DI LAURA BERCIOUX
Sandro Ruotolo, sotto scorta per le minacce del boss di camorra Michele Zagaria intercettate in carcere, ieri ha aperto con Santoro la puntata di Servizio Pubblico e, prima della trasmissione ha scritto sul suo profilo Facebook “ Ci avviciniamo alla puntata di stasera di servizio pubblico. Ci sarò anch’io ma ho chiesto ai miei colleghi di non essere considerato un monumento. Nei giorni scorsi sono stato a Casal di Principe. Michele Zagaria è incazzato perchè sente il fiato dei magistrato sul collo. Il suo non è un clan disarmato. Ha ancora soldi e l’arsenale è intatto, ha ancora uomini. E l’unica arma che abbiamo noi giornalisti televisivi è quella di raccontare e stasera vi racconterò qualcosa che a Michele Zagaria dispiace molto. Se continuo a lavorare, a fare il cronista, perdono loro.
Scrive ancora Ruotolo sul suo profilo Facebook parlando ai colleghi giornalisti “Vi ringrazio di cuore. Davvero. Sentire la solidarietà in momenti particolari fa solo bene. Lo sapete che da ieri sono sotto scorta solo perché ho fatto il mio dovere di giornalista. Raccontare la realtà. Con passione, umiltà e curiosità. Capita che non siate d’accordo con la mia interpretazione dei fatti ma sono certo che più punti di vista siano essenziali per la qualità della nostra democrazia. Ecco perché queste minacce riguardano anche voi, il vostro diritto di essere informati. State tranquilli che non mi faccio intimidire. Certo, non è piacevole sapere che il capo del clan dei casalesi, la camorra più vicina al modello mafioso siciliano, ti vuole squartare vivo. Ma io non posso cambiare perché solo così so fare il mio lavoro. So che non sono solo. Vorrei però che con me tanti altri giornalisti raccontino il paese reale. Ognuno con il suo punto di vista. Se si resta soli si è a rischio, se siamo in tanti a rischiare sono loro. La mafia è una montagna di merda”.
La solidarietà a Santoro, arriva da ogni parte: due imprenditori di Vittoria decidono di fargli la scorta civica. C’è l’abbraccio del Paese che dice no alla camorra, alla mafia. Anche Massimo Ciancimino, più volte intervistato da Ruotolo, si esprime. Lo raggiungo al telefono, nel giorno della sua udienza sul processo “sulla dinamite” che è stata rinviata il 26 giugno e dice “Gli sono sempre stato vicino per le sue delicate inchieste. Spesso la nostra amicizia è stata oggetto di speculazioni soprattutto da cho da anni cerca di aggredirmi come teste principale del processo trattativa. Quello che è accaduto è la conferma che la professione e l’impegno di Sandro nelle inchieste scomode, lo portano come anche accaduto nella mia, a ricevere lettere con proiettili o minacce esplicite come nella sua ultima inchiesta sulla Terra dei fuochi. Conosco Sandro no si fermerà non farà come qualche altro giornalista vanto di una scorta sdegnata modi medaglia, ma lavorerà come sempre a saputo fare. Con la costante percezione che le sue sono e saranno sempre inchiesta scomode, spesso dormienti da decenni, e che nessuno, nemmeno lo Stato vuol far emergere. Per queste inchieste non si ricevono premi, solo critiche diffidenza e minacce. Vai avanti Sandrone”. E poi, come scrive Vauro nella vignetta… “Le minacce dei Casalesi ci fanno un baffone”!