Il Datagate è una ignobile sceneggiata. Ci viene concesso di far finta di niente, ma nulla di più: dobbiamo accettare la finzione, le bugie, il patto, vecchio di mezzo secolo, che permette di spiarci qualunque attività svolgiamo, anche quando facciamo un sonnellino pomeridiano.
In più, gli strumenti di controllo, e l’ospitalità agli spioni la offriamo noi, a bello cuore: il sistema di controllo globale si serve della Sicilia. Attraverso l’Isola passano i cavi di fibre ottiche che trasportano le informazioni e nell’Isola ha sede il Muos, Mobile User Obiective System, pronipote “avanzato” e sofisticato di Echelon, il sistema di spionaggio internazionale realizzato da Stati Uniti e Gran Bretagna.
Il Muos della Us Navy è infatti una evoluzione di Echelon, Us Navy, uno dei bracci operativi della National Security Autority.
Fingono tutti di non sapere come stanno lo cose, ma fin dagli anni Cinquanta l’Italia ha sottoscritto accordi riservati di cooperazione con gli Stati Uniti d’America (Fbi) nel campo dei sistemi di spionaggio. Accordi riservati, mai stati sottoposto a controllo democratico.
Che si sapesse tutto e si stia fingendo non possiamo nutrire dubbi. Già nel 1992 esplose lo scandalo dello spionaggio internazionale americano e britannico. Ad alcune spie pentite, ben prima di Assange e Snowden, rivelarono che anche la Croce Rossa Internazionale ed Amnesty, erano spiate. E con loro governi, aziende, commerci, multinazionali ed altro.
Echelon, il Grande Fratello anglo americano, divenne la pietra dello scandalo. I governi europei si indignarono e si sorpresero, giusto come sta avvenendo oggi. Ci fu anche una reazione del Parlamento europeo, ma dovettero passare sei anni perché l’indignazione suscitasse una qualche iniziativa.
Nel 1998 il Parlamento europeo dedicò allo spionaggio di Echelon un dibattito e suscitò grande sensazione nell’opinione pubblica. La questione non poteva essere ignorata. Venne così affidata alla Stoa (Scientific and Technical Option Assessment Office) ed alla Fondazione Omega una indagine allo scopo di reperire utili conoscenze sul sistema sulla raccolta di infornazioni realizzata da Usa e Regno Unito, e analizzarne gli aspetti più delicati, soprattutto la violazione della privacy (spionaggio dei dissidenti, minoranze, leadership, giornalisti sindacalisti, partiti ecc).
L’anno successivo, il 1999, Duncan Campbell consegnò il primo Rapporto al Parlamento europeo (“Interception Capabilities), e Nicck Niger pubblicò in Nuova Zelanda un libro, dedicato al “Secret Power”. Vennero confermati i sospetti sullo spionaggio ai danni dei paesi amici oltre che delle potenze avverse, e una invasività totale del sistema di controllo che travalicava i compiti di sicurezza. Alcune informazioni divengono di dominio pubblico.
Il sistema di controllo globale – Ukusa – nasce per iniziativa di due Paesi, (United Kingdom e USA, cui si aggiungeranno subito dopo Canada, Nuova Zelanda ed Australia). Ogni partner di Ukusa dapprima utilizza le proprie stazioni di ascolto e intercettazione senza interferire con gli altri, almeno sulla carta, ma successivamente i sistemi di spionagigo vengono integrati e nasce Echelon, gestito dalla potente NSA,meno nota ma ben più potente della Cia. La Nsa è abilitata ad accedere ad ogni tipo d’informazione, senza esclusione alcuna, né territoriale, settoriale e temporale: Echelon perciò può fare ciò che vuole, dove e quando vuole.
L’indignazione del Parlamento europeo si placa abbastanza presto. Si fa buon viso a cativo gioco, spiati e contenti. Sono trascorsi quattordici anni dallo scandali, ventidue dai primi sospetti.
A Strasburgo, Bruxelles e Roma hanno dimenticato tutto, una amnesia generale. Il Datagate è vissuto come una offesa, ci si meraviglia, si esprime rammarico, fastidio, imbarazzo. Si misurano le parole e si seppelliscono i sospetti con abbracci, attestati di stima, considerazione, rispetto e comprensione.
Com’è possibile, si chiedono davanti al grande pubblico gli attori della sceneggiata, che gli Stati Uniti, ci spiano? Siamo loro alleati o no?
Il segretario di Stato Usa, John Kerry, a Roma in visita ufficiale, promette la massima collaborazione, il ministro degli Esteri italiano, Emma Bonino, il ministro degli Interni, Angelino Alfano, annuncia tutta e nient’altro che la verità, il presidente del Senato, Piero Grasso, ricorda l’esistenza in Italia di una autorità indipendente, la magistratura, che può accertare i fatti. Claudio Fava, componente della missione italiana in Usa, incaricata di verificare i limiti e le funzioni dello spionaggio “amico”, riferisce amabilmente quanto ha saputo a Washington. “E’ un sistema di raccolta a strascico – racconta al Corriere della Sera Fava -. Il vice direttore della Nsa dice di avere un quadro completo della comunicazione da e per gli Usa”.
“La raccolta si basa su alcuni sensori”, precisa Fava. “I vertici Usa ci hanno spiegato che il loro scrupolo principale è stato quello di rispettare le leggi americane sulla privacy e intervenire a tutela della sicurezza del Paese”.
L’agenzia americana, dunque, non nasconde nulla e non ammette nulla. Ammette di svolgere la sua attività di spionaggio ovunque, in cielo e in terra, e di rispondere di essa solo al suo governo. “Che tutto questo confligga con le leggi nazionali di paesi alleati – osserva Fava – è un punto di vista che loro non hanno, ma che noi dovremmo avere”.

“Appare evidente”, rivela Felice Casson, senatore, altro componente della missione, “che gli Usa abbiano acquisito informazioni su persone ed autorità europee”.
Come avviene da almeno quarant’anni. Non c’è da stare allegri, le tecnologie si sono evolute velocemente, ormai non sfugge più nulla. Non esiste, allo stato, alcuna possibilità di opporsi e interferire sull’attività di spionaggio globale.
La Nsa passa a setaccio i social network, le conversazioni telefoniche, la posta elettronica, operazioni bancarie, relazioni industriali e politiche. Chi vigila sui limiti dello spionaggio e sull’uso delle informazioni?

Il paradosso è che questa attività, indubbiamente illegale, la ospitiamo a casa nostra. Spiati e contenti.

fonte: Sicilia Informazioni