Politica interna
Terremoto: Matteo Renzi ha già battezzato con il nome di “Casa Italia” il progetto che, partendo dalla necessità di ridare vita ai borghi cancellati dal terremoto della scorsa notte, si allarga alla sfida della prevenzione e della messa in sicurezza del patrimonio immobiliare del nostro Paese. L’Italia, ha detto il premier nella conferenza stampa successiva al Consiglio dei ministri di ieri, deve avere una visione che non sia solo emergenziale, “anche se sulla gestione dell’emergenza siamo i più bravi al mondo”; adesso è il momento in cui tutto il Paese deve provare a fare il salto di qualità che occorre per “affermare la cultura della prevenzione”. Da qui il via al progetto “Casa Italia”, ancora da riempire di contenuti tecnici, per mettere in sicurezza il nostro patrimonio idrogeologico ed immobiliare. Renzi ha detto che nei prossimi 15 giorni saranno coinvolti tutti i principali soggetti del Paese, istituzioni, associazioni di categoria, sindacati, per avviare un progetto che evidentemente richiederà tempo e risorse straordinarie.
Salvini: attesa al raduno della Lega a Pontida, il 17 settembre prossimo, la visita di Marion Le Pen, nipote del fondatore del Front National francese, attualmente guidato dalla zia Marine. Il rinnovarsi della collaudatissima amicizia tra Lega e destra d’Oltralpe dovrebbe avere, nelle speranze leghiste, l’effetto di mettere il più possibile in ombra l’appuntamento che Stefano Parisi sta organizzando a Milano negli stessi giorni, per ricostruire un orizzonte comune del centro destra italiano. Il segretario leghista è per ora in attesa del rientro di Berlusconi dalla Sardegna, i due si erano dati appuntamento a dopo la pausa estiva per procedere sulla strada concordata ad inizio agosto e cioè che Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia indichino i nomi di alcuni esponenti che dovranno pensare insieme al programma dell’alleanza che verrà. Ma la piega presa dagli eventi suscita molti interrogativi nel centrodestra, dove Parisi si prepara ad una convention che porti un contributo alla crescita dell’area moderata mentre, nello stesso momento, alcuni “saggi” si riuniranno per scrivere il programma di governo della stessa area moderata.
Politica estera
Sudafrica: da qualche giorno Johannesburg, principale città del Paese, ha un nuovo sindaco, si chiama Herman Mashaba e non è un politico di professione, bensì un uomo d’affari. Ma soprattutto, per la prima volta nella storia del Sudafrica democratico, non appartiene all’African National Congress, il partito che fu di Nelson Mandela e che governa ininterrottamente dal 1994. Lo stesso si è verificato a Città del Capo e a Pretoria, delle sei principali città sudafricane l’Anc ha ottenuto una netta maggioranza solo a Durban, feudo elettorale del presidente Zuma. Il sommovimento causato dalle ultime elezioni amministrative è tale che potrebbe produrre il suo effetto finale alle prossime politiche del 2019, con la fine dell’egemonia e del primato dell’African National Congress. E’ proprio Mashaba al momento il volto nuovo della politica sudafricana, promette lotta totale alla corruzione ed al malaffare, annuncia la creazione di posti di lavoro e promette servizi invece che bustarelle. Ma dietro di lui il vero protagonista della vita pubblica è il 36enne leader della Democratic Alliance, primo partito di opposizione, Mmusi Maimane.
Colombia: poche parole del presidente Juan Manuel Santos dopo la firma definitiva dell’accordo di pace fra il governo ed i guerriglieri delle Farc, “Oggi possiamo dire che la guerra è finita”. L’intesa è stata sigillata all’Avana, con la presenza degli inviati dei Paesi che hanno fatto da garanti a tutto il processo, Norvegia, Cile, Cuba e Venezuela. In quattro anni di negoziati la diplomazia ha coinvolto i massimi rappresentanti dell’Onu, dell’Unione Europea e della Croce Rossa Internazionale per arrivare a questo risultato. L’accordo prevede che le Farc abbandonino definitivamente la lotta armata, consegnino l’intero arsenale ancora a loro disposizione e si inseriscano nella società civile. Ogni guerrigliero riceverà uno stipendio di 200 dollari per due anni, oltre ad un assegno una tantum da 3000 dollari per avviare attività in proprio, e potrà godere di un’amnistia generale i reati commessi, tranne quelli di crimini di guerra e delitti di lesa umanità. L’intero accordo sarà sottoposto a referendum il 2 ottobre prossimo, i sondaggi danno numeri incerti sul risultato anche se ieri si sono visti caroselli di auto a Bogotà e nelle principali città del Paese.
Economia e Finanza
Mercati: dopo tre giorni consecutivi di rialzo la volontà degli investitori di realizzare i guadagni e di alleggerire le posizioni sull’azionario, alla vigilia dell’appuntamento con il simposio dei banchieri centrali di Jackson Hole, si è tradotta ieri in una battuta d’arresto per le borse europee. Sono stati ancora una volta i titoli bancari ad essere oggetto di vendite dopo tre sedute di rally, in particolare a Piazza Affari; l’indice Ftse Mib ha ceduto l’1.07%. Ad incoraggiare le vendite sono arrivati anche il calo a sorpresa dell’indice Ifo sulla fiducia delle imprese tedesche ed il nuovo rallentamento della crescita economica nell’area Ocse nel secondo trimestre dell’anno. Ma la giornata di contrattazione è stata scandita dall’attesa per il discorso che il presidente della Fed terrà oggi a Jackson Hole, secondo molti osservatori Janet Yellen non vorrà sbilanciarsi e tenderà a tenersi aperte tutte le porte, ma gli investitori analizzeranno ogni suo riferimento, non solo ai tassi di interesse ma anche alle condizioni dell’economia americana.
Occupazione: è un bilancio pessimo quello fornito dall’Inps relativo ai primi sei mesi di quest’anno per le assunzioni a tempo indeterminato, che sono state solo 650.637, oltre 326.000 in meno rispetto a quelle dello stesso periodo del 2015, quando si sfiorò il milione. Il saldo tra nuove assunzioni e licenziamenti è ancora positivo, ma la frenata è stata fortissima. Eppure adesso la ripresina c’è, per quanto flebile, ma l’Inps spiega che “il calo è da ricondurre al forte incremento delle assunzioni a tempo indeterminato registrato nel 2015, anno in cui dette assunzioni potevano beneficiare dell’abbattimento integrale dei contributi previdenziali a carico del datore di lavoro per un periodo di tre anni”. Nel 2016 invece lo sconto contributivo è stato più che dimezzato passando dal 100% al 40% in due anni. Lo scorso anno insomma molte aziende hanno dato fondo alle assunzioni programmate, magari anticipandone qualcuna per beneficiare dell’agevolazione piena; così quest’anno hanno continuato ad assumere con contratti fissi solo le imprese che proprio ne avevano bisogno, ma con cautela.