In primo piano le indagini sulla morte in Egitto di Giulio Regeni, la situazione in Siria, con la telefonata tra Obama e Putin per trovare un accordo per una tregua nel paese, le notizie economiche, con ipotesi di nuove manovre per tagliare la spesa pubblica, e la proposta di Alfano per cercare di togliere la stepchild adoption dal disegno di legge sulle unioni civili.

 

Politica interna

 

Unioni civili – Domani in Senato ricomincia l’esame del testo di legge sulle unioni civili partendo dal “supercanguro”, l’emendamento Pd che ha il compito di eliminare i migliaia di emendamenti che pendono sul ddl Cirinnà. Il premier Renzi è determinato a spianare la strada alle unioni civili, e il vice segretario Pd Lorenzo Guerini sottolinea che “il confronto va bene, ma senza allungare i tempi”. L’ipotesi temuta dalla destra, da Alfano e dei cattolici Pd è che salti la possibilità di stralciare la stepchild adoption. Il leader del Ncd dichiara: “Ai gay diamo i diritti patrimoniali, ma no alle adozioni. La stepchild va stralciata”, e offre all’ala cattolica del Pd di condurre insieme la battaglia per togliere di mezzo l’articolo 5 del testo di legge. Oggi l’incontro per studiare un sub emendamento per evitare che il “supercanguro” elimini tutte le altre proposte di modifica dell’adozione.

 

M5S – Il Movimento 5 Stelle si concentra sulla scelta dei nomi dei candidati alla poltrona di sindaco di Roma e Napoli. Nel capoluogo campano le vicende di Quarto hanno messo a rischio le prossime elezioni, tanto che alcuni eletti avevano iniziato a profilare l’ipotesi di un patto di desistenza (se non un vero e proprio appoggio) nei confronti di Luigi De Magistris: “Siamo in sintonia su molte cose, se restasse sindaco non sarebbe poi così male”. Un’ipotesi, questa, che non è mai stata contemplata dai vertici del Movimento. Luigi Di Maio ha lavorato per accelerare il processo delle candidature, nonché per convincere Francesca Menna, volto storico del meet up napoletano, a candidarsi.

 

Politica estera

 

Siria – Sono molte le divergenze tra Stati Uniti e Russia sul percorso per arrivare al cessate il fuoco in Siria. Washington insiste perché Mosca fermi i bombardamenti sulle milizie che si oppongono al regine di Bashar Assad, anche perché in questo modo si permetterebbe di far affluire gli aiuti umanitari alle zone civili sotto assedio. Ma il Cremlino parla di continuare l’offensiva contro i “gruppi terroristi” come Isis e i qaedisti di Al Nursa. Queste le posizioni emerse durante la telefonata di ieri tra Barack Obama e Vladimir Putin, e che dimostrano quanto lavoro sia ancora da fare a livello diplomatico. In ogni caso il cessate il fuoco dovrebbe cominciare tra sei giorni, il ché lascerebbe alla Russia tutto il tempo per sferrare un colpo mortale alle milizie sunnite anti Assad. E il premier russo Dmitrij Medvedev minaccia ritorsioni nel caso qualcuno volesse contrastare l’offensiva utilizzando truppe di terra, uno scenario che porterebbe a una “lunga guerra totale”.

 

Usa – L’improvvisa morte del giudice conservatore della Corte Suprema Antonin Scalia scatena un’aspra battaglia per il controllo del massimo organo della giustizia americana. Barack Obama annuncia: “Eserciterò le mie responsabilità costituzionali, nominerò un successore tempestivamente”. Ma una nomina da parte di Obama ribalterebbe, a favore dei democratici, i rapporti di forza interni alla Corte. Per questo motivo è partito un fuoco di sbarramento da parte dei repubblicani. Donald Trump, Ted Cruz e Marco Rubio hanno tutti diffidato il presidente dall’effettuare la nomina. Una posizione alla quale si allinea anche il leader dei repubblicani al Senato, Mitch McConnell: “È giusto che siano gli elettori americani a decidere, scegliendo il prossimo presidente”. Poiché la nomina deve essere ratificata dal Senato, dove i repubblicani hanno la maggioranza, si prospetta un lungo braccio di ferro, con la tensione politica ai massimi tra la Casa Bianca e il potere legislativo.

 

Economia e finanza

 

Bcc – La riforma delle banche di credito cooperativo fa discutere per la norma che consente alle banche con più di 200 milioni di patrimonio di sottrarsi al meccanismo di adesione obbligatoria alla nascitura holding unica del settore. Ieri la Lega Nord, per bocca di Giancarlo Giorgetti, ha rimproverato al governo di aver snaturato la proposta di autoriforma, condivisa, tra l’altro, dal mondo delle Bcc con Bankitalia e il ministero dell’Economia. E sulla norma che disciplina il way out Giorgetti dichiara: “È totalmente ingiustificato che vengano ad personam esclusi alcuni istituti, magari territorialmente legati a chi sta a Palazzo Chigi” … “In generale non c’è nessuna logica nell’escluderne alcune e dirottarle verso il sistema spa, passando da un principio mutualistico a uno lucrativo e aprendo lo spazio a speculazioni che in questo momento il governo potrebbe risparmiarsi”. Posizioni non molto distanti da quelle del viceministro dell’Economia, Enrico Zanetti, che pur difendendo l’impianto della riforma contesta il meccanismo di uscita previsto solo per alcune Bcc, anziché tutte.

 

Mercati – Gli operatori finanziari si aspettano che i fondi sovrani dei Paesi Opec continueranno a scaricare azioni sulle Borse mondiali per fare cassa e rimediare ai buchi di bilancio del mini-petrolio. Si prevede quindi che i listini resteranno nervosi. Questa mattina gli analisti si concentreranno sulle mosse delle Banche centrali. La speranza è che Bce e Fed trovino l’antidoto contro la crisi di fiducia nei mercati. Oggi Mario Draghi parlerà davanti al Parlamento europeo, e molti sperano in un nuovo atto di forza come quello che nel 2012 salvò la tenuta dell’Eurozona, ma questa volta per puntellare le banche dall’incubo crediti deteriorati e bail-in. Il primo test sarà già oggi, con la reazione delle Borse asiatiche all’annuncio della bilancia commerciale della Cina, cruciale per capire lo stato di salute di Pechino e se continuerà a svalutare o meno lo yuan.