Politica interna
Giustizia: esce dalle secche la riforma della prescrizione, dopo 605 giorni in Parlamento il testo si muove, anche grazie a un deciso intervento procedurale del presidente del Senato. Il ministro della Giustizia Orlando annuncia il passo in avanti e si definisce “ragionevolmente ottimista”. Dopo una giornata di forti tensioni politiche fra Pd e alfaniani, il destino della prescrizione viene unito a quello della riforma del processo penale; determinante l’intervento tecnico di Piero Grasso, perché la confluenza nel ddl penale non può far cambiare il testo votato alla Camera. Saranno poi gli emendamenti a cambiare la legge. Secondo il capogruppo del Pd al Senato Michele Zanda “la nuova prescrizione potrebbe essere legge prima dell’estate”, ma sono almeno due le incognite sull’iter del decreto: la prima è l’atteggiamento del Ncd, contrario all’allungamento dei tempi per la prescrizione, la seconda i magistrati, che sulla prescrizione puntano i piedi e si dicono “pronti al dialogo” ma non disposti ad accettare “insulti”.
Roma: Mentre Matteo Salvini accusa Renzi di “ricattare” Silvio Berlusconi con i diritti televisivi, Forza Italia viene scossa dalle dichiarazioni di Guido Bertolaso, che ha seraficamente dichiarato che potrebbe anche mettere, come assessore, le sue competenze al servizio di Giachetti o della Raggi. La tardiva correzione di tiro, giunta in serata, serve a poco, le ferite nel centro destra romano si fanno più profonde. Il siluro di Salvini è arrivato dagli Stati Uniti, dopo l’incontro con Trump il leader leghista ha detto, in collegamento con una trasmissione radiofonica italiana, che la legge sui diritti televisivi dello sport promessa da Renzi riguarderà anche Mediaset e dunque l’uomo politico Berlusconi. Se non è una riedizione del Nazareno, certo “non posso dire che l’atteggiamento di Forza Italia sia stato sempre comprensibile”. Soprattutto, prosegue Salvini, la vicenda romana non ha spiegazioni, “perché cincischiarsi con un candidato perdente come Bertolaso?” quando una vittoria del centrodestra a Roma sarebbe per Renzi una mazzata terribile?
Politica estera
Immigrazione: il piano di rafforzamento dei controlli al vecchio confine del Brennero, rilanciato ieri dall’Austria, sottintende analoghi provvedimenti negli altri valichi dell’Alto Adige e del Friuli Venezia Giulia; anche dopo San Candido, come a Tarvisio, vi sarà un consistente rafforzamento della Polizei austriaca, con presenza di posti fissi di sorveglianza e rallentamenti imposti a macchine e Tir per controllare la presenza a bordo di migranti. Vienna non arretra rispetto agli annunci di inizio mese, anzi ha già presentato mappe che evidenziano i punti chiave del progetto. Matteo Renzi dice che l’ipotesi di chiusura del Brennero “è sfacciatamente contro le regole europee, oltre che contro la storia, contro la logica e contro il futuro”. La presidente della Camera Laura Boldrini parla di “resa dell’Unione europea” e auspica un ripensamento degli austriaci, ma Vienna guarda solo al domani e prepara investimenti massicci di uomini e risorse per la fattibilità del progetto.
Primarie Usa: il giorno dopo essersi di fatto aggiudicato la nomination repubblicana alla Casa Bianca, stravincendo martedì in 5 Stati su cinque, Donald Trump si è presentato a Washington per delineare, di fronte ad una platea di politici e rappresentanti dei più importanti think tank, le linee guida della sua politica estera. Riportare gli Stati Uniti ad un ruolo di potenza mondiale, mettendo da parte le “umiliazioni” subite negli anni di presidenza Obama e Clinton; sconfiggere rapidamente l’Isis; costringere gli alleati a “pagare il prezzo” dell’impegno americano al loro fianco, collaborando in modo maggiore alle azioni congiunte. Trump si sforza di apparire “presidenziale”, non parla a braccio ma legge, non abbandona però quel populismo che lo ha portato dove ora è: “Con me l’America tornerà grande, l’interesse e la sicurezza degli americani verranno prima di ogni cosa”.
Economia e Finanza
Def: flessibilità delle pensioni, con “penalizzazioni ragionevoli” per chi esce prima e con “selettività” nei casi di “disoccupazione involontaria e lavori usuranti”; taglio del cuneo fiscale da rendere strutturale, puntando su “forme di riduzione della pressione contributiva che aumentino la convenienza dei contratti a tempo indeterminato rispetto ad altre forme”; proroga della decontribuzione per i neo assunti al Sud, assicurando una maggiorazione dello sgravio “in caso di assunzione di donne”. Sono queste alcune delle sollecitazioni al Governo, contenute nelle risoluzioni al Documento di programmazione economico finanziaria, approvate dai due rami del Parlamento; l’elenco è ricco, una vasta gamma di indicazioni da recepire con la prossima legge di Stabilità, i testi votati, frutto di una vasta serie di mediazioni nella maggioranza, includono anche l’impegno dell’esecutivo a predisporre interventi necessari per “far salire il rapporto tra investimenti e Pil” ed a promuovere ulteriori misure per “la crescita, la concorrenza e la competitività delle imprese”.
Draghi: il governatore della Bce ha scelto la Bild, il quotidiano tedesco più diffuso, per replicare alle dure critiche rivolte alla politica monetaria di Francoforte da fonti tedesche. Le accuse più pesanti erano arrivate dal ministro delle Finanze Schaeuble, secondo cui Draghi avrebbe favorito il successo elettorale del partito anti-euro; in appoggio al presidente della Bce sono intervenuti prima Angela Merkel e poi, nonostante il dissenso espresso nei confronti di molte delle misure varate dal consiglio, anche il presidente della Bundesbank Weidmann. Nell’intervista concessa alla Bild Draghi ha difeso i bassi tassi di interesse, che avvantaggiano gli acquirenti di case, i lavoratori ed i contribuenti, mentre un loro innalzamento scatenerebbe deflazione, disoccupazione e recessione.
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