Politica interna
Referendum: Il percorso giuridico dei ricorsi alla riforma costituzionale è pronto a entrare nel vivo. Oggi arriverà infatti la decisione del Tar del Lazio sui ricorsi di Sinistra Italiana e M5S riguardo la legittimità del decreto con cui è stato convocato il referendum costituzionale del 4 dicembre. Il 20 ottobre andrà in scena invece l’udienza al Tribunale di Milano sui ricorsi degli avvocati Bozzi, Tani e Besostri, mentre il 27 ottobre verrà discusso il ricordo di Valerio Onida riguardante la formulazione della scheda referendaria. Nel frattempo in giornata Massimo D’Alema ha invitato il Pse a “farsi i fatti loro e rispettare il popolo italiano”. L’ex premier ha aggiunto che se vince il Sì “Verdini entra nel governo”, evento che concretizzerebbe sempre più la nascita del partito della Nazione. Il leader di Ala ha replicato ricordando che D’Alema “ha governato con Mastella e Buttiglione”.
Centrodestra: La strategia di Silvio Berlusconi per promuovere il No al referendum sarebbe quella di una campagna soft, perché “urlare non serve, così come non serve anticipare il mio impegno diretto che ci sarà, ma nella parte finale” come avrebbe fatto sapere lo stesso Berlusconi. L’annullamento degli incontri con Meloni e Salvini sarebbe quindi giustificato da questa scelta strategica, così da evitare di essere risucchiato dalle battaglie più muscolari della Lega (ma anche di una parte di FI). Il segretario leghista ha così glissato invitando “tutti a Firenze, il 12 novembre, per la grande manifestazione del No” e disinteressandosi della eventuale presenza di Berlusconi. Salvini sarebbe infatti innervosito dall’atteggiamento ambiguo di collaboratori e media legati all’imprenditore di Arese, con gli esempi di Confalonieri schieratosi apertamente per il Sì e di Mediaset che avrebbe dedicato fin troppo spazio ai sostenitori della riforma costituzionale. Ecco perché Salvini si sta chiedendo in queste ore se “Berlusconi si rende conto che il 4 dicembre ci giochiamo tutto, il futuro del centrodestra e dell’Italia”.
Politica estera
Presa di Dabiq: E’ caduta una delle roccaforti dell’Isis, conquistata all’alba di ieri dall’Esercito siriano libero con l’appoggio dei militari turchi. Le fazioni ribelli controllano ora 2mila chilometri di territorio nel triangolo formato da Yarablus, Marea e Ezaz. Oltre ad avere un valore strategico fondamentale la città è descritta dalla profezia di Maometto come il luogo della battaglia finale tra musulmani e infedeli. Potrebbe esserci stata una svolta anche nell’approccio di Erdogan verso il conflitto contro i jihadisti. In passato il presidente turco, impegnato sul doppio fronte dell’Isis e dei curdi, era stato accusato di un atteggiamento ambiguo ma l’aiuto per la conquista di Dabiq potrebbe inaugurare un nuovo corso nel contesto siriano. Il prossimo atto sarà l’offensiva a Mosul, una delle principali città controllate del Califfato. Continua intanto lo scontro diplomatico tra la Russia e il fronte capitanato dagli Usa: ieri Putin ha chiesto alla coalizione guidata dagli Stati Uniti di cercare di evitare vittime civili mentre Gran Bretagna e Usa hanno minacciato di imporre sanzioni a Damasco e Mosca se continueranno i raid aerei su Aleppo. Putin ha risposto che le sanzioni sono inutili e “sono soltanto mirate a contenere la forza della Russia”.
State Dinner: La cena alla Casa Bianca in cui Barack Obama ha invitato Matteo Renzi con la moglie Agnese Landini e otto rappresentanti dell’eccellenza italiana (uomini di cultura, società civile, ricercatori, sportivi) rappresenta un importante riconoscimento per il premier italiano. Dal dopoguerra infatti solo altri quattro presidenti del consiglio e uno della repubblica sono stati invitati da un presidente americano a questo evento, considerato molto importante nel contesto diplomatico americano. Le opposizioni del governo italiano hanno letto l’invito come un ulteriore assist da parte degli Usa per il Sì al referendum (è recente il caso dell’ambasciatore statunitense pronunciatosi a favore della riforma costituzionale) ma Renzi ha frenato le polemiche dichiarando che “ci andiamo come Italia, e mi piacerebbe che questo riconoscimento al nostro paese fosse riconosciuto da tutti i cittadini”.
Economia e Finanza
Legge di Bilancio/Fisco: Sono 75 i miliardi nelle cartelle da rottamare, gli ultimi che verranno riscossi da Equitalia. Dall’1 gennaio 2017 l’”ente vessatorio” verrà infatti mandato in soffitta, venendo inglobato dall’Agenzia delle entrate. Le imposte mancanti dovranno essere versate per intero, comprendendo gli interessi “di ritardato pagamento”, mentre verranno cancellate le sanzioni che possono arrivare al 200%. Risultato: le cartelle rottamate potranno avere uno sconto da un terzo al 50%. Nel frattempo i dati del Mef sulle imposte non pagate dal 2010 al 2014 hanno notificato la presenza di circa 109 miliardi di mancanze per ogni anno, corrispondenti al 24% dei tributi dovuti allo Stato. Resta intanto l’incertezza sulle coperture per la manovra. La voce “nuove entrate” è stata stimata in 8,5 miliardi (di cui 2 miliardi dalla voluntary disclosure) e Renzi ha assicurato che “le coperture ci sono tutte”, ma la sinistra del Pd ha criticato l’entità di queste entrate, equiparate a un condono da Bersani, per cui “il problema non è se si rottama Equitalia, il problema è se si rottamano equità e fedeltà fiscali”.
Conti pubblici/Ue: La Commissione Ue sembra intenzionata a non approvare i conti presentati da Renzi che prevedono il rapporto deficit/Pil al 2,3% per il 2017. “Il massimo di deficit che ti possiamo concedere è il 2,2%, di più è impossibile” avrebbero comunicato Juncker e Schulz a Renzi un mese fa. Verrà quindi intavolata una trattativa serrata, considerando i tempi ristretti: se entro 15 giorni non si giungerà a un accordo, l’Ue boccerà la manovra italiana e ritirerà i 19 miliardi di flessibilità concessi per il 2015-2019 con conseguente infrazione dei conti da parte dell’Italia. Se invece il governo scenderà al 2,2% di rapporto deficit/Pil (dal 2,3%) allora la Commissione Ue congelerà la situazione, posticipando il giudizio sulla legge di bilancio a dicembre per non interferire con il referendum. Renzi però rimane ancora attaccato alla speranza di spuntarla sfruttando le divisioni nell’Ue tra chi è favore del rigore e chi è contro. Nel frattempo la Ue sembrerebbe aver chiesto di dimostrare le spese per migranti e terremoto, stimate in 1,5 miliardi per Bruxelles contro i 4,8 iscritti a bilancio dalla manovra di Padoan e Renzi.