Politica interna
Centrosinistra/M5S/
«Con i 38 sindaci e 397 consiglieri comunali a 5 Stelle cambieremo l’Italia», scriveva Beppe Grillo sul blog il 20 giugno 2016. Trionfalismo prematuro. A distanza di diversi anni dall’elezione del primo sindaco (Roberto Castiglion, a Sarego, nel 2012), a cambiare sembra essere stato soprattutto il Movimento. Che, da Roma a Padova, da Genova a Palermo, arranca tra guai giudiziari, feroci polemiche interne e continui cambi di casacche; ieri Pizzarotti ha annunciato che si ricandiderà con una sua lista civica.
In Italia i centrodestra sono due. Con il passare dei mesi, delle settimane, dei giorni, di divergenze sempre più evidenti, fratture sempre più scomposte, accuse sempre più feroci, le due anime una volta saldamente governate da Silvio Berlusconi vagano ormai in orbite diverse. Talvolta si sfiorano, altre viaggiano a distanze siderali.
Agcom/legge elettorale/Corte costituzionale – Mercoledì il Senato ha in calendario l’elezione del commissario mancante all’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, e si delinea un nuovo tassello dell’intesa Pd-Forza Italia che ormai si dipana dalle banche alle comunicazioni per approdare da qui a breve – chissà – alla riforma della legge elettorale. Vito Di Marco, uomo di fiducia di Silvio Berlusconi,è il nome a cui si guarda per blindare il cruciale baluardo dell’Agcom.
Alla fine, come era prevedibile, sarà la Consulta a decidere sulla riforma elettorale. E la questione centrale sarà il ballottaggio. Tutto il resto è secondario. Candidature plurime, libertà di scelta dei plurieletti, capilista bloccati ecc. sono elementi accessori dell’Italicum. La caratteristica chiave del nuovo sistema elettorale è il secondo voto con cui i cittadini possono scegliere tra due partiti chi debba governare il paese con la maggioranza assoluta dei seggi. In realtà, il timore di una vittoria del M5s da una parte e il fallimento della riforma costituzionale dall’altra hanno segnato la sorte dell’Italicum.
Non c’è traccia dell’attività della Corte Costituzionale. «Coperta dall’oblio eterno in ossequio a una sbagliata concezione del segreto» ha scritto il giudice emerito Sabino Cassese, «la Corte ha deciso di cancellare i documenti della sua storia. Nessuno dei più segreti atti di Stato è mai rimasto coperto per sempre dal segreto». In uno scenario globale dove tutto si svela, la Corte costituzionale continua a rimanere un enigma. Il papa ha un account Twitter, il Quirinale anche, persino l’ultranovantenne regina d’Inghilterra non si è sottratta. Ma la Corte non informa.
Politica estera
Donne in marcia contro Trump – Non ci sarebbero state le 500.000 persone che si sono viste qui a Washington o le incredibili marce di Boston, di Chicago, New York, Denver, Los Angeles e in decine di altre città in America -e nel mondo – se Donald Trump non avesse pronunciato il discorso aggressivo e divisivo che ha scelto di pronunciare venerdì per la sua inaugurazione. E se non avesse firmato come primo atto della sua presidenza un ordine esecutivo per limitare al massimo e nei termini di legge i servizi previsti dall’Affordable Care Act, la legge per la riforma sanitaria conosciuta anche come Obamacare. In cinquecentomila arrivano a Washington da tutti gli Stati Uniti contro il neo-presidente. Madonna sul palco, in strada donne di età e origini diverse. Susy ha 67 anni, viene dall’Arizona e tiene sollevato un foglio di carta scritto a mano: «Non ci posso credere che mi tocchi ancora protestare per queste schifezze». Una giovane, nella metro sovraffollata, mostra la sua creazione: «Sono nata nel 1989, non voglio morire nel 1950». La marcia delle donne di Washington, potrebbe stare dentro quei due cartelli, anche se è smisurata, incontenibile. «Una cosa così non si vedeva da anni», scrive in presa diretta il sito del Washington Post.
