La trasmissione Le Iene insiste sui casi di lavoro nero all’Ardima, l’impresa edile di cui oggi è socio al 50 per cento (con la sorella Rosalba) il vicepresidente del Consiglio, nonché ministro del lavoro e capo politico del M5S, Luigi Di Maio. Ma ciò che colpisce è il tipo di spiegazione che il vicepremier darà del “caso”: «Ho ricostruito la vicenda – ha detto ai suoi – l’operaio in questione si è rivolto al sindacato e mio padre lo ha indennizzato e poi assunto per sei mesi. Dopo i sei mesi l’operaio è tornato sulle barricate, minacciando di lanciarsi da un ponteggio per ottenere un altro periodo di assunzione. E pensare che tutto nasce da un cliente di mio padre che gli chiese la cortesia di far lavorare un po’ questa persona. Poi è diventato un guaio. Per mesi». Non sembra di ascoltare il ministro del Lavoro che ha fortissimamente voluto il decreto Dignità, ma le ragioni di un piccolo imprenditore che ha fatto fuoco e fiamme su quel provvedimento.
Il Pd va all’attacco del vicepremier Luigi Di Maio, chiamato in causa per la vicenda di un lavoratore presso l’azienda di suo padre, Antonio Di Maio, che ha detto di essere impiegato in nero alla trasmessione tv “Le Iene”. Non risparmia le parole, Maria Elena Boschi, che in un video condiviso sui social si rivolge al padre di Di Maio, ricordando il fango gettato addosso a lei e a suo padre da parte dei Cinque stelle sulla vicenda Banca Etruria.
“Caro signor Di Maio le auguro di dormire sonni tranquilli, di non sapere mai cosa è il sentimento di odio che è stato scaricato addosso a me e ai miei di non sapere mai cosa è il fango dell’ingiustizia che ti può essere gettato contro, perché il fango fa schifo, come fa schifo la campagna di fake news su cui il M5s ha fondato il proprio consenso”.
Duro anche il commento dell’ex premier Matteo Renzi. Anche lui ricorda “i quintali di fango” contro il padre da parte dei grillini, “quelli dell’onestà”, ha ricordato Renzi, che “hanno fatto tutta la campagna elettorale spargendo odio in quantità industriale sugli avversari e sulla mia famiglia ha scritto.
La vicenda risalirebbe a otto anni fa quando Salvatore Pizzo, impiegato in nero dal padre di Di Maio, si rivolse alla Cgil “che gli consigliò di trovare un accordo per farsi assumere, e infatti poi ha ottenuto un contratto regolare” e “gli fu corrisposto anche un indennizzo” ha detto lo stesso Di Maio, prendendo però le distanze dagli eventi, replicando in un post al servizio de Le Iene, e precisando di non essere socio dell’azienda né di essersi mai occupato delle questioni del padre.
I senatori dem hanno presentato un’interrogazione parlamentare in cui chiedono che Di Maio venga subito in Parlamento a dare la sua versione dei fatti. Condanna la vicenda anche Forza Italia mentre Salvini si smarca: “Anche su di me ne ho lette di tutti i colori ma penso che entrambi abbiamo la coscienza a posto”.