Politica interna

Silvio Berlusconi: Sembra essere sempre più concreto il ritorno di Silvio Berlusconi in prima linea nella vita politica. Lo assicura lui stesso sul Messaggero, chiarendo che la sentenza di Strasbrugo sicuramente “metterà in chiaro come non ci sia stata nessuna evasione da parte mia” e che un esito del genere porterebbe alla sua ricandidatura, così che “il centrodestra non avrebbe la necessità di cercare altri leader”. La volontà di Berlusconi di un ritorno è motivata dal “rischio di uno stravolgimento davvero inaccettabile delle regole democratiche” in caso di vittoria del Sì. In questo scenario il leader di Fi chiarisce che se il Centrodestra vincesse le prossime elezioni “il Pd si è assicurato comunque la maggioranza del 60% dei senatori in modo automatico” ricordando che “il Senato non viene affatto abolito, anzi conserva poteri importantissimi”. Questo porterebbe quindi a un costante conflitto tra le due camere e a una conseguente ingovernabilità per il vincitore delle elezioni. Scenario ancora peggiore quello dove a vincere fosse il Pd, che a quel punto inaugurerebbe “una pericolosa deriva autoritaria”. Le nuove norme vengono quindi definite da Berlusconi “un abito su misura” per Renzi e da lui stesso cucito. L’imprenditore milanese ricorda che anche lui è a favore delle riforme costituzionali ma con una concezione diversa che punta al presidenzialismo, al Senato delle autonomie e a maggiori poteri per il premier in carica. Mentre i timori manifestati da Bankitalia sui mercati in caso di vittoria del No rappresentano solo “una leggenda confezionata ad arte per spaventare gli elettori”, Berlusconi guarda già al futuro, garantendo che non ci sarà appoggio al governo da parte di FI in questa legislatura ma che ci sarà piena disposizione a “sederci intorno a un tavolo per riscrivere la legge elettorale”.          

 
Referendum: In una giornata di attacchi incrociati tra i due schieramenti del referendum, Beppe Grillo ha affermato dalla manifestazione romana di ieri che “Renzi è una bolla di sapone e ci porta indietro di 20 anni”. Tra i M5S Paola Taverna ha attribuito a Renzi l’intenzione di “diventare un dittatore”, mentre Di Battista e Di Maio hanno invitato il premier a mantenere le promesse di dimissioni in caso di sconfitta. Ma l’affermazione più forte è sempre di Grillo, rivolta agli elettori per domenica prossima: “Votate no di pancia. Guardateli in faccia e votate no. Noi andremo al Colle da Mattarella che deciderà sulle elezioni. Noi vogliamo le urne”. Gli ha risposto Renzi (impegnato in un tour che ha toccato nella giornata Savona, Venezia, Genova e infine la nuvola di Fuksas a Roma) affermando che con il No “ci sarebbe un salto nel buio”. Il Comitato del No intanto ha segnalato alla Farnesina errori e foto sui social per il voto all’estero, aggiungendo che secondo la legge la manifestazione dei mille sindaci prevista per il 29 novembre non è legittima. Cominciano intanto le speculazioni per lo scenario post-referendum in caso di vittoria del No. Il ministro Padoan infatti in un’intervista a Rai 2 alla domanda su un eventuale ruolo di premier in sostituzione di Renzi ha risposto che “sono cose che deve valutare il capo dello Stato, anche se sono convinto che vincerà il sì”.       
 
