Politica interna
Sottosegretari Pd: “Non è intenzione del governo chiedere le dimissioni di ministri o sottosegretari sulla base di un avviso di garanzia. Ma eventualmente per motivi di opportunità politica”. Questa, nel corso del question time di ieri alla Camera, la risposta del ministro per i rapporti con il Parlamento Maria Elena Boschi ad una interrogazione del M5S sui quattro sottosegretari, tutti del Pd, indagati a vario titolo dalla magistratura e rimasti nel governo dopo le dimissioni del loro collega Gentile del Ncd, anch’egli indagato. La Boschi ha sottolineato come il fatto di aver giurato sulla Costituzione contempla il “principio fondamentale della presunzione di innocenza”; l’avviso di garanzia è un atto dovuto e non un’anticipazione di condanna. Sulla questione il Pd si divide, la Bindi accusa il governo di utilizzare due pesi e due misure, l’ex ministro De Girolamo accusa la sinistra di “doppia morale”.
Italicum: regge alla prima prova del voto l’intesa sulla riforma elettorale a metà, valida solo per la Camera. I numeri non sono però molto stabili, su un totale di 435 potenziali favorevoli alla legge la maggioranza alla prima votazione ha portato a casa solo 344 sì, sufficienti a rimanere in piedi ma indicativi di alcuni dissidi interni. Oggi prevista una giornata intensa con votazioni a raffica, l’attenzione è massima, sembra difficile che si possa chiudere entro venerdì come garantito da Renzi, ma senza incidenti si potrebbe arrivare all’approvazione del testo all’inizio della prossima settimana. Il presidente Napolitano segue con attenzione la vicenda ed anche durante i due giorni di visita a Tirana è stato costantemente aggiornato sugli sviluppi, non ha però rilasciato dichiarazioni sul tema limitandosi a dire “Lasciamo lavorare la Camera” .
Politica estera
Israele: bloccato in alto mare, a milleduecento miglia dalla costa israeliana, un carico di armi che l’Iran, secondo Tel Aviv, voleva portare a Gaza per consegnarlo agli islamici di Hamas. Decine di missili M-302, con una gittata di 160 chilometri, erano stipati in un cargo battente bandiera panamense intercettato da navi israeliane al largo delle coste sudanesi del Mar Rosso. Il premier Netanyahu ha accusato Teheran di continuare ad armare gruppi terroristici anche mentre conduce trattative sorridendo alla comunità internazionale; inevitabile la smentita dell’Iran che arriva però da una figura di secondo piano, un addetto militare che alla tv Al-Alam ha parlato di “informazioni totalmente prive di fondamento”.
Usa-Russia: dopo giorni di continuo innalzamento della tensione Russia e Stati Uniti hanno finalmente avviato un dialogo diretto per cercare di trovare una soluzione alla crisi ucraina. I rispettivi ministri degli Esteri hanno approfittato del vertice parigino del gruppo di sostegno internazionale al Libano per una serie di incontri, culminati in un vertice nella residenza dell’ambasciatore russo, al termine del quale Lavrov ha dichiarato che è stato raggiunto un accordo con Usa, Francia, Germania, Gran Bretagna e Unione europea sul proseguimento delle discussioni, nei prossimi giorni, per individuare le modalità per stabilizzare e normalizzare la situazione e superare la crisi.
Economia e Finanza
Ue: Bruxelles alza il livello di allerta e di monitoraggio sull’Italia, retrocedendola tra i Paesi con “squilibri macro-economici eccessivi” sui conti pubblici, poche riforme e scarsa competitività. Se non è un cartellino rosso, poco ci manca; l’Europa ha anche avvertito che la manovra 2014 è insufficiente a ridurre il debito. Il premier Renzi si è mostrato piuttosto irritato dalle parole del commissario Rehn, che ha commentato solo in serata con un tweet, digitando “I numeri della Ue sull’Italia sono molto duri. Spero che sia chiaro perché dobbiamo cambiare verso”. Parlando poi con i suoi collaboratori Renzi avrebbe detto “sapevamo che i numeri non erano quelli che Letta raccontava”.
Padoan: prima intervista da ministro per l’economista che rappresenta, nel Governo, l’ortodossia contrapposta all’ardimento del premier Renzi, anche se ogni dualismo viene escluso categoricamente dallo stesso Padoan. Il titolare del dicastero mette al primo punto del suo programma la crescita e dà priorità al taglio del cuneo fiscale: “Agiremo concentrando le risorse per un intervento forte, le coperture arriveranno dalla spending review, che nell’anno in corso potrà arrivare a 5 miliardi, ma anche da misure transitorie, come il rientro dei capitali detenuti all’estero”; altra fonte importante da cui poter attingere saranno i fondi europei che oggi non vengono spesi, occorrerà capire come utilizzarli al meglio. Al richiamo arrivato ieri da Bruxelles sul debito che non scende e sugli eccessivi squilibri economici nel nostro Paese Padoan replica sottolineando come l’Italia sia già duramente impegnata per le riforme strutturali, ma afferma anche che le sollecitazioni europee rappresenteranno un motivo in più per dare forza alla nostra strategia, che mantiene come obiettivo primario quello di restare al di sotto del 3% del deficit, essendo appena usciti da una procedura di infrazione.