Politica interna
Elezioni siciliane, la polemica sugli impresentabili. Si infiamma la campagna elettorale in Sicilia, con i 5 Stelle, partiti all’attacco contro gli «impresentabili» del centrodestra, che subiscono un contrattacco. La Stampa online ieri pubblica la notizia che Gionata Ciappina, candidato M55 alle Regionali, ha subito una condanna di due mesi dal Tribunale militare per violata consegna […] Non è l’unico caso che agita 5 Stelle in Sicilia: ieri è arrivata la notizia che sarà processato per abusivismo edilizio, dopo essersi opposto al pagamento di un’ammenda, l’ex sindaco di Licata Angelo Cambiano. Un paradosso, visto che Cambiano, candidato assessore per i 5 Stelle, è il simbolo della lotta contro gli abusivi e ora denuncia «la macchina del fango».
Il confronto tv tra Di Maio e Renzi. Luigi Di Maio chiama, Matteo Renzi risponde. Il dibattito tv, chiesto dal capo politico dei 5 Stelle, ci sarà e si terrà martedì 7 novembre. Da decidere ancora dove: Di Maio propone DiMartedì, trasmissione condotta da Giovanni Floris su La7, «la più vista in prima serata»; Renzi preferisce la Rai. E per ospitare l’incontro viale Mazzini ha proposto una prima serata speciale di Bruno Vespa con Porta a Porta
Intercettazioni, la riforma Orlando. “Le intercettazioni servono a perseguire dei reati, non a svelare la sfera privata delle persone. E uno dei principi del decreto legislativo varato dal Consiglio dei ministri. «Non limitiamo l’uso delle intercettazioni ma ne contrastiamo l’abuso. Sono uno strumento fondamentale per le indagini ma è evidente che in questi anni ci sono stati frequenti abusi», ha commentato il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, dopo l’approvazione. Un imbuto. Molte intercettazioni saranno registrate, ma assai poche, solo quelle «essenziali e necessarie», finiranno in bottiglia. Cioè nei provvedimenti dei giudici. Tantissime, probabilmente la maggior parte, non saranno neppure trascritte. Niente bottiglia, neppure per loro. Con un’immagine si può sintetizzare così la riforma di Andrea Orlando sulle intercettazioni
Economia e Finanza
Età pensionabile, il confronto governo -sindacati Il governo proverà a raggiungere in dieci giorni un accordo col sindacato sul sistema di adeguamento dell’età pensionabile per poi tradurlo in un emendamento che di fatto sbarri la strada a quello del Pd che chiede di rinviare a giugno la decisione se aumentare l’età a 67 anni. Questo il risultato del vertice di ieri tra il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, alcuni ministri e i segretari di Cgil, Cisl e Uil. «Fatto salvo il principio, ci sono categorie di lavoratori che devono essere esentate», scandisce il premier. «Possiamo individuarle e possiamo anche cambiare il metodo di calcolo». Per il ministro dell’Economia l’adeguamento dell’età pensionabile alla speranza di vita non si tocca Basterà ai sindacati? Furlan vuole l’accordo, convinta che sia meglio del rinvio proposto dal Pd. Camusso alza la posta, ricordando tra l’altro gli impegni del governo sulla pensione di garanzia per i giovani, Barbagallo se la prende con le rigidità di Padoan. E basterà al Pd che si è esposto contro l’aumento a 67 anni? La trattativa tecnica governo-sindacati parte lunedì. Obiettivo chiudere il lunedì successivo, 13 novembre, in un nuovo vertice con Gentiloni.
Euribor, nuove regole. È pronta la nuova proposta per calcolare l’Euribor, il tasso interbancario su cui si basano i mutui a tasso variabile. La bozza, presentata alle autorità europee e alle banche, prevede un sistema ibrido in tre livelli: le transazioni reali sul breve, l’osservazione dei i canali di lending all’ingrosso e, in ultima istanza, le dichiarazioni dei bancari come oggi. Da registrare il primo aumento dei tassi dopo 10 anni della Bank of England (a 0,5%) e l’ufficializzazione della nomina di Jerome Powell alla guida della Fed.
Politica estera
Catalogna, l’arresto dei leader catalani. Pugno duro della magistratura spagnola nei confronti degli indipendentisti catalani. Il giudice dell’Audiencia Nacional Carmen Lamela ha disposto l’arresto per otto ex consiglieri della Generalitat e per l’ex vicepresidente Oriol Junqueras, tutti rimasti in silenzio davanti al Tribunale. L’accusa è di ribellione, sedizione e malversazione, reati per cui rischiano fino a 30 anni. Rinviata ad oggi la decisione sull’arresto del leader separatista Carles Puigdemont, che dal Belgio ha twittato: « il governo legittimo della Catalogna incarcerato per le sue idee». A Barcellona e nelle città catalane, gli indipendentisti tornano in piazza: alle sette della sera, in tutta la Catalogna si radunano decine di migliaia di persone che restano in silenzio davanti ai municipi. Le proteste, come sempre da queste parti, sono pacifiche, ma la tensione aumenta e i leader, attraverso gli avvocati, fanno un appello «alla tranquillità».