Politica estera
 
Fidel Castro: “E’ con profondo dolore che compaio per informare il nostro popolo, gli amici della nostra America e del mondo, che oggi 25 novembre 2016, alle ore 10.29 della notte, è deceduto il comandante in capo della rivoluzione cubana Fidel Castro Ruiz”. L’annuncio della morte di Fidel Castro, 90 anni, viene comunicato dal fratello Raul e viene chiuso con il motto diventato storia “Hasta la victoria siempre”. Passato alla storia per la rivoluzione cubana e per essere diventato il simbolo del comunismo, il Lider Maximo ha dovuto resistere alle offensive dirette o meno dei Paesi che non condividevano la sua visione politica. Tra questi soprattutto gli Stati Uniti che, prima di Obama, con ben dieci presidenti hanno provato a rovesciare la sua posizione. Fidel è riuscito a spuntarla fino ad arrivare allo storico riavvicinamento tra Cuba e Stati Uniti concretizzato nell’incontro di Obama con Raul Castro, attuale leader cubano. La figura di Fidel ha diviso sin dalla sua salita al potere nel 1959 e ha continuato a farlo dopo il passaggio di consegne del 2006 al fratello Raul per motivi di salute. Donald Trump non si è quindi risparmiato nel commentare la morte di Castro, esultando perché “oggi il mondo assiste alla morte di un brutale dittatore che ha oppresso il suo popolo per circa 60 anni”. Più pacata la dichiarazione di Barack Obama, che ha teso “la mano dell’amicizia” a Cuba e ha affermato che sarà la storia a giudicare “l’enorme impatto di questa singolare figura sulla gente e sul mondo intorno a lui”. La storia sembra tornare indietro leggendo le dichiarazioni di leader la cui nazione è stata da sempre vicina a posizioni comuniste. Vladimir Putin ad esempio ha commentato che “la Cuba libera e indipendente che lui e i suoi alleati hanno costruito è diventata un membro influente della comunità internazionale e un esempio di ispirazione per molti paesi”. Toni simili sono arrivati dal presidente cinese Xi Jinping: “il nostro popolo ha perso un compagno e un amico sincero. La sua gloriosa immagine e i grandi risultati passeranno alla storia”.     
 
Jean-Claude Juncker: E’ infastidito il presidente della Commissione europea quando lo definiscono “nemico dell’Italia”. E’ per questo che Jean-Claude Juncker vuole dimostrare di essere dalla parte del Bel Paese definendo “scandaloso il fatto che si voltino le spalle all’Italia nel momento in cui le persone arrivano sulle coste” e promettendo che si impegnerà per scomputare dal Patto di Stabilità “le spese per la messa in sicurezza del Paese”. Il politico lussemburghese, nell’intervista pubblicata su La Stampa, afferma quindi di “non accettare che mi si chiami burocrate o tecnocrate”. Lo scopo della Commissione (che non ha “le risposte a tutto”) è secondo Juncker quello di “coniugare gli sforzi nazionali con quelli comunitari”, un lavoro comunque reso più difficile dall’avanzare di populismi e tendenze fasciste. La soluzione di Juncker è di “essere seri e “storici””, dicendo no a qualsiasi fascismo “perché il rifiuto dell’altro, dell’identità di chi è diverso da noi, è contrario al modello europeo”. In questo ambito rientra il problema dei migranti, per cui Juncker riconosce che “oggi i risultati sono ridicolmente insufficienti”. Lodando l’Italia per l’impegno nel gestire l’emergenza profughi (“abbiamo salvato 400 mila persone dalla morte, dico noi ma è stata soprattutto l’Italia”), ammette che si dovrà accelerare nel ricollocamento, convincendo i Paesi meno volenterosi senza però punirli: “tutti devono accogliere un minimo di rifugiati. Senza eccezioni”. Juncker si è sbilanciato inoltre sul referendum, con un “endorsement morbido” limitandosi a dire che “non vorrei vincesse il no”. Questo perché è ovvio per il presidente della Commissione che “l’Italia debba continuare il processo di riforme”, a rischio in caso di vittoria del No.        
 
Economia e Finanza
 
Riforma Madia: La bocciatura della Consulta verso la riforma Madia bloccherà i “furbetti del cartellino” colti in flagrante in questo periodo. I colpevoli infatti potranno fare ricorso, vincerlo e tornare al loro posto. Con la sentenza di giovedì sono stati colpiti ben sei decreti. Quelli su dirigenza e servizi pubblici locali sono stati ritirati dal governo e dovranno essere rifatti. Quelli riguardanti società partecipate, dirigenti sanitari e furbetti del cartellino sono invece stati sospesi. L’ultimo, riguardante il pubblico impiego, non era stato ancora scritto e si avrà tempo fino a febbraio per formularlo. Non è inoltre certo che in caso di vittoria del Sì le cose cambierebbero, come ha detto il premier Renzi, dato che “il nuovo articolo 117 elimina le materie concorrenti, ma non quelle residuali” come spiega il docente di diritto costituzionale Massimo Luciani. Le cose potrebbero cambiare nel caso in cui il governo sfruttasse la clausola di supremazia, che “permette di legiferare anche in materie di competenza delle Regioni”.