“Credo che oggi Borsellino
rimarrebbe molto perplesso perche’ Paolo era consapevole che
lotta alla mafia non si combatteva soltanto con la repressione
ma occorreva ricostruire la credibilita’ dello Stato”. Cosi’ il
procuratore generale di Palermo Roberto Scarpinato,
intervenendo all’iniziativa promossa dall’Anm e dalla
Commissione parlamentare Antimafia nel 24esimo anniversario
della strage di via d’Amelio. “Borsellino – ha aggiunto – era
pienamente consapevole che la credibilita’ dello Stato della
Prima Repubblica era compromessa. Dopo le stragi del ’92 e del
’93 abbiamo pensato che quella stagione fosse finita, e
l’antimafia ha fatto una grande promessa che fosse possibile
legare legalita’ e sviluppo. Io credo che oggi quella scommessa
e’ stata tradita e perduta perche’ i dati Istat ci dicono che
la Sicilia oggi e’ la regione piu’ povera d’Italia e con il piu’ alto tasso di diseguaglianza sociale d’Europa, una
polveriera sociale. Ci sono masse di questuanti -ha proseguito-
che non avendo risposte da parte dello Stato, fanno la fila
davanti ai capimafia locali per ottenere favori. Credo che
questo chiami in causa alcune responsabilita’ della politica,
come la cancellazione del Mezzogiorno dall’agenda nazionale e
laddove lo Stato si ritira viene fuori il potere dei piccoli
poteri locali”.