Politica interna
Referendum – In giornata si conoscerà la data ufficiale del referendum, considerato una battaglia cruciale “ancor più della manovra” secondo il ministro Calenda poiché “l’Italia ha bisogno di una governance forte”. Le opzioni possibili rimangono il 27 novembre e il 4 dicembre, ma la seconda parrebbe più probabile perché regalerebbe a Renzi un’ulteriore settimana di campagna referendaria. Decisione che ha fatto infuriare le opposizioni con Brunetta (FI) che ha dato dell’imbroglione a Renzi perché “deciderà la data senza essersi minimamente consultato con le opposizioni” e D’Attorre (Sinistra Italiana) che ha giudicato sleale optare per dicembre “per ridurre l’affluenza e far recuperare i Sì”. In realtà Palazzo Chigi sta ancora valutando se fare un giro di telefonate con i massimi rappresentanti di tutti i partiti sulla questione. Verrebbero così accolti gli appelli del presidente della Repubblica Mattarella che durante l’inaugurazione della casa-museo di Pertini ha promosso l’”unità nazionale” e il “bene comune”.
M5S – La seconda e ultima giornata della kermesse di Palermo ha visto tra i protagonisti Virginia Raggi, che si è presentata determinata affermando “non mollo” e annunciando che “noi facciamo paura e ci prenderemo l’Italia”. La giornata, chiusa da Roberta Lombardi, ha visto le reazioni alle dichiarazioni di ieri del ritrovato leader Beppe Grillo, con diversi malumori. Ad esempio quelli di Carlo Sibilia, che ha definito Di Battista e Di Maio dei “testimonial”, mentre Nicola Morra ha ricordato che “Gianroberto voleva un M5S senza leader”. Il duo Di Maio-Di Battista partecipava intanto a In mezzora, respingendo le voci che li definiscono la “futura classe dirigente” e promettendo che “se vinceremo con il proporzionale non faremo coalizioni precostituite”.
Politica estera
Siria – Con la tregua sempre più lontana, lo scontro tra Usa e Russia si è acceso nelle aule diplomatiche del Palazzo di Vetro dell’Onu. L’ambasciatrice americana Samantha Power ha affermato che “quello che la Russia sta sponsorizzando in Siria non è lotta al terrorismo, ma barbarie”. Il suo omologo russo Churkin ha accusato invece gli Usa di aver distrutto l’equilibrio del passato portando al caos odierno. Gli americani inoltre starebbero utilizzando i terroristi di Al Nusra come motivazione per abbattere il governo siriano. Lo scontro è totale quindi, mentre ad Aleppo continua a peggiorare la crisi umanitaria sui rifornimenti. Ecco perché l’inviato speciale Onu Staffan de Mistura ha proposto una tregua di 48 ore per poter inviare cibo e prodotti necessari per poter arginare l’emergenza.
Stati Uniti – Stasera andrà in onda il primo dibattito politico tra i candidati alla presidenza Hillary Clinton e Donald Trump. I due si affronteranno, con i sondaggi che danno la democratica in vantaggio di 2,5 punti (46,2% contro 43,7% dati RealClearPolitics), giudicando entrambi i candidati come i meno apprezzati della storia dei dibattiti americani. Nonostante questo il confronto televisivo dovrebbe stabilire un nuovo primato di spettatori, con 100 milioni di persone attese davanti al televisore. Il dibattito tra Reagan e Carter nel 1980 con 80 milioni di spettatori rappresenta l’attuale record.
Svizzera – Il referendum “Prima i nostri”, organizzato da uno schieramento di ultradestra per creare una corsia preferenziale per i lavoratori del Canton Ticino rispetto a quelli stranieri (italiani soprattutto), ha vinto nettamente con il 58% di voti favorevoli. L’iniziativa è stata promossa per limitare il dumping salariale, che porta all’assunzione di lavoratori esteri con un salario inferiore, ma sembrerebbe di difficile applicazione. Una legge a riguardo minaccerebbe infatti la libera circolazione, mettendo a rischio i rapporti tra Svizzera e Ue. I primi commenti politici invitano così le aziende italiane a lasciare la Svizzera (suggerisce Lara Comi, europarlamentare del Ppe) o promettono “immediate contromisure” come ha commentato il governatore lombardo Roberto Maroni.
Economia e Finanza
Legge di Bilancio – Sembrava vicina alla chiusura la trattativa tra Roma e Bruxelles per i numeri su cui lavorare per la Legge di Bilancio, ma l’accordo necessiterà di ulteriore tempo. Ecco perché il Consiglio dei Ministri di oggi non discuterà né approverà la nota di aggiornamento al Def, inizialmente prevista per oggi ma in dirittura d’arrivo domani. Il nodo da sciogliere sembrerebbe quello riguardo il debito pubblico nel 2017, con l’Ue che vorrebbe maggiori garanzie dall’Italia. Lo scontro sembra quindi essersi portato a livello nazionale tra Padoan (che cerca di far quadrare i conti) e Renzi (che vorrebbe evitare sacrifici, come quello alla sanità o quello per il taglio Irpef del 2018). L’Italia ha proposto alla Commissione Ue di fissare il rapporto deficit-Pil al 2,1% a cui si aggiungerebbero 0,4 punti (6,5 miliardi) per le questioni di emergenza: sicurezza, terremoto, immigrazione. La decisione è al momento rinviata e nel frattempo l’esecutivo sarà costretto a congelare alcuni interventi, in attesa delle decisioni della Ue e del referendum.
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