Nelle pieghe dell’ultimo Bollettino della Bce, sempre molto cauto sulla ripresa che è debole e piena di rischi, ci sono diverse brutte notizie sull’Italia e il lavoro. L’Eurotower è dura. Dice per esempio che, da noi, l’occupazione è al palo mentre altrove in Europa aumenta; che la Grecia ha fatto meglio; che 2 su 3 dei nuovi posti di lavoro – il 63% – sono precari, o a tempo determinato, o stagionale. «Questo accade quando si fanno i provvedimenti avendo la presunzione di conoscere e non avendo il coraggio di confrontarsi sulla realtà» accusa il leader della Cgil Ca-musso. In realtà il Bollettino, nel citare quest’ultimo dato- politicamente tra i più sensibili- mette a confronto il secondo trimestre 2013 con lo stesso periodo del 2015 e dunque non può tener troppo nel conto il Jobs Act che entra in vigore a marzo. Sconta invece la decontribuzione, cioè l’esonero contributivo per i nuovi assunti a tempo indeterminato , scattato invece il primo gennaio. Ma al di là dell’impatto delle riforme, dall’analisi di questi esperti emerge una Italia a passo di lumaca sul fronte del lavoro, mentre per esempio Germania e Spagna hanno contribuito per quasi due terzi all’incremento del numero degli occupati nell’area euro nel secondo trimestre.