Di Concetta Colucci
Celle San Vito e Faeto, sono due piccoli comuni nella provincia di Foggia, al confine con Benevento e Avellino dove è possibile ascoltare una lingua completamente diversa da quella che ci si immagina: il francoprovenzale, antesignano di quella lingua francese ufficiale che oggi siamo abituati ad ascoltare. I due comuni sono collocati geograficamente a circa 800 km di distanza dalla zona tra Francia, Italia e Svizzera da cui ha origine la lingua che stanno utilizzando. E’ assai singolare che le popolazioni possano aver mantenuto per tanti secoli l’utilizzo di questa antica lingua arcaica.
Le origini di questa comunità non sono mai state completamente chiarite e questo rende la loro storia molto più affascinante agli occhi degli studiosi e appassionati di tutto il mondo. Le fonti storiografiche fanno risalire la nascita di questa comunità linguistica di Puglia, intorno al periodo medioevale perchè gli antenati degli attuali abitanti potrebbero essere stati dei soldati angioini stanziati provvisoriamente in zona. Tra le spiegazioni più accreditate, infatti, c’è sicuramente quella che vede l’origine della colonia, connessa con la presa del potere del Meridione da parte di Carlo I d’Angiò.
A seguito della battaglia di Benevento del 1266, che pose fine all’epoca di Federico II e di suo figlio Manfredi, vi sarebbe stato un forte investimento da parte degli Angioini per consolidare il proprio dominio nell’Italia meridionale e con i due editti di Carlo I d’Angiò, dell’8 luglio 1268 e del 20 ottobre 1274, molti suoi sudditi furono chiamati da varie zone della Francia a raggiungere la zona di Lucera per potervisi stabilire. La città di Lucera era rimasta fedele alla casa sveva dopo la morte di Federico II, rifiutando la sottomissione a Carlo I d’Angiò. E il re angioino scelse proprio Lucera per stanziare le numerose famiglie di origine provenzale nella ricostruita fortezza sul monte Albano. Questa scelta rafforzò il sistema angioino nei territori dominati e diede l’appoggio militare necessario alla fortificazione della regione per poi rientrare, almeno in teoria, in patria.
Negli anni successivi buona parte delle truppe angioine si ritirò, ma una parte di loro sarebbe rimasta in Puglia. Ancora oggi nei due comuni è molto semplice imbattersi nell’uso quotidiano della lingua francoprovenzale, ancora viva, al punto che fino a qualche tempo fa, e più precisamente negli anni Ottanta, esistevano, tra la popolazione, anziani che parlavano unicamente questa lingua. Dato il numero esiguo di abitanti, è notevole il fatto che la parlata francoprovenzale si sia potuta conservare per così tanti secoli e a ciò contribuirono diversi elementi, fra cui non da ultimo il fatto che l’unità di Italia si sia costituita in tempi relativamente recenti e che la lingua francoprovenzale fosse già consolidata nei secoli a scapito di una maggiore diffusione della lingua italiana nazionale.
Il fatto che la lingua abbia resistito per tutti questi anni e che sia ancora utilizzata dagli abitanti è dovuto anche alla collocazione geografica di Celle San Vito e Faeto dato che si trovano in posizione molto isolata, collegate ai centri più popolosi da strade costruite agli inizi del Novecento non facilmente percorribili. L’unità d’Italia, nel corso del tempo portò la lingua francoprovenzale a contaminarsi con il dialetto pugliese e con la lingua Italiana e il fenomeno proseguì con l’avvento dei mezzi di comunicazione di massa, quali radio prima e televisione poi e infine con l’obbligo del servizio militare.
La consapevolezza di essere un gruppo etnico differente dal contesto che la circondava, ha sempre accompagnato questa comunità che ha compreso di avere un certo prestigio che altre isole linguistiche, quali le albanesi e le grecaniche non avevano. Purtroppo con il passare del tempo l’idioma francoprovenzale è andato sempre più in disuso, anche se sono stati aumentati gli sforzi, da parte delle istituzioni, per la conservazione del patrimonio culturale e linguistico, che veniva considerato, dalle popolazioni residenti, un ostacolo alla comunicazione, per molti anni vissute in contesti di monolinguismo. I due comuni oggi vivono una situazione di singolare trilinguismo utilizzando l’italiano in occasioni formali (al lavoro e a scuola), il dialetto pugliese per comunicare con gli abitanti delle zone limitrofe e il francoprovenzale per le situazioni conviviali in contesti familiari. Il francoprovenzale per queste comunità è considerato la lingua materna! Tuttavia il declino demografico dei due comuni non permette di invertire la tendenza alla scomparsa della lingua.
Attualmente associazioni ed enti di ricerca supportano azioni volte a conservare questo interessante patrimonio, così L’Associazione LEM partner portale delle Lingue d’Europa e del Mediterraneo, l’Università Francofona dell’Italia del Sud e il Comune di Faeto hanno proposto quest’anno corsi di lingua francese di alta qualità e una introduzione al francoprovenzale di Faeto e Celle di San Vito.
I due comuni sono ora “isole linguistiche”, secondo la legge quadro nazionale 482 del 1999.
RAI SCUOLA – IL FRANCO-PROVENZALE IN PUGLIA. LINGUE E DIALETTI D`ITALIA