Il giorno dopo l’insediamento di Donald Trump, Papa Francesco, in un’intervista, si dice preoccupato per i populismi e ricorda Hitler. “Cerchiamo un salvatore che ci restituisca la nostra identità, difendiamoci con muri, con fili spinati, con qualsiasi cosa dagli altri popoli che possono toglierci la nostra identità. E questo è molto grave. Per questo cerco sempre di dire: dialogate tra voi, dialogate tra voi”.
Attentato in Libia/Raduno partiti della destra europea/Turchia – A pochi giorni dalla riapertura, l’ambasciata d’Italia a Tripoli è stata messa ieri nel mirino di un gruppo terroristico che ha voluto lanciare un chiaro segnale politico al governo Gentiloni. Un’autobomba è esplosa a poche centinaia di metri dalla sede diplomatica, riaperta il giorno dopo la visita in Libia del ministro dell’Interno Marco Minniti.
Ieri a Coblenza un congresso ha riunito per la prima volta sullo stesso palco i leader della destra populista europea anti-immigrazione e anti-euro, nella speranza che, al “risveglio” dei maggiori Paesi anglosassoni nel 2016, segua nel 2017 quello dell’Europa, come ha detto la leader del Fronte nazionale francese, Marine Le Pen, la vera star della giornata.
Poche ore dopo l’inauguration day, con il giuramento del quarantacinquesimo presidente degli Stati Uniti Donald Trump, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, che di Trump è un fervente ammiratore, riceve dal parlamento di Ankam quel che voleva: riforma radicale, in senso presidenzialista della Costituzione; pieni poteri al capo dello Stato, con controllo della magistratura e nomina di tutti i ministri.
Economia e finanza
Risorse per l’emergenza e vincoli UE- L’ipotesi si fa strada in queste ore drammatiche, in cui il governo è impegnato nelle aree di crisi tramite Protezione civile, ministero degli Interni e commissario straordinario è quella di un margine di flessibilità sui conti italiani di almeno un altro paio di miliardi, da richiedere all’Europa per destinarli ai territori dell’Italia centrale ancora duramente colpiti dal terremoto, la quarta volta in cinque mesi. Per Valdis Dombrovskis, vicepresidente della Commissione Ue, «l’Italia deve indirizzare il debito su una traiettoria calante, cosa che negli ultimi anni non è successa. La nostra richiesta rappresenta un sollecito alle autorità perché agiscano seriamente in questo senso». E’ davvero un balletto senza fine, quello a cui il Team Juncker è costretto dalle regole e dalle coreografie variabili con cui il governo tricolore è solito presentarsi sul palcoscenico europeo, soprattutto quando si tratta di vincoli economici. “Il richiamo della Commissione europea non è una sorpresa per nessuno. Fin dal momento in cui è stata presentata, era chiaro che la legge di stabilità per il 2017 era costruita su previsioni macroeconomiche troppo ottimistiche e su provvedimenti di dubbia efficacia per raggiungere gli obiettivi annunciati, e in particolare per stabilizzare il debito”.
Ape/risiko delle assicurazioni – Il Nucleo tecnico di politica economica di Palazzo Chigi sta provando a imprimere alla fase attuativa dell’Ape un colpo di acceleratore. A partire dai tre decreti del presidente del Consiglio rispettivamente sul meccanismo dell’Ape, sull’Ape sociale in particolare per “usuranti” e disoccupati, nonché sulla riduzione dei requisiti contributivi peri lavoratori precoci. Marco Leonardi, economista della Statale di Milano e consigliere di Palazzo Chigi, spiega che già «nei prossimi giorni, con la regia del ministero del Lavoro, consulteremo sindacati e associazioni imprenditoriali, perché vogliamo arrivare a soluzioni condivise. Poi troveremo un veicolo, peraltro in Parlamento ci sono molti disegni di legge sui voucher. II punto fermo è che vogliamo limitare i buoni al solo lavoro occasionale».
Rparte il grande risiko delle assicurazioni e, a questo giro, potrebbe interessare l’Italia e uno dei suoi gioielli più pregiati: le Generali. Per mesi si è parlato dell’interesse della francese Axa che da lungo tempo tiene Trieste nel mirino. Ora il dossier sarebbe allo studio anche della principale banca del Paese, Intesa Sanpaolo, che starebbe valutando un’operazione su Trieste, a cui guarda pure la tedesca Allianz.