Politica Interna
Caos candidature. Alle otto di sera Matteo Renzi annuncia le liste. Ma il parto è travagliatissimo e si lavora fino a notte. Molti gli scontenti, nella minoranza ma non solo. Si arrabbia anche il ministro Carlo Calenda. Due giorni di fuoco, con un lavoro di cesello che lascia fuori molti nomi noti, a favore di new entry ma anche a causa del previsto calo di parlamentari e dei seggi da distribuire agli alleati. Il Guardasigilli Andrea Orlando ha continuato ad attaccare il segretario in mattinata per l’assenza di «proposte di grande rinnovamento» e un altro uomo di peso del governo, Carlo Calenda, ha chiesto un «ravvedimento operoso» di fronte all’esclusione dalle liste di «gente seria e preparata, protagonista di tante battaglie importanti come De Vincenti, Nesi, Rughetti, Tinagli, Realacci, Manconi». Quello che hanno ottenuto da Renzi, per ora, è un: «Vedremo cosa fare in caso di rinunce». Intanto, a poche ore alla presentazione delle liste e gli esclusi di Forza Italia prendono d’assalto la sede di Piazza San Lorenzo in Lucina. In un’intervista al Corriere della Sera, Giorgio Napolitano i dice preoccupato per gli scenari post-elezioni.
Trasparenza pubblica. Il web della città rende liberi. Perché i cittadini possono controllare quello che fanno i loro amministratori, ormai obbligati a mettere online qualunque atto, che si tratti di stipendi, promozioni, appalti o licenze edilizie. E agli italiani la trasparenza dei municipi sembra piacere, come emerge dal primo studio sugli accessi ai siti di venti dei comuni più grandi. A dispetto di chi temeva che la glasnost amministrativa sarebbe servita solo ad alimentare un voyeurismo digitale, con la ricerca di gossip sulle retribuzioni dei sindaci o i patrimoni degli assessori, il monitoraggio realizzato dall’Autorità nazionale anticorruzione invece mostra una maturità civica nell’attingere direttamente a quelle informazioni che prima venivano occultate da una selva oscura di autorizzazioni, timbri e carte bollate.
Politica Estera
Strage a Kabul. Nuova strage a Kabul, una settimana dopo l’attacco all’hotel Intercontinental. Un’ambulanza bomba dei talebani fa oltre 110 morti e più di 150 feriti a un checkpoint nei pressi dell’edificio che ospita l’Alto Consiglio di pace. Da da anni ormai la capitale afghana, come molte delle province, è vittima della violenza. Secondo l’agenzia locale delle Nazioni Unite (Unama), nei primi nove mesi del 2017 in tutto il Paese sarebbero stati registrati per azioni di guerra 2.640 morti e 5.397 feriti. Ieri i portavoce talebani che hanno rivendicato la paternità dell’operazione. «Questi atti sono contro la riconciliazione», ha dichiarato l’alto rappresentante Ue Federica Mogherini Nell’inefficienza dello Stato la violenza non può che prosperare e rischia di pregiudicare le elezioni del 7 luglio.
Attacchi a Trump. Michael Wolff, nel corso di un’intervista televisiva a «Real Time» con Bill Maher per promuovere il suo bestseller «Fire and Fury», ha accusato: «Donald Trump ha una relazione con una donna importante. E’ una storia vera al 100%. Ne ho accennato nel libro, ma non avevo le prove definitive per rivelare il suo nome». Il fossato che separa l’illazione da una notizia verificata è stato rapidamente colmato dalla rete. La «donna importante» in questione sarebbe Nikki Haley, l’ambasciatrice americana all’Onu. E intanto, martedì sera dopo il rituale discorso sullo stato dell’Unione, la risposta dei democratici al presidente repubblicano verrà affidata a Joe Kennedy III. Però la scelta del nipote di Bob, e pronipote di John e Ted, va oltre il valore della sua orazione. Rappresenta l’ennesimo ritorno sulla scena della dinastia politica americana più famosa, la famiglia reale della più antica democrazia del mondo, che sta già facendo discutere i suoi stessi compagni di partito.
Economia e Finanza
Fisco. Possibilità di rientro ai vecchi piani di rateizzazione delle cartelle per chi ha definitivamente perso il treno della rottamazione. Sta per partire una nuova “operazione compliance” dell’amministrazione finanziaria voluta dal presidente di Agenzia entrate-Riscossione, Ernesto Maria Ruffini, per offrire un salvagente ai 60mila contribuenti – tra 1,2 milioni di quelli che hanno aderito alla sanatoria – che non si sono messi in regola con i pagamenti entro il 7 dicembre scorso.
Minimo salariale. Quando ci sono oltre due milioni di lavoratori dipendenti che ricevono un salario inferiore ai minimi contrattuali, e quando molti di essi finiscono per ingrossare le file dei “working poors”, poveri malgrado il lavoro, è forte la tentazione di introdurre anche in Italia il salario minimo legale, già presente in 22 Paesi della Ue su 28. Non a caso la proposta entra nei programmi elettorali di Pd e 5 Stelle, e trova proseliti a destra e a sinistra. Fin dal 2014, in realtà, la legge delega sul Jobs Act prevedeva la sua introduzione in tutti i settori non regolati dai contratti nazionali. Ma l’opposizione dei sindacati e la freddezza delle imprese avevano alla fine convinto Matteo Renzi a soprassedere.