Depistaggio su Tiziano Renzi. I pm: “False prove nel caso Consip”. Ci sono almeno due “manipolazioni” sui presunti rapporti illeciti tra Alfredo Romeo e Tiziano Renzi. Alterazioni che sarebbero state compiute dal capitano dei carabinieri del Noe incaricato dell’indagine fino alla decisione presa un mese fa dal procuratore di Roma Pignatone di ritirare la delega al reparto. L’ex premier: la verità viene a galla. La prima contestazione al capitano del Noe riguarda la trascrizione di una conversazione intercettata il 6 dicembre 2016. L’intento era offrire la prova regina di un rapporto diretto tra Romeo e Renzi senior. Di fronte alle telecamere, Matteo Renzi sceglie un approccio quasi neutro: “Sarebbe facile per me dire ‘avete visto…’. Ma non lo farò, ho totale fiducia nella magistratura”. Il Renzi privato, invece, è scosso. Anzi, è uno strano mix di preoccupazione e soddisfazione, perché rivelazioni inquietanti hanno distrutto un tassello decisivo dell’inchiesta Consip sul padre. “Ho tatuato addosso cosa accaduto in questi quattro mesi”. Un interrogativo, però, continua ad assillarlo: “Da dove arriva questa roba. E perché?”, si domanda con gli amici più fidati. Intravede i confini di qualcosa di poco limpido. Attacco a Grillo: “Ha messo in discussione il rapporto con mio padre, vergogna. E’ demagogia”.