Politica interna

Governo Gentiloni: Oggi Gentiloni sarà atteso dall’importante sfida della fiducia ma nel frattempo ha superato il primo ostacolo. Ieri è stato infatti presentato il gruppo che farà parte dell’esecutivo, rispettando i serratissimi tempi imposti da Mattarella per risolvere la crisi di governo. “Non mi nascondo, ci sono difficoltà ma lavoreremo con forza” sono state le prime parole di Gentiloni che ha ammesso che il suo governo “proseguirà l’azione di innovazione del governo Renzi”. L’ex premier ha passato al suo successore la campanellina alle nove di ieri sera. Le prime reazioni hanno portato alla sconfessione di Denis Verdini, nella maggioranza del precedente governo ma convinto che non voterà la fiducia “a un esecutivo fotocopia di Renzi”. Si sono sollevate critiche anche da Lega e M5S a cui si è affiancato pure Pier Luigi Bersani, che ha garantito “la stabilità perché siamo responsabili” ma che ha chiesto di essere convinto sui provvedimenti che attuerà il nuovo governo.

La squadra: Poche novità e molta continuità. Il governo di Gentiloni (definito da alcuni media un governo fotocopia) è nato sotto la stella del suo predecessore, con solo cinque volti nuovi oltre ad alcuni aggiustamenti. Il più eclatante è lo spostamento di Angelino Alfano (Ncd) dall’Interno agli Esteri, con Marco Minniti (Pd) a sostituirlo. Altra novità arriva dall’Istruzione, con Stefania Giannini in uscita e sostituita dal secondo volto nuovo Valeria Fedeli (Pd). L’ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Luca Lotti (Pd) passa al Ministero dello Sport e viene sostituito al sottosegretariato da Maria Elena Boschi. Per l’ex ministra delle Riforme si tratta secondo alcuni di un declassamento che però le permette comunque di mantenere un posto vicino al governo. Ai Rapporti con il Parlamento arriva Anna Finocchiaro (Pd), che avrà il difficile compito di conciliare la discussione sulla nuova legge elettorale. Ultima novità è l’arrivo di Claudio De Vincenti (Pd) alla Coesione territoriale e al Mezzogiorno. Invariati gli altri posti, per un totale di 18 ministri.

Direzione Pd: L’incontro tra i membri del Pd convocato ieri ha messo in risalto il clima di scontro interno al partito. Tema principale dell’incontro è stato il congresso. Renzi ha chiarito di non voler forzare l’anticipo del congresso ma essendo “quelli della minoranza che lo hanno chiesto, ora dicano loro”. Il passaggio chiave del discorso di Renzi si ha quando il segretario afferma che se la minoranza Pd non vorrà il congresso anticipato “si farà a scadenza naturale a fine anno e ciò significa che se si voterà prima decideremo noi le liste di candidati alle politiche”. I nomi dei prossimi candidati hanno infatti catalizzato l’attenzione di tutti i partecipanti, compreso Speranza che ne ha approfittato per riallacciarsi al referendum, il cui risultato impone la necessità di “recuperare un pezzo di elettorato che ha votato “no”. Renzi gli ha risposto a tono chiarendo che se il 59 per cento è un voto politico ”allora lo è anche il 41 per cento”, stuzzicando poi la minoranza che quando gestiva il partito “l’elettorato di sinistra e popolare non l’ha mai visto nemmeno col binocolo il 40%”. Renzi ha sostenuto infine che “il Pd dovrà fare il congresso con gli iscritti e le primarie” perché a detta del politico di Firenze le elezioni sono imminenti.   

Politica estera

La furia cinese: La dichiarazione di Donald Trump per cui non si sente “obbligato al rispetto della politica di una sola Cina” continua ad ampliare la voragine diplomatica che si sta creando tra le superpotenze di Oriente e Occidente. Dopo l’episodio della telefonata con Taiwan, il magnate newyorchese sembrerebbe intenzionato a proseguire nel raffreddamento dei rapporti con la Cina, buttando all’aria trent’anni di politiche sviluppate dai suoi predecessori. Pechino non sembra però intenzionata a restare con le mani in mano e potrebbe cominciare a favorire i nemici degli Usa. Lo si legge nel Global People, giornale governativo cinese che definisce Trump “ignorante come un bambino” e annuncia che se l’americano continuerà a sostenere l’indipendenza di Taiwan “la Cina non avrà più modo di allearsi con Washington” e quindi di “contenere le forze ostili agli Stati Uniti”. Ad esempio la Corea del Nord, recentemente oggetto dei discorsi di Trump perché “la Cina fa poco per contenerla”. Un’altra strategia cinese potrebbe essere quella di attaccare sul piano commerciale: ieri Pechino si è appellata al Wto, organizzazione in cui è presente ma è considerata un membro di serie B. L’accusa formale è che gli occidentali hanno confinato dal 2001 la Cina a una sorta di “apartheid economico” e che la situazione dovrà cambiare il prima possibile.          

Trump contro gli F35: Donald Trump non smette di stupire e dichiara di voler abbandonare il programma per i caccia F-35. Dopo essersi schierato contro l’Air Force One di Boeing, il presidente eletto ha attaccato un altro mostro sacro dell’industria bellica americana, Lockheed Martin, schierandosi accanto ad altri Paesi (compresa l’Italia) che si sono scagliati contro il programma per i nuovi caccia. Nel tweet con cui ha motivato la sua scelta, Trump ha scritto che “possiamo e dobbiamo risparmiare miliardi di dollari sulle commesse militari dal 20 gennaio”. Il programma sui nuovi caccia prosegue ormai da dieci anni, essendo il 2006 l’anno in cui è stato compiuto il primo volo di test. Secondo le stime i costi per la produzione variano da un minimo di 400 miliardi ad un massimo di 1500 miliardi. La scelta di Trump, se portata a compimento, potrebbe avere ripercussioni su molti altri Stati coinvolti nella produzione, tra cui l’Italia.

Economia e Finanza

Istat: I nuovi dati Istat confermano la grande distanza nel 2015 tra Pil per abitante di Nord-Centro Italia e Mezzogiorno. La massima distanza è di 17800 euro di un cittadino del Sud contro i 33400 per il Nord Ovest e resta “un differenziale molto ampio”. I dati sono comunque migliorati rispetto all’anno precedente (44,5% di divario nel 2014 contro 44,2% nel 2015) ma i risultati sono insoddisfacenti, soprattutto alla luce dell’ottimo risultato dell’area meridionale in ambito di produzione (Pil cresciuto dell’1,1% contro la media nazionale dello 0,7%). I risultati portano così alla crescita del rischio di esclusione sociale e povertà per i cittadini del meridione, pericolo in cui incorre un abitante su due.

Esami Srep: La prima parte del Supervisory review and evaluation process (Srep), la dettagliata analisi che la Bce svolge sulle banche per testare la salute delle banche in ambito patrimoniale e di gestione rischi, si è conclusa con buoni risultati per le prime banche italiane analizzate. Intesa Sanpaolo, Unicredit, Ubi, Bper e Credem hanno infatti mostrato un Cet 1 Ratio ampiamente sopra le soglie minime. Si attendono ora i dati per gli istituti italiani più problematici tra cui le due banche venete, Bpm e Banco Popolare. Potrebbe non essere richiesta la comunicazione del Cet 1 Ratio da parte di Mps, la banca più in difficoltà tra le italiane. Secondo le regole chi ha raggiunto il requisito minimo può procedere alla distribuzione di dividendi e bonus e si trova in posizione avvantaggiata per avviare acquisizioni di altre banche.