurre novità e agevolazioni negli scambi tra Europa e Canada, è al momento bloccato dal Belgio. Lo stato nord europeo non può infatti confermarlo a causa del no della regione Vallonia, che riunisce l’1% della popolazione Ue. Nonostante questo l’incontro euro-canadese di giovedì si svolgerà come previsto. Il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, dopo una conversazione telefonica con il premier canadese Justin Trudeau, ha così incoraggiato “tutte le parti a cercare una soluzione”. Le speranze dell’Ue non sono quindi esaurite, con la probabile intenzione di un pressing sulla Vallonia nelle prossime ore per portarla a cambiare idea. Tra le novità previste dal Ceta vi è l’abolizione dei dazi su circa 9000 prodotti industriali e agricoli, misura che potrebbe aumentare gli scambi tra Ue e Canada del 20%. La Vallonia si è opposta per via della modifica che il Ceta prevede all’impianto arbitrale per risolvere le controversie tra imprese e governi, con la responsabilità della nomina dei giudici incaricati che passerebbe dai privati agli Stati.